23 Ottobre 2017 10:00

View Fest. Chiusura tra cortometraggi e work in progress.

Sabato e domenica 21 e 22 ottobre si è svolta e ha avuto fine la View Fest.

Durante questi giorni sono stati proiettati diversi film, documentari e un gran numero di cortometraggi, alcuni di questi sono stati presentati dagli autori.

Come ogni anno si è svolto il View Awards. Tra i cortometraggi presentati era presente il promo di “Mercurio”, il prossimo cortometraggio di Michele Bernardi, di cui l’autore ha mostrato il Work in progress.

Si tratta di un lavoro intenso che racconta la storia di un ragazzo che diventa adulto durante la guerra. Iniziando a raccontarne la vita dall’infanzia, periodo in cui il fascismo prende il potere, fino alla fine della guerra. Un periodo difficile durante il quale riesce a salvarsi grazie alle sue due passioni; il violino e la bicicletta.

Lo stile artistico è realmente in grado di colpire e mescola la grafica tipica di quegli anni allo stile emozionante dell’autore riuscendo a far sentire le emozioni vissute del personaggio. Tutto questo in due minuti di promo.

Il cortometraggio totale durerà dieci minuti, avrà una colonna sonora originale composta da Luca D’Alberto e verrà realizzato interamente dipingendo in digitale.

Il titolo attuale non è un definitivo. L’autore racconta che ogni suo progetto prima di avere un titolo viene chiamato “mercurio”. Gli ricorda una materia liquida, che non ha forma e sfugge a tutto. Ogni volta che inizia un cortometraggio pensa che sarà quello che definitivamente avrà questo titolo. Ma dopo trova un altro e continua a pensare che il prossimo film sarà il vero “Mercurio”. Un modo davvero bello per continuare a fare film. Speriamo tutti di vedere il film finito. Pensa che sarà concluso entro la fine dell’anno.

Dopo i cortometraggi c’è stata la presentazione di “Un tuffo nel futuro” cortometraggio co-prodotto da Italia e Francia che racconta la storia di una bambina migrante. Il progetto è dello Studio Campedelli, prodotto da Anne-Sophie Vanhollebeke e diretto da Fabrice Beau che partecipa col suo studio. Tutto è nato dai finanziamenti che il ministero della cultura offre a chi si impegna a raccontare e spiegare il dramma delle migrazioni ai bambini. Per farlo lo studio Campedelli ha deciso di documentarsi leggendo molte storie di bambini che hanno dovuto fare il viaggio trovandone una su due ragazze siriane. Le due facevano nuoto a livello agonistico, ma a causa della guerra non erano potute andare alle olimpiadi. Quando la situazione in Siria divenne insostenibile sono emigrate e nel momento in cui il barcone ha iniziato a cedere loro lo hanno spinto nuotando, salvando non solo la loro vita ma quella degli altri a bordo. Una di loro è anche riuscita a andare alle olimpiadi nella nazionale dei rifugiati.

Trovato il soggetto hanno continuato a documentarsi incontrando giovani immigrati aiutati dall’Associazione ASAI. Dopo di questo hanno iniziato un laboratorio con una scuola elementare torinese portandolo gli studenti a visitare il centro d’accoglienza, facendoli scrivere storie poi fatte diventare cortometraggi.

Dopo questo si è scritta la storia di Amina, una ragazza africana costretta a emigrare per la guerra. Fabrice Beau si è occupato della ricerca artistica e della realizzazione degli storyboard, oltre che lavorare anche all’animazione.

Si è trovato subito in sintonia col cortometraggio. Corrisponde perfettamente alla linea editoriale della sua società.

La fine del cortometraggio è prevista per dicembre. Ma il corto non è che l’inizio. L’idea è quella di fare un lungometraggio sulla storia di Amina, realizzato a disegni animati e con il tratto leggermente irregolare che da l’animazione fatta a mano. Un tratto che non si può non amare perché dinamico e vitale. Sono molto convinti dell’importanza della storia e chi scrive spera che possano riuscire a realizzarla.

Segue la presentazione in prima visione europea della selezione dei lavori premiati durante il Festival D’animazione digitale SIGGPRAPH, il massimo evento al mondo dedicato al cinema digitale che si svolge in sedi differenti ogni anno, soprattutto in città del nord America.

