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INTERVISTA A GIANNI BONO
La redazione di afNews intervista Gianni Bono, editore e noto esponente del comicdom italiano, che, fino al 9 novembre 2007, si è occupato del Museo del Fumetto di Lucca.

 

Gianni Bono1- Quale è stato l'incarico effettivo che le era stato formalmente assegnato, e ora revocato, in merito al "Museo del Fumetto" di Lucca e da chi le era stato assegnato?

R – Nel 2002 ho ricevuto dal Comune di Lucca l’incarico di redigere un progetto culturale “per la realizzazione del Museo del Fumetto”. Un progetto – cito testualmente la delibera – “ che tenga conto dei vari aspetti che caratterizzano il museo sia dal punto di vista organizzativo che gestionale, quali l’allestimento dei percorsi espositivi, l’impostazione culturale, i contenuti del museo, il funzionamento e la gestione…”.

Nel 2004 l’Amministrazione Comunale ha approvato il progetto e mi ha incaricato di realizzare il Museo Italiano del Fumetto in qualità di Direttore culturale (con un’altra delibera). tengo a precisare che a tutt’oggi l’incarico non è stato affatto revocato.

 

Lucca 20032- Il "Museo del Fumetto" di Lucca è stato sempre accompagnato da polemiche legate alla sua stessa natura, o meglio, al non avere alcun vero assetto istituzionale. Qui per comodità lo chiameremo ugualmente "Museo”, anche se non è mai stato regolarmente istituito come tale, anche se l'assenza dell’assetto istituzionale e la mancanza di una collezione - o fondo - di proprietà, lo identificherebbero piuttosto come una Galleria di proprietà del Comune di Lucca. Quando lei ha accettato l'incarico, era a conoscenza del reale status giuridico di questa entità?

R – Se mi limitassi a una definizione da dizionario, un Museo è “una raccolta di oggetti artistici e non, avente lo scopo della documentazione e il carattere dell’esposizione al pubblico” nonché il luogo che ospita la raccolta”, e in questo senso il Museo di Lucca risponde a tutte queste caratteristiche. Il termine “Museo”, in sé, può essere liberamente e legalmente usato da chiunque, compreso da centri che non rispondono alla definizione “da dizionario” che ho ricordato. La differenza sta nel fatto che i Musei regolarmente istituiti con iniziativa del governo centrale hanno certi benefici e certi obblighi, mentre i Musei “di fatto” non li hanno. Credo che di questo “status” burocratico ai visitatori importi poco, soprattutto in una fase diciamo “costituente”, come nel caso di una prima iniziativa nazionale che cerca di arricchire un determinato settore (il fumetto, nel nostro caso) dando vita ad uno strumento museale. Ciò che conta è che il Museo metta in opera ciò che ci si aspetta da un’istituzione simile (raccolta, esposizione, visitabilità, promozione) e, tra l’altro, lo faccia con la decisione che viene dal seguire determinati obiettivi culturali condivisi dai “fondatori”, rispetto a chi invece – penso all’universo dei collezionisti d’arte, o di fumetto – che possiede preziose raccolte ma non può, o non vuole, esibirle.

 

DSCN26573 - In seguito il nome del Museo è passato da “Museo Italiano del Fumetto” alla controversa denominazione "Museo Nazionale del Fumetto, che non è sicuramente.. Su questo la legge italiana è molto chiara. Come mai è stato ugualmente battezzato “nazionale” pur sapendo di poter essere associato al concetto di "millantato credito allo scopo di ottenere ingiusto vantaggio" nei confronti di eventuali finanziatori e sponsor, o di "concorrenza sleale" nei confronti di altri Musei analoghi, se non di "falso in atto pubblico" o di "truffa" nei confronti dello Stato. Chi prese una tale decisione e perché?

R – L’argomento che, a quanto sembra, sta particolarmente a cuore ad AfNews, merita una risposta articolata.

Prima di tutto, la liceità dell’uso dell’aggettivo “Nazionale”. Anche “Nazionale” è un aggettivo “libero” che si può accompagnare a vari sostantivi, tra cui “Museo”, “Centro” e altro: una ricerca su Google fornirà un sorprendente numero di risultati. Non così è invece l’aggettivo “Statale”, di cui non ci si può liberamente fregiare. Al solito, i musei Nazionali regolarmente riconosciuti dal potere centrale godono di un certo status, gli altri no.

