30 Marzo 2018 10:30

Sotto18 2018. Conversazione animata tra Kostantin Bronzit e Bruno Bozzetto.

Domenica 19 marzo durante il Sotto18 Film Festival si è svolta una “Conversazione animata” tra due grandi registi del cinema d’animazione. Konstantin Bronzit e Bruno Bozzetto.

Evento è stato ideato da Eugenia Gaglianone e consiste nel far presentare ai registi tre film fatti dall’altro per poi parlarne insieme.

L’idea, nata alcuni anni fa, è stata finalmente messa in pratica con due ospiti eccezionali.

Chiara Magri del CSC ha fatto da moderatrice mentre Eugenia Gaglianone ha fatto da interprete dal russo.

I due registi si conoscono e si stimano da anni. Bruno Bozzetto divenne ammiratore di Bronzit subito dopo aver visto “Au Bout du monde”, un cortometraggio del ’98 su una casa in bilico in cima alla montagna e i suoi particolarissimi abitanti. Rimase davvero colpito dal corto e iniziò a chiedersi chi fosse l’autore e cercare altri suoi lavori. Dopo qualche tempo ebbe l’occasione di conoscerlo durante un festival in Canada e parlando scoprì il suo modo di lavorare ricoprendo qualsiasi ruolo. Seppe così che i personaggi li aveva doppiati lui e aveva inventato il famoso suono detto dalla vecchina del film.

Bozzetto invita Bronzit a rifare quel suono e tutta la sala aggrada con lui sull’importanza di sentirlo dal vivo. Bronzit dice che sono diversi anni che non lo fa ma proverà. Prorompe in un comicissimo “VEINVA!” che da solo basta a far ridere tutti.

Bronzit scoprì i cortometraggi di Bozzetto durante una proiezione vista per curiosità molti anni fà. Non lo aveva mai sentito prima e fu una rivelazione. I suoi corti contribuirono enormemente a cambiare il suo modo di vedere il cinema d’animazione.

Parla di “Una vita in scatola” e di quanto sia incredibile per stile e modo di raccontare. In alcune parti Bozzetto ha praticamente animato dei puntini che si muovono nello spazio riuscendo a rendere la cosa appassionante.

Dopo aver visto questo e gli altri corti Bronzit si è convinto che Bruno Bozzetto sia un Dio dell’animazione, importantissimo e inspiegabilmente meno noto di quanto dovrebbe essere. Lui è davvero felice di conoscerlo e di poter essere suo amico.

Bruno Bozzetto è un Dio! Bruno Bozzetto se ne va… Notare la mano della Magri. Che risate quella sera.

Sentito questo Bozzetto tenta la fuga ridendo bloccato da Chiara Magri.

Dopo questa introduzione vengono proiettati “Au bout du monde” e “Una vita in scatola”. Il pubblico si diverte in entrambi i casi, ma finiti Bronzit riprende il discorso dicendo che i film che fa lui sono divertenti, ma quelli di Bozzetto sono sia divertenti che intelligenti.

Oltre al significato del corto appena visto lo entusiasma lo stile e la sintesi usata nell’animare la storia. Ha studiato il corto di Bozzetto fotogramma per fotogramma e per farne capire l’eccezionalità mima la camminata che l’omino fa da una “scatola” all’altra. Sono tre passi ripetuti. In uno l’omino è dritto, in uno a le gambe larghe da passo e nell’altro fa una falcata innaturale che qualsiasi manuale d’animazione sconsiglia assolutamente. Eppure lui lo ha fatto e funziona! Ribadisce che per lui Bozzetto è un Dio.

Bozzetto inizia dicendo quanto l’amico sbagli a dire che i suoi corti siano solo divertenti. Tutto ciò che mette in essi è segno di grande intelligenza. Il modo in cui disegna i personaggi, la grande ricchezza di particolari del carattere e dei movimenti che riesce a mettere in ognuno di loro li rende reali. Si alza e si mette lui a mimare il movimento della vecchina che chinandosi si blocca e si lamenta perché gli fa male la sciatica dice quanto questo movimento riesca non solo a divertire ma dia segni della personalità del personaggio. Cita molti altri particolari che capitano ai personaggi definendoli fantastici, unici e preziosi. Sono davvero tanti.

Parlando dei suoi lavori e del suo modo di animare Bozzetto racconta che lui in realtà è pigro e ha sempre cercato soluzioni per limitare il lavoro da fare (cosa che nei secoli ha portato l’umanità a evolversi, inventando modi per lavorare di meno), Quindi, quando riesce a trovare un modo di limitare il lavoro lo usa.

Come in un cortometraggio dove raccontava di un’ape. Avrebbe dovuto fare decine di disegni con l’insetto in volo, ma decise di usare il BZZZZ dell’ape facendola scomparire e apparire in diversi punti. In questo modo ha risparmiato una cinquantina di disegni e la storia funzionava. Racconta anche che quando andò alla Pixar una delle prime cose che John Lasseter gli disse fu “Bruno, la zanzara!” .

Bronzit era indeciso nello scegliere i corti di Bozzetto, erano tanti e tutti validi. Così ha scritto i titoli su pezzi di carta e estratto a sorte i tre da mandare. Tra questi è stato molto felice che ci fosse “Grasshopper”. Bozzetto ha scelto “Lavatory” cortometraggio nominato all’Oscar nel 2009.

Bisogna dire una cosa, le copie dei film di Bozzetto sono normali, quelle di Bronzit sono in HD e precedute da una facciata con le scritte di tutti i premi vinti. Bozzetto nota la cosa e sembra imbarazzato e divertito dalla differenza, a fine proiezione chiederà scusa per la qualità dei formati dei suoi corti, ma solo dopo aver aspettato che il lungo applauso per Lavatory finisse e approfittasse dell’emozione ancora fresca del pubblico per dire che lui potrà essere un Dio dell’animazione, ma Bronzit è un poeta di quelli grandissimi.

