2 Dicembre 2017 10:30

Presentazione del libro “Animazione, una storia globlale” di Giannalberto Bendazzi.

Martedì 28 novembre alle 18:00 a Genova, nel Palazzo della Meridiana si è tenuta la presentazione del libro “Animazione, Una storia globale” edita dalla UTET.

Il tutto fatto alla presenza del suo autore, lo storico dell’animazione Giannalberto Bendazzi, del giornalista di Repubblica Ferruccio Giromini e di Sergio Noberini, direttore del museo Luzzati.

La presentazione è stata introdotta da Davide Viziano. Presidente dell’associazione “Amici di palazzo della Meridiana”.

Viziano racconta che la sua amicizia con Bendazzi è recente ma ha dato molti frutti. Tra questi annuncia la decisione presa da Bendazzi di donare la sua ricchissima biblioteca sul cinema d’animazione alla città. Centinaia di volumi provenienti da tutto il mondo che potranno essere consultati da appassionati e studiosi diventando un importante richiamo culturale.

Si passa la parola all’assessore al marketing territoriale Elisa Serafini, che tra i ringraziamenti elenca varie serie animate che hanno avuto episodi ambientati a Genova, prima tra tutti la belle “Marco, dagli appennini alle Ande”.

Prima di partire con la vera presentazione del libro si parla del cortometraggio “Father and Doughter” di Michaël Dudok de Wit.

Un meraviglioso cortometraggio ricordato per un motivo. Rendere chiaro che il cinema d’animazione non è solo per intrattenere i bambini, come ancora troppi pensano, ma è un potente veicolo di emozioni per ogni età.

Giromini definisce la presentazione del libro un evento globale, come globale è il modo di trattare l’argomento nei due tomi che costituiscono l’opera.

Nel primo volume lo sviluppo del cinema d’animazione viene affrontato a partire da prima dell’invenzione della macchina da presa. Fin dai primi tentativi dell’umanità di riprodurre i movimenti nel disegno o la scultura dedicando un’ampia parte al pre-cinema.

Poi si parte con l’animazione cinematografica parlando dal primo film d’animazione su pellicola fatto nel 1908 arrivando fino al 1991. Quando la caduta dell’unione sovietica segna la fine della produzione di stato chiudendo un’epoca di opere eccezionali.

Nel secondo volume si parla di quel ch’è successo dopo, arrivando alla contemporaneità.

La complessità del libro fa chiedere come sia nato. Così Bendazzi racconta.

Nel 1971, durante il festival d’Annecy parlando con direttore del festival si lamentò che non esistesse una Storia del cinema d’animazione. Il direttore ridendo disse che l’unico abbastanza folle da scriverne una era lui, Bendazzi rise, poi a casa iniziò a scrivere.

Vennero fuori diversi libri di cui “Cartoon, storia del cinema d’animazione” nel 1988 fu il maggiore. L’ultima sua edizione aggiornata uscì nel 1991, ma il libro oltre a essere diventato introvabile (se non a pezzi folli come libro raro) era ormai un testo datato. Per questo nel 2008 ha deciso di aggiornarlo riscrivendolo da capo.

Si chiede se, tra le migliaia di autori di cui si parla, possono essere sfuggite alcune figure importanti. L’autore risponde francamente che se lui potesse andare a cercare in un paese scoprirebbe sicuramente grandi autori che sono famosi soltanto lì, questo nonostante il web abbia reso molto più facile la ricerca.

Alla domanda come mai abbia scelto di occuparsi del cinema d’animazione Bendazzi avverte che sarà una risposta seria.

Nel 1956 aveva dieci anni e rimase molto colpito dalla notizia della rivoluzione ungherese. Scoprì che c’erano popoli oppressi. L’idea di un popolo che si ribellava con coraggio e in massa gli fece pensare che l’opporsi all’oppressione fosse quello che voleva fare.

Lui è un pacifico uomo di lettere, ma scoprì che gli artisti che lavoravano nel cinema d’animazione erano oppressi dal silenzio. Si parlava poco dei loro film e non era quasi possibile trovare informazioni su di loro anche se c’erano molti appassionati che volevano sapere.

Se non fosse stato per le sue ricerche e i suoi libri i nomi e le opere di molti artisti del cinema d’animazione sarebbero andati persi.

