29 Dicembre 2018 17:29

Tiziano Sclavi, si avvicina l’addio alla Bonelli?

Tiziano Sclavi è autore e scrittore ben noto al pubblico italiano, anche aldilà dei confini degli appassionati di fumetti. La sua creatura più importante, Dylan Dog, è diventata un’icona fondamentale della Sergio Bonelli Editore negli ultimi trenta anni. Simbolo di un’intera generazione di lettori.  Il suo Old Boy (nomignolo di Dylan) , non si limita ad affrontare demoni, presenze occulte, fantasmi, uomini dissoluti. I Mostri di Tiziano Sclavi sono l’ingiustizia, la crudeltà, il razzismo, l’odio verso l’Altro da noi. Mostri che abitano il cuore di qualsiasi uomo. Indifferenti al suo credo, colore della pelle, sesso.

Attraverso di lui Sclavi ha ridefinito il concetto stesso di “eroe”, e contribuito in modo fondamentale a dare al fumetto una dignità culturale che nel corso degli anni gli era stata riconosciuta solo da alcune voci autorevoli ma isolate. Tiziano Sclavi è anche uno scrittore che oramai scrive poco. Centellinando il suo impegno. Un uomo che non ama concedere interviste, e la coincidenza dell’uscita di una sua nuova opera, “Le Voci dall’Acqua“, per Feltrinelli Comics, e di un’intervista concessa al Venerdì, il magazine di Repubblica, firmata da Luca Valtoria, non poteva che attirare l’attenzione. Dobbiamo dire però che non ci aspettavamo di leggere quello che sembra il primo passo d’addio (definitivo?), alla SBE.

La forma dell’acqua è un’opera importante per Sclavi – nata da “un’ideina” che ha pensato di proporre a un solo editore, la Feltrinelli, da lui sempre apprezzato, senza molte speranze che fosse accettata, come ricorda nell’intervista in cui  si schernisce per il risalto, fin troppo eccessivo, dato al suo nome nel titolo. Realizzata insieme a Wherter Dell’Edera, rappresenta il suo esordio nell’ambito dei Graphic Novel. Al centro della storia un uomo chiamato Stavros che si muove sotto una pioggia incessante, che sembra non voler mai finire. Percorre le strade di una città oscura e tenebrosa, tormentato da misteriose voci, forse segno della sua pazzia. O forse di una pazzia più vasta, collettiva, che contagia chiunque lo circondi, fino a trasmettersi all’intero universo. Un volume particolare, ben disegnato da Dell’Edera, che meriterebbe maggior attenzione, valutando le riflessioni di Sclavi sulla schizofrenia, sul passato e il futuro, sulla morte, su Murakami, ma sono altre le parole che trascinano l’attenzione. Opportunamente Luca Valtoria ha chiesto a Sclavi dei  sui suoi progetti futuri… Il nostro ha ribadito di essere ancora al lavoro su due racconti per la miniserie “I Racconti di Domani” ( annunciata da SBE nel 2016 – composta da sei parti) ma…

“Ma tra me e la Bonelli, a cui è destinata, le cose non vanno affatto bene. I nostri attuali rapporti mi provocano malessere e insoddisfazione. La filosofia della casa editrice non è più quella di una volta, e mi dispiace molto. Ma è un problema mio personale. Spero che tutto si risolva in modo soddisfacente per entrambi. Però attualmente chissà perché mi viene in mentre Brancaleone: “Un solo grido, un solo idioma, scapùma“”

Sono parole accorate che rischiano di attizzare inutili polemiche, e non casualmente ad una precisa domanda sul corso attuale di Dylan Sclavi ha ribadito il suo apprezzamento per il lavoro di Roberto Recchioni ( “uno dei pochissimi grandi autori di oggi“),  e tessuto le lodi di Dario Argento, recentemente impegnato proprio su un racconto di Dylan, ma sono soprattutto parole schiette di un uomo che ha contribuito a costruire gli ultimi decenni del mondo del fumetto italiano.

Siamo davvero al passo d’addio di una lunga storia? Sappiamo che ogni storia, per esser bella, deve avere una sua conclusione, un momento di sintesi. E non tutti i finali, come Sclavi ci ha insegnato, sono dolci. Aprono tutti, però a nuove prospettive, nuove strade.