A presentare la selezione c’è stato Pol Jeremias vila, direttore della passata edizione. Ogni anno il festival cresce, solo per i concorsi hanno ricevuto oltre duemila filmati. Il festival è no profit e diretto da volontari. Viene sostenuto da donazioni private, soprattutto di studios d’animazione, ma anche di altre compagnie. La grande novità della sua edizione è stato il VR theater. Dove hanno presentato 21 film in Realtà Virtuale di cui due fatti in Real Time, ovvero con immagini generate sul momento dal computer. Ammette che un po’ si temeva l’intoppo. Ma tutto è andato oltre le aspettative.

Con una giuria di esperti in vari campi che contava su Floyd Norman, leggendario animatore Disney, hanno scelto i vincitori. La selezione mostra il futuro del cinema digitale. Per quanto riguarda l’Europa si nota l’impressionante crescita di qualità raggiunta della CGI Ungherese e la fioritura d’idee in Germania. La Francia si difende bene grazie alle sue scuole d’animazione mentre la Gran Bretagna è sempre ottima negli effetti speciali (anche se l’Ungheria, se continua così, potrebbe superarla, n.d.a.).

Ultimo evento con ospite della serata è stata la presentazione del Work in Progress del cortometraggio “Mila” presentato dall’autrice Cinzia Angelini. Italiana emigrata negli USA per lavorare nei grandi Studios tornata apposta per presentare il suo lavoro.

La storia su com’è nato questo corto, di cosa parla e come lo stanno realizzando è stata ripetuta più volte su afNews. Ma è bello raccontarla ancora.

Mila è nato dal desiderio dell’autrice di fare un cortometraggio che raccontasse le storie che lei aveva sentito dai suoi genitori, che erano stati bambini durante la guerra e hanno vissuto i bombardamenti. In particolare i racconti di sua madre sul bombardamento di Trento.

Il cortometraggio racconta di “Mila”, bambina rimasta sola dopo il Bombardamento della città che nella situazione disperata trova l’aiuto di una signora sconosciuta.

Per realizzare il cortometraggio raggiungendo i livelli qualitativi di un grande studio ci sarebbero voluti mezzi e finanziamenti importanti. Non avendoli Cinzia Angelini ha deciso di provare a realizzarlo grazie all’aiuto di amici o volontari conquistati dal progetto, sviluppando tutto in Remote.

È stato così possibile riunire una squadra sparsa per tutto il mondo di professionisti o studenti. Ognuno col suo compito e tutti uniti per Mila.

In sette anni di lavoro fatto nel tempo libero sono riusciti quasi a finire il film. Anche se il lavorare con volontari rende impossibile stabilire una scadenza precisa.

Per quanto riguarda la musica ha potuto contare sul compositore Flavio Gargano. Che da amante dell’animazione è stato felice di aderire al progetto. Al contrario dei film dal vero nell’animazione hai maggiore libertà e più piacere. Ma tra tutti i cartoons a cui ha collaborato non ha mai lavorato a un corto profondo come Mila.

Ogni aspetto della musica è stato discusso con la regista e serve, come le luc e le ombre, a riflettere un particolare momento o stato d’animo dei personaggi.

Uno studio accurato per introdurre lentamente le sensazioni. Segno di un lavoro fatto con passione.

Alla fine della presentazione Cinzia Angelini ha mostrato i gadget su Mila fatti per far conoscere e finanziare il progetto: Cartoline, magliette, miniaquiloni e l’art book sul cortometraggio. Distribuiti dei biglietti tra il pubblico si è partiti con una lotteria. I numeri sono stati estratti da alcuni bambini presenti tra il pubblico. È stata un’esperienza davvero divertente per tutti.

Domenica si è continuato con molte proiezioni interessanti. Come quella del documentario “Ella Brennan-commanding the table” della regista Leslie Iwerks. Il documentario racconta la vita di Ella Brennan. Fondatrice di quello che è diventato uno dei ristoranti più importanti e innovativi del mondo e vera rivoluzionaria della cucina. Il documentario era davvero appassionante e chi scrive non vede l’ora di incontrare la regista durante la View Conference.