Stabilita la liceità del termine, e dimenticati quindi i reati di truffa e falso in atto pubblico, passo a un punto di vista di metodo. Senza certamente arrivare all’accusa di “concorrenza sleale” sarebbe stato forse lievemente scorretto chiamare il museo “Nazionale” in presenza di entità museali “concorrenti” con le stesse caratteristiche (quelle della definizione: visitabilità e tutto il resto); il fatto è che non ce n’erano e, per quanto ne sappia, non ce ne sono. Nell’improbabile caso che un potenziale visitatore avesse deciso di privilegiare la visita a un Museo Nazionale del Fumetto a quella di un Museo del Fumetto e basta, mi chiedo quale “Museo e basta” avrebbe potuto essere danneggiato.

Questi argomenti, peraltro, sono solo periferici: la scelta di utilizzare l’aggettivo “nazionale” non è infatti stata effettuata a vanvera, basandosi su ambiguità linguistiche o altro.

Quadri Disney styleNel 2004 il ministro Urbani venne a Lucca e visitò il nascente Museo. Rimase particolarmente colpito dall’originalità del progetto, e confermò al sindaco Pietro Fazzi la volontà di realizzare con noi una “Fondazione partecipata” sul modello del Museo Egizio di Torino. In un successivo incontro a Roma – alla presenza di Fazzi e mia - ci fu indicato il notaio Marrocu, come professionista di fiducia per stilare l’atto costitutivo. Così avvenne; in un secondo momento fu invece lo studio Bellezza di Milano a redigere un nuovo statuto. Nel 2005, per l’inaugurazione del secondo lotto del Museo, ricevemmo dal Mibac un documento in cui si concedeva il patrocinio al “costituendo Museo Nazionale del Fumetto e dell’Immagine”.

Solo allora chiesi a Fazzi se sulla facciata del Museo dovevamo scrivere “Italiano” o “Nazionale”; la sua fu, ovviamente: “Nazionale”. Per lui e per me quell’aggettivo era una dichiarazione d’intenti: un museo che rappresentasse e raccogliesse la produzione di tutto il paese. Così fu operata, quindi, la contestata scelta.

Il seguito della vicenda: più tardi il Ministero cambiò idea sulle Fondazioni Partecipate, cambiò il ministro, cambiò il governo, a Lucca si scatenò la crisi politica. Il Museo – sempre in progress – continuò a galleggiare grazie al volontariato e al buon senso di persone concretamente motivate a conservare in città questa importante istituzione.

Durante il periodo di commissariamento della Città, ho sottoposto personalmente il problema dell’attributo “Nazionale” ai miei referenti. Per evitare polemiche, questi erano anche disposti a cancellare tutto. Quando però presero atto della reale situazione, e verificarono i costi che queste modifiche avrebbero comportato, la risposta fu: “Non ci sono fondi. Lasciamolo così!”

Vista la qualità delle proposte, e il riconoscimento che avevamo iniziato già ad avere a livello internazionale, avremmo potuto chiamarci anche “Museo Internazionale”. Se avessimo praticato questa strada, avremmo peraltro bypassato tutte le polemiche.

 

Disney wall4- può confermarci che il Museo non era dotato di una adeguata collezione di proprietà, fino al momento della revoca del suo incarico?

R – No. Il Museo possiede una collezione di proprietà (sia per acquisto che per donazione) e altri beni propri, come le statue e le localizzazioni scenografiche. Anche se la maggior parte del materiale esposto non è di proprietà, ed è fornito da privati ed enti in comodato d’uso non oneroso.

Per la revoca ho già precisato sopra.

 

5- A chi appartengono gli oggetti esposti?

DSCN2662R – Tutte le pubblicazioni che sono nelle teche del percorso storico, una buona parte delle tavole originali e una Topolino d’epoca sono di mia proprietà. Altri sono di amici e conoscenti di lunga data (tra cui Piero Alligo, Sergio Bonelli, la famiglia di Luciano Bottaro, Alfredo Castelli, la famiglia di Giorgio Cavedon, Piero Dami, Mario Gomboli, Gianni Milone, Fausto Oneto, Sergio Pignatone, Federico e Virginio Motta, Luciano Secchi) che hanno dato fiducia al progetto da me presentato a suo tempo, e che quindi, insieme a me, hanno voluto dare una mano al Comune di Lucca che ebbe non solo il coraggio di realizzare il Museo, ma soprattutto trovò le risorse per tenerlo in vita.