Chiara magri chiede a Bronzit come utilizza la musica nei suoi cortometraggi. Lui risponde citando Tarkovskij, secondo cui la musica nei film non dev’essere importante. Per questo in “Au bout du monde” non ha usato musica ma una serie di suoni fatti in gran parte da lui. Non è soddisfatto della musica usata in “Lavatory”, in alcuni punti la trova troppo sdolcinata.

Bozzetto difende il ruolo della colonna sonora dicendo quanto per lui sia importante, aiuti nella narrazione e dia energia a tutto. Dice che un regista può controllare tutto tranne la colonna sonora, questo può farlo solo un musicista. Fa notare all’amico che il suo lavorare sui suoni del corto è fare una colonna sonora e l’attenzione che ha messo nel farla dimostra quanto sia importante.

Chiede se lavora sempre con lo stesso musicista. Saputo che è cosi racconta quanto per lui sia importante il rapporto tra regista e compositore e di come abbia iniziato la sua collaborazione con Roberto Frattini. Lo scelse perché sa raccontare benissimo le barzellette. Per un autore di cortometraggi comici un musicista con il senso della barzelletta gli sembrava perfetto. Infatti vanno avanti bene da anni. L’unico problema nella musica del corto di Bronzit era il volume troppo alto, quindi raccomanda di abbassare il volume nel prossimo.

Parlando dello stile che ha usato in “Lavatory” Bronzit ne approfitta per dire cosa rende lui e Bozzetto dei bravi registi. Non fanno mai lo stesso film. Ogni nuova storia ha uno stile con cui è stato meglio raccontarla. In Lavatory la storia è melanconica, lo stile è semplice, quasi totalmente in B/N, molto chiaro e pulito. In Au bout du monde era pieno di particolari, colori e con personaggi buffi.

È la ricerca continua dello stile giusto da usare che contribuisce a rendere interessanti i loro film.

Bozzetto osserva anche questa volta quanto siano importanti i particolari messi da Bronzit nell’ambiente e nella recitazione dei personaggi. Come quando, in un momento triste, la protagonista si ritrova per strada sotto la pioggia e i passanti incuranti la urtano passandole accanto. O come quando si copre gli occhi con le mani ma poi sposta le dita per sbirciare. Tutti particolari che fanno atmosfera e rendono il personaggio più caro a chi lo guarda.

Bronzit dice che la scena delle dita l’ha animata lui. Ma l’ha fatto perché è un pigro e in quella scena doveva muovere solo due dita. Bozzetto ridendo gli dice che loro due sono uguali. Ancora una volta i protagonisti e il pubblico ridono insieme divertiti.

Gli ultimi due film mostrati sono stati il “Bolero” di Maurice Ravel e We can’t live without Cosmos.Tra i tanti pezzi fatti da Bozzetto il Bolero è uno dei migliori, più conosciuti e ammirati. Riassume in se il pensiero dell’autore sull’evoluzione inarrestabile e l’umanità come cancro della terra (n.d.a.). Bronzit lo adora. Pensa che abbia una grande differenza da qualsiasi altra animazione fatta su una musica. Quella d’essere legata a essa ma usandola per trasmettere un messaggio completamente diverso da qualsiasi cosa il compositore possa aver pensato ridefinendola per sempre. Per lui è quasi come se Ravel abbia scritto il Bolero perché un giorno Bozzetto lo usasse per un suo corto.

Il corto di Bronzit è quello con cui vinse il Crystal di Annecy nel 2015, un meraviglioso omaggio all’amicizia e alla conquista dello spazio. La storia dei due amici che vogliono diventare astronauti insieme è nata da un sogno che Bronzit fece e subito decise di animare. Dopo aver divertito commuove tutti colpendo dritto ai sentimenti e finisce lo spettatore col suo toccante momento finale.

È chiaro quanto Bozzetto ammiri Bronzit per avere la capacità di fare un film così. Ma Bronzit racconta che quando finì il film lo mandò a Bozzetto per chiedergli un parere e lui gli disse di cambiare una parte. Lo ha fatto riconoscendo come il cambiamento migliori il corto e si adatti meglio al personaggio. Questo porta Bozzetto a scherzare dicendo che il corto gliel’ha fatto praticamente lui.

Purtroppo a quel punto l’incontro s’è dovuto fermare. Le due ore a disposizione erano volate via a una velocità che sembrava tripla del normale tant’erano state piacevoli. Chiunque sarebbe stato contento se fossero potute durare di più. Se si fosse potuto sentire quei due registi ancora e ancora.

Che incontro! Un continuo di battute, complimenti e osservazioni acute con annessi grandi rivelazioni sul modo di fare film dei due registi.

Una conversazione che difficilmente si dimentica.

I due registi sono stati insieme anche dopo la fine. Aspettando il taxi nel cinema hanno continuato a discutere e divertirsi come amiconi, fatto foto con lo smartphone facendo espressioni buffe, disegnanto per i fans ecc.

Bozzetto ha realizzato un disegno del Signor Rossi per regalarlo a Silvia Leva, direttrice dell’associazione culturale “Russkij mir” che promuove la cultura russa a Torino.

L’incontro è stato così bello che si sta valutando la possibilità di montare la registrazione fatta e renderla disponibile in futuro. Chi scrive spera che lo facciano davvero. Sarebbe davvero una cosa da vedere e rivedere.

Così si è conclusa la prima conversazione animata. Quando sarà la prossima? Chi saranno gli ospiti? Prima o poi lo sapremo. Ma se sarà emozionante almeno la metà di questa varrà qualsiasi viaggio che si dovrà per vederla.