Tornando agli eventi con registi o animatori presenti alla sera c’è stata la proiezione del film-rivelazione del mese “Loving Vincent” alla presenza del produttore Steve Muench e gli animatori/pittori Biserka Petrovic e Adam Maciejewski.

Dopo la visione del film sono stati investiti dalle domande del pubblico. Tra le risposte più interessanti c’è il racconto di come la produzione sia partita con pochi artisti. Poi la voce che si stesse facendo un film su Van Gogh realizzato tramite dipinti a olio si è sparsa e migliaia di artisti da tutto il mondo hanno chiesto di poterci lavorare.

Per sceglierli si faceva fare un periodo di tre giorni di prova. Superato quello seguivano un corso di tre settimane dove si spiegava loro come animare. Perché come Biserka Petrovic racconta era più importante trovare gente che sapesse dipingere a olio che persone con esperienza nell’animazione. Lei non aveva mai animato prima, ma è una pittrice davvero abile e la produzione aveva bisogno di pittori che sapessero mettere la loro personalità anche copiando lo stile di Van Gogh.

Altra domanda interessante è stata come mai si è scelto Van Gogh tra i tanti artisti. La regista Dorota Kobiela è molto legata all’artista olandese. I suoi quadri e le lettere scritte al fratello Theo sono state molto importanti per lei e l’hanno aiutata a superare momenti difficili nel suo passato. Voleva fare un cortometraggio dipinto che raccontasse in piccolo la storia (poi sviluppata in lungo). Ma il marito (anche lui un maestro dell’animazione) sapendo l’interesse esistente su Van Gogh la spinse a farlo diventare un lungometraggio e a chiamare molte persone per aiutarla.

Tutti i dati sulla morte di Van Gogh raccontati nel film sono reali, la storia è stata inventata e le conclusioni a cui giunge il protagonista sono ipotesi molto valide ma mai provate. Il produttore ricorda che in Italia il film ha avuto un enorme successo e in alcune città il film verrà proiettato ancora per alcuni giorni (a Torino lo potrete trovare nel cinema Romano).

Segue la presentazione del Work in progress del cortometraggio “Mani rosse” di Francesco Filippi. Un mediometraggio che racconterà la storia di due ragazzini. Un ragazzino dodicenne che vive con una zia-elicottero che lo sorveglia per proteggerlo da tutto un giorno esce di casa da solo attratto dai disegni fatti sui muri da una ragazzina. Purtroppo la ragazza ha un padre violento che la picchia e da cui non può scappare.

Il cortometraggio è realizzato in Stop Motion con pupazzi realizzati in lattice. Una tecnica molto difficile che inedita in Italia. Tanto che ha chiamato un noto animatore inglese per insegnare a lui e alla sua equipe come animare i pupazzi a quel livello.

Sono stati ricostruite parti di Bologna per fare le ambìentazioni e la casa dove abita il protagonista è stata la scenografia più difficile da realizzare.

Tutto il lavoro mostrato fa venire voglia di vedere subito il mediometraggio. Ma per la fine non c’è ancora una data perché stanno cercando finanziamenti. Perciò se volete aiutare “Mani rosse” a esistere potrete contribuire tramite la campagna crowfounding su Ulule.

Chiude la View Fest la proiezione di “Echo” di Victor Perez. Un cortometraggio realizzato utilizzando le possibilità di un nuovo tipo di ripresa ottenuta attraverso la sincronizzazione di due telecamera Motion Control Rig che riprende contemporaneamente un soggetto. Chi scrive ammette di non aver capito un accidente di come funziona il sistema. Ma il film racconta un incubo allo specchio e la sensazione di paura e angoscia che da è davvero forte.

Dopo la proiezione Perez e Filippi rispondono alle domande del pubblico in sala. Alla fine entrambi concordano sulla necessità di puntare soprattutto sulla storia e sul provare cose nuove. Perez soprattutto è stanco di lavorare agli effetti speciali dell’ennesimo sequel, reboot, spin off ecc. sogna film che provino a cambiare i generi. Ma come Filippi fa notare sono i produttori che investono e non vogliono rischi. Insomma. Loro ci proveranno. Perez accenna a un film con fantascienza e lirica insieme che vorrebbe fare. Chi scrive vuole vedere questo film.

Questa è stata la View Fest. Adesso partirà la View Conference. La magia prosegue.