 

6 - i prestiti sono stati formalmente affidati per iscritto a chi? Chi ne è legalmente responsabile e in che termini?

R- Esistono degli atti di comodato stilati tra i proprietari dei beni e il Comune di Lucca che è il beneficiario. Per ogni atto ci sono uno o più allegati che elencano i beni di volta in volta lasciati in comodato. E questo perché ci sono beni ceduti in uso a tempo indeterminato, e altri a scadenza.


 

DSCN27347- qual è stato il ruolo dell'allora sindaco Fazzi, o di entità pubbliche o commerciali a egli riferibili, nella "vicenda Museo"?

R – Come primo cittadino del Comune di Lucca, come ho già detto, Pietro Fazzi ha dato il là alla nascita del Museo. Per la sua gestione, non mi sono mai mosso autonomamente; mi sono sempre confrontato con i miei referenti comunali che erano il city manager Tommaso Valente, l’assessore Valter Del Grande e il dirigente Massimiliano Volpi, sostituito poi da Giovanni Marchi. A seguire il commissario Francesco Lococciolo e Giovanni Marchi. Essendo il museo una proprietà del Comune, a loro è sempre spettata l’ultima parola, nonché la firma su ogni atto o decisione per impegni finanziari e gestionali. Nessuna entità né pubblica né privata ha avuto un ruolo nel museo.

 

8- nell'ultimo periodo, ancora una volta, il Comune di Lucca è stato commissariato, per poi procedere all'elezione di una nuova giunta di centro-destra, come la precedente - cosa ha comportato tutto ciò per il Museo?

R- Non sono lucchese. E questa temo che sia la mia carenza più grave. Come quella, forse, di non essere coinvolto nell’azione politica in città… Ma credo che nella sua storia il Comune di Lucca sia stato commissariato solo due volte.

Durante questi ultimi mesi ho evidenziato una scarsa conoscenza dell’entità e delle attività del Museo da parte della nuova amministrazione. E soprattutto ho trovato disinformazione sui contenuti del Museo; scarsissima conoscenza della sua realtà, potenzialità e della sua riconosciuta validità al di fuori delle mura lucchesi.

Ho perciò richiesto un incontro tra i miei collaboratori (Fabio Castagna e Marilla Pascale), i responsabili dirigenziali del Comune (Giovanni Marchi e Roberta Volpi) e i nuovi assessori (Donatella Buonriposi e Letizia Bandoni). In quest’occasione ho presentato il Museo, la sua storia, i suoi punti forti e quelli deboli. Palesando i meriti e i progetti presenti e futuri; ma anche senza nascondere i reali problemi.

In una fase successiva il tutto è stato presentato anche al nuovo sindaco Mauro Favilla.

 

9 – Conseguenze?

R – Stupore e ammirazione per tutto quello che avevo fatto.

DSCN2685Dico “avevo”, e non “avevamo”, perché il riconoscimento dei meriti è sempre stato “ad personam”, mai pubblico. Solo di recente si è vista l’azione del Comune nel dare pubblico risalto alla progettualità del Museo. Ma oggetto delle dichiarazioni pubbliche è stato un incarico assegnato ad una persona di fiducia del Comune, in qualità di consulente, per trovare il sistema di traghettare il Museo da una stanza del Comune a una istituzione. Niente da eccepire – anche se il sottoscritto si era già adoperato per dare forma a due proposte di statuto, elaborate da fior fior di professionisti - tranne per il fatto che nella delibera di nomina di questa nuova figura di consulente non ci fosse l’enigmatica affermazione di “sospendere qualsiasi attività culturale in contrasto con il presente incarico” (?!?).

E’ stato poi diramato un comunicato, scritto peraltro in modo curiosamente sommario (alcuni nomi dei tanto desiderati collaboratori sono stati scritti persino sbagliati), che ha reso pubblica questa decisione, e che ha scatenato le fantasie di alcuni giornalisti. Con il risultato di aprire il tappo di bottiglie da troppo tempo chiuse, e scatenando una campagna denigratoria – ingiusta e disinformata – nei confronti della gestione in corso del Museo. L’attacco era chiaramente verso l’ex sindaco Fazzi (“L’era Fazzi è definitivamente tramontata…” introduceva un articolo di cronaca locale sulla vicenda). Anch’io sono stato coinvolto in prima persona. E siccome non mi va che venga messo in discussione il mio operato senza che vi siano critiche o accuse motivate, ritengo che chi ha qualcosa da dire deve avere il coraggio di dirlo apertamente. Magari con l’invito a documentarsi prima di dar fiato alle trombe.