Parlando dell’animazione di stato ricorda quanto la situazione fosse ironica. I cortometraggi di quei paesi venivano proiettati nei festival di tutto il mondo, se vincevano era un prestigio per il paese e gli autori potevano andare a richiedere maggiori finanziamenti.

La voglia che quei paesi avevano di mostrare quanto il loro cinema d’animazione fosse superiore al resto del mondo faceva nascere dall’oppressione opere libere e fantastiche. Una situazione contraddittoria che andò avanti leggiadra per anni, prima di finire in modo rovinoso per centinaia di artisti. Oltre che in tragedia se si pensa all’ex Jugoslavia, dove erano stati prodotti molti dei cortometraggi migliori d’Europa.

Parlando del confronto tra il cinema live action e il cinema d’animazione Bendazzi paragona il primo alla narrativa e il secondo alla poesia e alla musica. Per collegarlo anche alla scultura si parla di “Pas de deux”,  cortometraggio in bianco e nero capolavoro di Norman McLaren. Un artista sperimentatore e innovatore che aveva fantasia per immaginare cose completamente nuove e la capacità di realizzarle.

Sia in Canada che nel vecchio blocco orientale il cinema d’animazione di stato ha saputo formare un pubblico di appassionati che si lasciasse coinvolgere dalla produzione sperimentale e artistica di un’animazione poetica capace di affrontare qualsiasi tema. Una cosa importantissima, perché per diffondere l’animazione bisogna rendere partecipe il pubblico.

Per Bendazzi essere appassionato di cinema d’animazione è come essere iscritto a un’associazione di pazzi che parlano tante lingue ma si capiscono tra loro. Gli animatori sono spesso persone buon, molto simili tra loro e capaci di intendersi andando altre il non conoscere le lingue. Ricorda il suo caro amico Osvaldo Cavandoli, che vide parlare per due ore con un autore giapponese senza che i due conoscessero una parole di una lingua comprensibile a entrambi se non l’animazione.

A Cavandoli è dedicata la copertina del libro. Per amicizia e per ammirazione del suo celebre Mr Linea, uno dei personaggi più grafici e completi che ci sia. Perfetto per simboleggiare l’animazione nel suo insieme.

Questo libro viene un anno dopo una travagliata edizione inglese. Gli è capitato di leggere una recensione del suo libro fatto da un critico americano che lo paragonava a Vasari. In effetti può dire che nel suo piccolo come Vasari ha conosciuto personalmente autori eccezionali andandoli a trovare per goderne la compagnia.

Nella sua vita non ha mai voluto essere solo uno spettatore ma voleva sapere come si fa, conoscere i segreti e le persone dietro a tutto.

Pensa a Giulio Gianini e Emanuele Luzzati, a Cavandoli e a tutti i grandi dell’animazione Italiana. Tristemente dice che l’Italia non ha un’industria dell’animazione e adesso spera che la “Gatta Cenerentola” possa farla nascere.

Bendazzi autografa il libra a un fan.

Gli viene chiesto come secondo lui questo libro potrà essere usato, se su questo volume formerà una nuova generazione di critici che porteranno avanti i suoi studi. Risponde dicendo di sperare che il prossima a scrivere una storia del cinema d’animazione faccia un lavoro completamente diverso dal suo, usando un altro punto di vista senza copiare lo stile di nessuno. Gli augura di trovare la sua strada perché di storici dell’animazione ce ne sono pochi e lui è stato da solo per anni, sa quanto sia difficile andare avanti in una situazione così.

Il prossimo libro che vorrebbe scrivere tratterà dei flussi di distribuzione dei film d’animazione dei vari paesi nel corso del novecento. Un argomento che lo ha sempre affascinato.

Come ultima domanda gli viene chiesto cosa secondo lui si è perso col digitale. Bendazzi risponde chiaro. Col digitale non si è perso nulla. Si è acquisita la capacità di fare cose che prima non si potevano fare. L’unico problema è saper utilizzare le tecniche (in particolare la CGI) quando ci sia qualcosa da realizzare con quella tecnica.

Così si è conclusa la presentazione di “Animazione. Una storia globale”. A breve disponibile in libreria e sui vari siti di vendita.

Foto di gruppo finale.

Chi scrive l’ha comprata e fatta autografare. Leggerla è un piacere, lo stile è scorrevole e vengono date informazioni dettagliate su autori e film facendo appassionare alla loro storia e carriera.

Appassionati d’animazione. Se state pensando a un regalo da farvi, da fare o da farvi fare per natale lo avete trovato.