4 Dicembre 2019 10:47

Aperitoon di novembre. Progetti per la creazione di un polo per la Stop Motion italiana.

Venerdì 9 novembre a Torino nel locale Blah Blah della centralissima via Po si è tenuto lAperitoon, l’appuntamento mensile in cui gli appassionati e i professionisti del cinema d’animazione si incontrano per parlare e mostrare il loro lavoro.

Emiliano Fasano ha aperto la serata, come sempre aiutato da Andrea Pagliardi.

Il primo tema è stato il lavoro di Andrea Manino, diplomato al CSC di Torino sezione animazione con il corto “New Neighbords” realizzato in uno stile che ama, quello anni ’30 detto “Animazione del tubo di gomma”. Adesso si è avvicinato a uno stile d’animazione contemporaneo, ma sempre lontano dai canoni rigidi dell’animazione realistica resa celebre dai lungometraggi di Walt Disney. I suoi nuovi progetti hanno uno stile che si avvicina a quello della serie animata “Adventure Time”. Un disegno sempre basato su forme irreali e movimenti esagerati.

Ha recentemente finito di realizzare uno dei Corti per lo “Zecchino d’oro”. Il corto è uscito da pochi giorni (potete vederlo qui), ma a inizio novembre non ne poteva ancora parlare.

In questo corto compare un personaggio che gli è piaciuto e ha deciso di renderlo il protagonista di una specie di serie Spinoff. “Capitan Cucino”, personaggio simpatico con cui vuole raccontare la cucina e la storia degli alimenti e delle ricette.

Un semplice modo per mostrare come il cibo che mangiamo sia il frutto di un’incredibile serie di viaggi, migrazioni e incontri di popoli e culture. L’intento secondario è quello di pestare i piedi a certi figuri che usano il pretesto delle tradizioni culinarie per fare discorsi contro gli “altri”.

Finito ciò Emiliano Fasano rende omaggio alla grande Maria Perego, l’autrice recentemente scomparsa del celebre e amato Topo Gigio.

Per mantenere un contatto con la produzione televisiva attuale si parla del ritorno di “Adrian”. Per farlo Emiliano Fasano chiama sul palco l’unica persona dal pubblico che ha avuto la forza di ammettere di aver visto l’episodio.

La studentessa del CSC racconta un po’ imbarazzata le sue impressioni su ciò che ha visto. Nella serie ci sono cose valide, grazie soprattutto al lavoro dei professionisti che hanno preso parte al progetto, ma Adriano Celentano è onnipresente. Secondo il suo parere, quando un non professionista vuole decidere tutto, anche avendo ottimi professionisti sotto di lui non ci si può aspettare che un tipo di risultato.

Cambiando completamente di livello Emiliano Fasano parla di David Lynch.

Recentemente la commissione del Premio Oscar ha deciso di conferirgli l’Oscar alla carriera. Pochi sanno che la carriera cinematografica di David Lynch ha avuto inizio con il cinema d’animazione.

Tutto iniziò nel 1967, quando, ancora studente dell’accademia d’arte, stava cercando un modo per realizzare il suo lavoro per la tesi. I suoi quadri non lo convincevano e studiando il problema capì che doveva aggiungere il movimento. Fu così che nacque l’opera “Three figures getting sick” dove su tre sculture di volti umanoidi veniva proiettata un’animazione di colori che le copriva facendole apparire malate fino al vomito.

Dopo di ciò realizzò altri cortometraggi dove al dal vero univa l’animazione, tra questi i celebri“Alphabet” e “The Grandmother”.

Non fece quasi nulla con quella tecnica per anni, finché nei primi del 2000, sull’onda dell’entusiasmo che aveva generato il programma per fare animazione Flash, realizzò una miniserie animata intitolata “Dumbland” (potete vederla qui),  protagonista un uomo enorme e dall’aspetto feroce quanto stupido. Totalmente in bianco e nero, dal segno scarno e sgradevole, ipnotica e con un fascino spaventoso.

Dopo di questo, nel 2009 fece il video per l”artista Moby. Per lo sconvolgimento dei presenti vengono proiettati alcuni dei corti citati.

Emiliano Fasano chiama sul palco Anne Sophie Vanhollebeke di Cartoon Italia per raccontare del loro recente viaggio in Giappone, dove hanno siglato un accordo di coproduzione per serie animate.

Tutto iniziò alcuni mesi fa, quando lo stato italiano fece un accordo di coproduzione cinematografica con il Giappone senza sapere che, per i giapponesi, la coproduzione cinematografica è sempre riferita all’animazione. Tornati in Italia, hanno informato Cartoon Italia dicendo di andare a discutere su cosa si sarebbe fatto.

L’incontro con i produttori nipponici sembra essere stato molto cordiale e fruttuoso. Il maggior scetticismo da parte loro era costituito dal fatto che la produzione italiana sia quasi interamente indirizzata all’infanzia, Cartoon Italia ha detto che farà tutto il possibile per convincere la RAI a produrre una serie indirizzata a un pubblico adolescente o adulto. Dall’altro l’Italia ha chiesto se fosse possibile realizzare qualcosa che non fosse subito stilisticamente riconducibile agli Anime. La proposta è stata accettata.

Adesso devono decidere quale progetto portargli, le possibilità sono tante quanti i talenti interessati.

Oltre a ciò Cartoon Italia continua a sviluppare gli accordi presi con il comune di Angouleme con la volontà di replicarne il modello e costruire in Italia un polo dell’immagine e dell’animazione simile al loro, cosa sempre più possibili grazie a nuove leggi che riconoscono e tutelano la produzione cinematografica, un sistema di agevolazioni fiscali nella produzione e al fatto che anche i canali televisivi non Rai che trasmettono animazione dovranno iniziare a produrne.