Mi limito ad alcuni esempi, legati ad affermazioni come queste:

1) - il museo è un “contenitore semivuoto”,

Qui ricorderei i 2400 (Duemilaquattrocento) metri allestiti, più di un migliaio di pezzi originali in esposizione temporanea (a rotazione) o permanente, alcune migliaia di pezzi originali conservati, alcune centinaia di migliaia di informazioni archiviate in tre database, alcune migliaia di immagini digitalizzate..

2) il “museo e lucca comics si sono ignorati a vicenda, andando ognuno per conto loro”

Qui tengo a ricordare come dal 2004 il Museo e Lucca Comics collaborino per l’allestimento di mostre; il Museo offre i suoi spazi per presentazioni, incontri e convegni; Museo e Lucca Comics hanno collaborato per la realizzazione della prima mostra itinerante “Kirk, le radici di Corto Maltese”, hanno presenziato alle sue diverse tappe, condiviso i dibattiti e le scelte; non è mai mancato lo scambio e il coordinamento con Renato Genovese, direttore di Lucca Comics&Games, per qualsiasi progetto comune; Giovanni Russo, coordinatore di Lucca Comics, ha curato e cura in piena autonomia la redazione del magazine “MufMag” del Museo stesso…

3) il museo è un “costoso insuccesso” (… le spese sarebbero giustificate se il museo fosse divenuto negli anni un riferimento nazionale e internazionale),

Qui il discorso si farebbe più lungo. D’altro canto si fa presto a non avere entrate se per tanto tempo non si è fatto pagare il biglietto, qualsiasi iniziativa è sempre stata offerta gratuitamente, e non si è mai voluto aprire un book shop o una caffetteria

DSCN2731Quando poi le poche entrate acquisite finivano nel calderone del Comune… In quanto al punto di riferimento nazionale o internazionale, francamente non posso non rilevare la grave mancanza di conoscenza dei fatti. Non sta a me dire qual è la fama raggiunta, e sono il primo a dire che il lavoro per raggiungere il livello anche solo di notorietà e riconoscimento di Angouleme o Bruxelles è ancora tanto. Ma i contatti e gli incontri con i dirigenti di questi stessi ed altri musei, o con i curatori della mostra del 2006 alla Triennale di Milano, credo testimonino del fatto che questa iniziativa è ormai parte della “rete” europea dei grandi soggetti istituzionali, sebbene in una posizione non certo di forza. Informo anche che recentemente la rivista giapponese “Pen” ha definito quello di Lucca il primo fra i quattro musei del fumetto più importanti al mondo. E che l’agenzia pubblicitaria Thompson lo ha scelto come location per la sua originalità, offrendoci – gratuitamente - una campagna promozionale molto creativa. Come già a suo tempo aveva fatto il Touring Club..

4) il museo “non è riuscito a incardinarsi nella vita sociale formativa ed educativa cittadina”.

A smentire questo, tra gli altri, sono tre corsi di aggiornamento professionale realizzati per gli insegnanti, alcune centinaia di laboratori creativi e formativi con le scuole e le famiglie lucchesi, spazi concessi ad incontri e feste istituzionali locali.

5) “non c’è mai stato un direttore del Museo”

Temo di dovere ritenere questa affermazione un’offesa non solo per il sottoscritto, ma per tutti coloro che, proprio per fiducia nei miei confronti, hanno voluto “prendersi i rischi” di contribuire fin da subito alla nascita del Museo.

6) “deve finire l’era delle mostre allestite con fotocopie, serigrafie e affini e da ora ci saranno solo tavole e disegni originali, così come si dovrebbe, così come si vuole”,

Poiché questa è stata una delle scelte con cui ho impostato il lavoro da principio, mi chiedo se chi ha scritto questo abbia mai visitato il Museo, che pullula di originali ben più che di serigrafie (figuriamoci le fotocopie…).

DSCN26517) ci sarà un rilancio del Museo per “sopperire a quel deficit di visibilità e presenza all’interno della vita culturale lucchese che l’organismo ha scontato in questi anni”,

Ricordo che del Museo hanno diffusamente e positivamente parlato il Corriere della Sera, Repubblica, L’Unità, il Messaggero, Il Giornale,Il Secolo XIX, La Stampa, Il Gazzettino di Venezia, Famiglia Cristiana, Sorrisi e Canzoni, Topolino, Tex, Art Attack ,Diabolik, Pen, Qui Touring, Bodoi – che hanno complessivamente più di dodici milioni di contatti, oltre alle reti Rai e Mediaset. Ad averne parlato male ci sono il Corriere di Lucca e il blog lucchese “La Quinta Stanza”. Credo che la differenza di misure sia sufficiente a parlare da sé.

