9 Settembre 2019 07:59

Massimo Mattioli: il ricordo di Ferruccio Giromini

IL MASSIMO SOVRANNATURALE

Animale anomalo, Massimo Mattioli lo è sempre stato. Intanto, per l’aspetto fisico: ha sempre dimostrato, lui il più vecchio della pattuglia dei cannibali frigideriani, molti anni in meno di quelli che in realtà aveva. Dorian Gray? Patto col diavolo? Poi, per la speciale ritrosia: a totale differenza e assoluta distanza dai suoi compagni di merende (Pazienza e Scòzzari più di tutti, il povero Tamburini prematuro buonanima era un altro malmostoso), non ha mai amato mettersi in mostra, anzi si è accuratamente tenuto nascosto più che ha potuto. Infine, ovviamente, per il suo lavoro: nitidamente diverso da tutti gli altri, sempre perfettamente identificabile come suo e di nessun altro.

A partire dagli esordi, ad esempio con il già ipergeniale e poetico Vermetto Sigh (qui ancora qualcuno lo ricorda…? usciva negli anni ’60 sul settimanale Vitt, poi in Italia è stato criminalmente dimenticato, ma ripreso e raccolto in volume in Francia da L’Association nel 2006), e a seguire con M le magicien, il maghetto protagonista di altre avventurine grafiche più simili a sequenze di animazione che a fumetti veri e propri (uscito solo oltralpe sul settimanale Pif Gadget e anche questo riraccolto in volume nel 2003 da L’Association, sempre benemerita), per finire con il coniglietto rosa Pinky, che per decenni ha scorrazzato iconoclasta sulle pagine del settimanale cattolico (!) Il Giornalino, l’ineffabile Massimo ha distribuito invenzioni continue e mirabolanti a un pubblico di bambini piccoli e bambinoni grandi, ugualmente felici di annegare nelle sue sempre nuove provocazioni verbovisive.

Oggi tutti ne ricordano gli indiavolati deliri policromi di Joe Galaxy e Squeak the Mouse, i più recentemente resuscitati, e va pure bene, ma non va dimenticato il suo lato angelico, ben celato dietro l’ingannatore sguardo dolcemente diabolico. Massimo era anche un timido, un tenero, persino un insicuro, e non solo l’audace seguace di Tom e Jerry e il sadico ispiratore di Grattachecca e Fichetto. Se ne stava ritirato nei suoi eremi anacoretici – prima la casettina accanto al Colosseo, poi quella affacciantesi sulla più brulicante Piazza Vittorio – circondato e protetto soprattutto dalla sua infinita collezione di cd, sempre con la musica nelle orecchie e nel cervello a procurargli notte e dì quel ritmo vitale che lo teneva danzante all’infinito e che lui così bene sapeva trasporre nelle sue tavole disegnate.

Ma anche in tele, meravigliosamente pop, che teneva ancora protettivamente arrotolate, e in altro, che a un certo punto avevamo progettato insieme di portare alla luce in modi degni, quelli che in Italia a lui facevano difetto. Insieme non ci siamo riusciti, per motivi vari; ma sarebbe doveroso e davvero bello che qualcun altro ci riesca prima o poi. Si scoprirebbe un Mattioli non diavolo né angelo, ma ancora diverso, ancora psichedelico, e ancora e sempre sovrannaturale.

Ferruccio Giromini