Insomma, ci sono tante buone cose che bollono in pentola.

Restando nel tema dei grandi progetti Emiliano Fasano chiama sul palco Stefano Bessoni, artista, illustratore e autore sia di libri che di film e cortometraggi che mescolano le riprese dal vivo a scene realizzate in animazione, in quei giorni in visita a Torino per organizzare un corso di animazione in Stop Motion che partirà a gennaio nella Scuola Holden.

Il corso durerà fino a giugno e coprirà ogni aspetto: lo studio dei pupazzi, la loro realizzazione, la costruzione del set e il montaggio fatto tramite il programma Dragonframe.

Stefano Bessoni inizia a raccontare la sua carriera. È arrivato a fare animazione da adulto dopo essere già diventato noto come illustratore e regista.

Quando era al liceo amava già l’animazione, soprattutto la Stop motion di Jan Svankmajer o Barry Purves, ma all’epoca esisteva solo la pellicola per realizzarla e costava troppo per poter avere voglia di sperimentare. Quando il supporto digitale iniziò a diventare alla portata di tutti decise di dedicarsi allo studio della materia.

Per farlo andò a “rompere le scatole” a Svankmajer, Barry Purves e gli altri grandi che ammirava; scoprendo che, al contrario che nel cinema dal vero e nell’illustrazione, gli animatori hanno una voglia genuina di condividere le loro scoperte, sia registiche che tecniche.

Imparò a costruire pupazzi articolabili utilizzando qualsiasi materiale, unendo la combinazione di materiali e ossa animali di Svankmajer che i pupazzi in lattice perfetti di Barry Purves.

Adesso ha in programma di realizzare un lungometraggio animato tratto dai suoi quattro libri del ciclo “Le scienze inesatte”. Una grande produzione fatta in collaborazione con la Francia di cui ha intenzione di mantenere in Italia l’intera pre produzione, costruzione dei pupazzi e delle scene compresa, mentre in Francia si dovrebbe realizzare l’animazione. Una cosa difficile, ma è determinato a riuscirci.

Pensa che la Stop Motion sia un po’ l’anima nera dell’animazione. Fu inventata animando insetti morti, ancora oggi viene usata per animare personaggi fatti anche con parti di animali morti e risulta perfetta per raccontare storie lugubri.

In anni di corsi fatti ha visto come gli studenti rimangano incantati a vedere le loro prime animazioni in loop continuo. Un fascino dovuto al fatto che per muovere un pupazzo devi farlo recitare, come se l’animatore passi un po’ della sua anima al personaggio e si rivede in esso.

Grazie all’aiuto datogli dalla Film Commission locale ha lavorato molte volte a Torino, per questo vorrebbe riuscire a formare in città un centro di animazione Stop Motion che possa lavorare ad alti livelli.

Racconta la produzione del suo film “Imago Mortis” e tutti i problemi che ci furono e che gli fecero andare per traverso l’intera produzione non riuscendo a fare quello che voleva a causa dell’opposizione dei produttori. Tanta era la stizza che per sfogarsi realizzò il suo secondo lungometraggio,“Krokodyle”, anche questo dal vivo e con parti in stop motion.

Pensa che la Stop Motion possa dare grandi risultati unita alle riprese dal vivo, però ammette che mostra tutta la sua forza nel formato del cortometraggio. Gli piace che l’animazione non sia perfetta, ma scattosa e sporca, diversa da quella patinata richiesta nei cortometraggi.

Mostra il suo cortometraggio “La compagnia della forca” e racconta di come sia nata l’idea di farlo. Ha realizzato il libro illustrando le poesie di un poeta romantico tedesco e divenne curioso di vedere quei personaggi animati.

Tra tutte le cose fatte Stefano Bessoni ha scritto anche tre manuali sulla Stop Motion. Ammette di averli scritti perché la mancanza di libri tecnici in edizione italiana gli dava molti problemi durante i corsi d’animazione che ha tenuto negli anni..

Il corso che partirà a gennaio alla Scuola Holden di Torino costa 2.500 euro e avrà 15 posti disponibili. Stefano Bessoni assicura che questo prezzo sarà quasi interamente investito per la costruzione del pupazzo, più informazioni si trovano qui  sul sito della scuola.

La serata si conclude con l’ultimo ospite, Mauro Ciocia. Già ospite di molte edizioni passate sale sul palco per mostrare il suo ultimo lavoro. Una serie di sigle a disegno animato in stile anime anni ’80.

Sono sigle con protagonista una ragazza, avventurosa e sportiva, che gira per il mondo incontrando persone e popoli diversi. Lo stile era stato deciso dalla committente. Mauro Ciocia racconta che, nonostante sembri semplice, è uno stile difficile da fare.

Una delle cose che più interessava al committente era mostrare la protagonista in diversi abiti. Questo ha richiesto molti studi preparatori e discussioni tra artista e cliente. Il risultato finale ha soddisfatto talmente tanto le aspettative che dalle iniziali quattro sigle ha finito per realizzarne sei.

La cosa che lascia perplesso Mauro è il non sapere dove, come, in che contesto e quando queste sigle verranno rese pubbliche. Ma lui è stato pagato regolarmente e si sente soddisfatto di come siano andate le cose.

Questo è stata l’Aperitoon di Novembre. Prossimo appuntamento il sei dicembre, sempre al Blah Blah, sempre alle 20:30 per parlare di animazione. Tema speciale il lungometraggio animato di natale 2019, “Klaus”.