8) “la precedente amministrazione ha realizzato un’importante struttura; ora noi pensiamo cosa deve andarci dentro”

E’ possibile che di Topolino, Paperino, Tex, Diabolik, Bonaventura, Lupo Alberto, Winnie Pooh, Pimpa, Rebo, Zanardi, Coccobill, Martin Mystere, Valentina, Dylan Dog, Superman, L’Uomo Ragno, di centinaia di autori, editori, collezionisti e sostenitori che con il sottoscritto hanno portato a Lucca - gratuitamente – un pezzo della storia del Fumetto non si trovi traccia al Museo? Forse spariti d’improvviso, agli occhi di chi ha scritto queste parole, nella Quarta Dimensione?

 

10- che compenso riceveva per espletare questo compito delicato?

R - 16.000 euro lordi all’anno. Cioè 1.000 euro al mese (12.000 euro) più 4.000 per le spese di viaggio Milano-Lucca-Milano.

 

11- quanto è costato, all'anno, il museo e quanto ha reso?

DSCN2672R – Dai giornali leggo che è costato quasi cinque milioni di euro. Per fare dei conti a spanne: tre sicuramente sono serviti per l’immobile e la sua ristrutturazione. E questo a beneficio del Comune, che ci può mettere dentro quello che vuole: da un altro museo, a residenze private, a uffici… Un milione di euro se ne è andato in custodia e manutenzione. Il quinto milione – come parte del precedente - poteva essere tranquillamente recuperato dai ricavi dei biglietti e da quelli delle proposte collaterali, se solo si fosse potuto farli pagare il giusto.

Non andrebbe dimenticato che, grazie al mio rapporto privilegiato con i prestatori, il Comune ha ottenuto di poter disporre gratuitamente di materiale originale del valore nominale di oltre due milioni di euro (Fondi Alligo, Astorina, Bonelli, Bono, Casarotti, Cavedon, Dami, Disney, Maistrello, Mezzavilla, Motta, Panini, Quipos).

E ancora con il mio contributo personale, a fronte di una spesa di soli 20.000 euro – anticipati per più di un anno da una mia società, la Epierre – il Comune ha acquistato tavole e pubblicazioni originali per meno della metà del loro valore. Senza contare infine che, sempre grazie ai miei rapporti personali, tutte le immagini esposte e l’utilizzo di marchi e proprietà non costano un centesimo al Museo.

 

DSCN268812- Lei era, come tutti, a conoscenza dell'esistenza di un precedente studio di fattibilità museale (realizzato da uno staff di progettazione diverso da quello che ha realizzato l'attuale Museo) grazie al quale il Governo di centro-sinistra di allora (1998) aveva portato a Lucca 8 miliardi di lire formalmente finalizzati, come da decreto, al restauro del Palazzo Guinigi espressamente per l'inserimento - lì e non altrove ["...Palazzo Guinigi a Lucca, dove verrà ospitato, per iniziativa degli enti locali e delle associazioni di settore, un Museo del fumetto...", Walter Veltroni, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro per i Beni Culturali e Ambientali , dicembre 1998] - di un museo del fumetto. Negli anni in cui si è occupato del museo - che non è quello per cui erano stati stanziati gli otto miliardi - ha mai avuto modo di capire che fine abbiano fatto quei soldi, visto che non sono stati usati per lo scopo indicato formalmente dal governo di allora?

R – Francamente non so nulla, a questo proposito. L’unica piccola parte di cui conosco la destinazione è quella servita per compensare il progetto di fattibilità, in quanto riguarda fumetti e Musei; del resto non so nulla, anche perché io sono arrivato quattro anni dopo.

Del progetto ho preso visione personalmente; purtroppo si trattava di un progetto difficilmente realizzabile con le risorse a disposizione quando sono stato convocato, e ho preferito procedere per un’altra strada più fattibile.

