26 Luglio 2019 12:42

Kyoto Animation’s fire [aggiornamenti]: tra mostre e raccolte di fondi, il Giappone onora e ringrazia lo studio ferito ma pronto a rialzarsi

Le librerie e i negozi specializzati in manga e anime di tutto il Giappone stanno esponendo in mostra artwork originali della Kyoto Animation, il cui studio è andato completamente distrutto nel tragico incendio doloso della settimana scorsa in cui sono morti ben 34 dipendenti dell’azienda.

Le mostre sono meta di pellegrinaggio di tantissimi fan, artisti, appassionati di animazione, che in questo modo si uniscono idealmente ai visitatori che ogni giorno depositano fiori, messaggi e tributi sul luogo della strage, di fronte alle rovine dello studio a Kyoto.

“Gli anime sono uno dei volti del Giappone” – ha commentato una di loro.

La Prefettura di Kyoto nel frattempo ha istituito una task force di 110 specialisti per assistere i feriti sopravvissuti al rogo e le famiglie delle vittime, la cui identificazione è stata ormai completata dalla polizia, attraverso l’analisi del DNA sulle salme (molte irriconoscibili) e numerose indagini e riscontri approfonditi.

Come già comunicato, l’età dei 34 deceduti va dai 20 ai 60 anni, di cui in prevalenza donne tra i venti e i trenta (lo studio era noto per la tendenza ad assumere molte dipendenti di genere femminile).

La polizia e l’azienda stanno ancora decidendo se rendere o meno pubblica la lista delle vittime, ma si sa comunque che alcuni dei principali talenti di KA si sono salvati mentre per altri si usa ancora l’inquietante categoria di “dispersi”.

L’azienda – il cui presidente ha dichiarato la ferma intenzione di portare a termine i progetti già avviati, nel rispetto delle scadenze previste, a partire dal film tratto dalla serie anime/manga “Violet Evergarden” previsto in uscita per il 2020 – ha iniziato ad accettare i fondi per la ricostruzione che a poche ore dalla tragedia i fan e le aziende di settore avevano provveduto a raccogliere tramite aste e sottoscrizioni, e aiuto finanziario è stato promesso anche da varie istituzioni; ad esempio, la città di Iwami, nella Prefettura di Tottori, utilizzata come ambientazione in una delle produzioni di KA, “Free!”, ha istituito dei posti di raccolta donazioni presso l’ufficio turismo e le varie location dell’anime, che dalla sua uscita nel 2013 ha contribuito non poco alla crescita turistica della città.

La suggestiva cittadina di Ogaki, nella prefettura di Gifu, descritta nel film “A Silent Voice”, ha a sua volta avviato delle raccolte di fondi.

A dimostrazione che l’arte non è una “roba per bambini” ma è capace di lasciare un segno, suscitare emozioni, cambiare la vita delle persone e non di rado, checché ne dica qualche imbecille, favorire concretamente l’economia… per questo, e molto altro, si dimostra tanta gratitudine a chi la fa.

Almeno, si dovrebbe.

Il nome del quarantenne responsabile della strage è stato reso noto ma non lo riporteremo qui, perché il senso di questi report non è sbattere il “mostro” in prima pagina, come invece pare essere il trend oggi dominante, anche presso la politica nostrana.

Costui verrà giudicato e punito secondo le norme della giustizia nipponica, ma se col suo gesto criminale intendeva guadagnarsi una sorta di perversa “immortalità”, riteniamo che l’unico destino cui consegnarlo siano il silenzio e l’oblio nella prigione che si è costruito da solo.