 

13- Lei è stato rimosso dall'incarico fin qui rivestito, ma, a quanto detto nella conferenza stampa del 9 novembre 2007, il suo nome figura ancora tra i "consulenti esterni" (s'intende "esterni al Comune di Lucca") che Angelo Nencetti, il nuovo incaricato, ha elencato come degni rappresentanti del comicdom (tra i quali Luca Boschi, Franco Spiritelli, Luigi Bona del Museo Franco Fossati, Paola Pallottino, Umberto Eco, Antonio Faeti, Rinaldo Traini) che potrebbero collaborare in qualche modo al Museo. Le è stata già fatta qualche offerta specifica in tal senso, o ritiene si sia trattato solo di un gesto di cortesia?

R – Sulla questione “rimozione”, come la esprime lei, credo di avere già chiarito. Non credo di aver bisogno di gesti di cortesia per affermare quello che in quarant’anni di serio lavoro professionale mi sono guadagnato sul campo. Tantomeno da Lucca, per aver dato tre anni della mia vita al Museo. Come Luigi Bona non ha bisogno di essere accomunato al Museo di Franco Fossati per sapere qual è il suo valore, al pari degli altri colleghi, di cui non viene data specifica. Angelo Nencetti, in questo frangente, ha fatto il mio nome solo dopo aver parlato con me.

 

14- Quale potrebbe essere il suo contributo come "consulente esterno" e come questo potrebbe diversificarsi da quanto fin qui da lei già fatto per il Museo in tutti questi anni quando, secondo quanto dichiarato, ella era già "consulente" (e formalmente non Direttore) del Museo?

DSCN2732R- Credo che i tempi non siano ancora maturi per una risposta. Stimo da tempo Mauro Favilla, e sono curioso di sapere quali decisioni prenderà lui e il suo staff operativo. Dopo aver inserito un consulente di loro fiducia al Museo, dovranno chiarire i ruoli delle persone di fiducia. Ma dovranno anche rispondere alle dichiarazioni distorte, e talvolta persino non vere, diffuse sul Museo in questi ultimi tempi. Se non si esprimeranno con chiarezza allora vorrà dire che il Museo non è più la casa dove vivono i sogni, ma la casa dove hanno vissuto i miei, e di chi ha creduto nel mio progetto. Se la relazione proseguirà, dopo gli opportuni chiarimenti, continuerò a considerare il Museo lucchese la sponda naturale per alcuni importanti progetti che ho personalmente sviluppato con altre istituzioni, e che prenderanno il via nel 2008. Altrimenti questi progetti mi accompagneranno altrove.

 

15- Anni fa in Italia di Musei del Fumetto non ce n'erano. Oggi sono un discreto numero, per un territorio come quello italiano (se consideriamo che Francia e Belgio, che col fumetto hanno un rapporto assai più "ricco" del nostro, ne hanno di fatto solo uno ciascuno). Sulla base della sua esperienza, quale specifico ruolo ritiene possa ritagliarsi quello di Lucca, una volta ottenuto un preciso assetto istituzionale, rispetto ad altri come il Fossati in Lombardia, o quello di Genova ecc.?

DSCN2660R –A parte quello di Lucca non mi risulta che ci siano oggi altri musei che si possono definire tali in base alla definizione citata in apertura. Comunque se ci sono – e non lo so – o ci saranno, credo che la collaborazione non mancherà di certo. Non solo per l’amicizia e la stima che mi legava a Franco Fossati (Milano) e Francesco Rum (Genova), ma per il rispetto di chi (Furio il fratello di Franco, o i figli di Francesco) ha voluto continuarne l’opera e preservarne la memoria.

 

16- ora che Lei è libero dall'incarico in esclusiva col Comune di Lucca, pensa di portare la sua specifica esperienza anche ad altre entità museali o para-museali?

R – Non ho mai avuto un contratto in esclusiva con il Comune di Lucca, né con altri enti e istituzioni. Ho sempre collaborato con chi mi offriva serie opportunità professionali. Così continuerò a comportarmi.

 

17- ritiene fattibile la costituzione di una vera rete operativa di Musei italiani del Fumetto, anche in assenza di una supervisione ministeriale super partes?

R – Mi piace ritenerlo. D’altro canto, l’attenzione istituzionale che il Ministero competente darà al fumetto dal 2008 potrà essere determinante. Ma questa è un’altra storia, di cui magari parleremo a breve.

 

30 novembre 2007


[Le fotografie di Gianfranco Goria in questo articolo sono state scattate nel 2003, nel corso di una presentazione dello stato dei lavori in corso per la realizzazione della nuova sede del Museo del Fumetto di Lucca]


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