7 Luglio 2017 10:30

Annecy 2017. Cortometraggi in gara 3

Ecco il terzo articolo sui cortometraggi di professionisti in gara a Annecy 2017 per vincere il Crystal.

  • Aenigma “Aenigma” di Antonios NTOUSSIAS e Aris FATOUROS per la Grecia.Cortometraggio in GCI stereoscopica fatto a partire dai quadri surreali di Theodore Pantaleon, pittore molto noto in Grecia che combina il surrealismo con la moda bizantina più sfarzosa. L’intero corto presenta ambienti fuori dalla realtà ma fortemente realistici anche grazie a un ottimo uso della stereoscopia che da proprio l’impressione di entrare dentro ai quadri. Profili e ritratti femminili in abiti e gioielli bizantini si ergono in paesaggi fatti da rovine antiche. Tutto sembra abbandonato a se stesso, una musica triste e incantata riempie l’aria.Il regista Antonios conobbe il pittore quando studiava pittura all’accademia, già all’epoca aveva pensato che sarebbe stato bello fare un cortometraggio sui suoi quadri. Il cortometraggio ha richiesto quattro anni di lavoro e non ha ricevuto alcun sostegno esterno se non quasi alla fine. Le scene mostrate non sono i soggetti principali dei quadri ma delle parti estratte e ricomposte, l’idea era usare la pittura per creare drammaturgia. I cortometraggi in Grecia non ricevono aiuto statale ne vengono proiettati al cinema se non in occasioni di festival o rassegne. Il loro essendo in stereoscopia ha potuto ottenere diverse proiezioni nei cinema specializzati in proiezioni 3D e anche di passaggi televisivi della versione non stereoscopica. Il pittore ha molto apprezzato il corto. Chi scrive può solo dire che l’ha trovato impressionante.

    Ossa “Ossa” di Dario IMBROGNO per l’Italia.

    Cortometraggio in Stop Motion dove si mostra un tavolo da lavoro su cui un pupazzo inizia a muoversi, lo scheletro metallico articolabile si copre di pasta modellabile che assume le forme di una ballerina e inizia a muoversi. Ma l’evidenza di vivere in un mondo finto e essere soltanto un pupazzo mosso da qualcuno rende la sua danza sempre più disperata e tragica. Tra continue trasformazioni della pasta modellabile, visione del set e del lavoro dell’animatore mostrato con un interessante montaggio e scene in slow motion si arriva al tragico epilogo.

    L’autore dice di non essere partito da una storia ma di essere andato avanti seguendo l’evolversi delle sue idee. Gli viene chiesto come mai, secondo lui, tra i recenti corti in Stop Motion molti tendono a mostrare che sia tutto un set dove si lavora. La risposta è che probabilmente questo tipo di animazione è talmente duro che si vuole mostrarne la fatica fatta. Lui voleva mostrare la struttura del pupazzo, le ossa appunto. Per farlo ci ha impiegato quattro mesi, dove ha lavorato al corto nei ritagli di tempo e senza potersi permettere di rifare le scene sbagliate perché avrebbero richiesto più tempo. I cortometraggi in Italia non ricevono aiuto statale ne vengono proiettati al cinema se non in occasioni di festival o rassegne. Non vengono mandati neppure in televisione e per l’animazione in particolare tutto è ancora più difficile. Ma negli ultimi anni la situazione ha iniziato a migliorare.

    Iniziano a apparire aiuti e aumentano gli eventi, ogni anno è migliore del precedente.

    Negative Space “Negative Space” di Max PORTERRu KUWAHATA per la Francia

    Cortometraggio in Stop Motion che racconta la storia di un uomo che ripensa al proprio padre. Uomo sempre in viaggio di lavoro e con così poco tempo che non poteva farsi nemmeno le valige. La madre non ne era capace così il compito spettava a lui. Il padre gli aveva insegnato tutti i trucchi per sfruttare lo spazio disponibile, si crea così un legame particolare tra padre e figlio legato alle valige. Cosa che porterà a tristi pensieri quando l’uomo morirà e il figlio osserverà il corpo nella bara considerandola una valigia con troppo spazio sprecato.

    Cortometraggio realizzato a partire da un breve poema di Ron Koertge in cui entrambi gli autori hanno rivisto il loro rapporto coi loro padri. Gli autori lavorano insieme da dieci anni, ma questo è il primo cortometraggio che realizzano con un team e finanziati dalla Francia. Per la suadente voce narrante hanno potuto contare su un loro amico regista, Ru Kuwahata si dice convinta che i registi abbiano le voci migliori nel recitare.

    Min Börda “Min Börda” di Niki LINDROTH VON BAHR per la Svezia.

    Cortometraggio in Stop Motion comico e surreale che mostra la vita notturna di vari personaggi che vivono nello stesso quartiere. Un albergo dove alloggiano degli uomini pesce che evitano il contatto con chiunque, un supermarket con dipendenti solitari, un chiassoso Call Center dove dipendenti scimmie lavorano vendendo possibilità bancarie a un qualche paese anglofono dal fusorario diverso. Un fast food dove due dipendenti topolini approfittano della pulizia dopo la chiusura per mettersi a ballare. Tutto in un quartiere anonimo di palazzi nuovi e perfetti, una sorta di microcosmo freddo e preoccupante scandito da una canzone tra l’ironico, il cinico e il disperato dove si canta la bellezza di vivere sopportando il peso del proprio essere e quanto questo sia rassicurante.

  • L’autrice era tra i membri della giuria alcune edizioni fa e assicura che sia più divertente giudicare i film che essere una concorrente. La canzone è tratta da un Musicall famoso in Svezia scritto da un suo amico, un genio dell’humor nero molto felice di poter collaborare a questo corto. L’autrice racconta che lavorare a questo corto con degli aiutanti è stata una bella esperienza e vedere la reazione del pubblico l’ha un po’ sorpresa perché l’immaginava differente. Nella scena finale il set si vede, questo perché voleva mostrare tutto e sottolineare che si trattava di un microcosmo isolato. Per i suoi corti usa sempre gli animali umanizzati realizzati con molto realismo e senza abbellirli perché li ritiene moderne favole.

    I Want Pluto to Be a Planet Again “I Want Pluto to Be a Planet Again” di  Vladimir MAVOUNIA-KOUKA e  Marie AMACHOUKELI per la Francia

    Cortometraggio a disegni animati molto grafici fatti in un bianco e nero privo di sfumature. In un mondo dove l’umanità si è divisa tra poveri col corpo di carne e ricchi con corpi meccanici ogni anno si tiene una lotteria dove anche un povero può ottenere un corpo meccanico passando al livello superiore. La storia viene raccontata da un giovane umile che vuole diventare un cyborg per farsi amare di nuovo dalla sua ragazza, diventata biomeccanica dopo un incidente mortale.

    Vinto il concorso estraggono il cervello. Tutto ciò che resta del suo corpo viene rimosso e gettato perché considerate inutili o difettose. Gettate con gli altri rifiuti nell’orbita di Plutone. Il cuore, gli occhiali, in pratica la sua umanità per un eternità di freddezza e indifferenza a tutto. Un bel cortometraggio sulla divisione sociale che disumanizza. Lo stile usato è molto bello.

    Tühi ruum “Tühi ruum” (Empty Space) di Ülo PIKKOV per l’Estonia.

    Cortometraggio in Stop Motion dove si vede un’antica casa per bambole, l’ambiente e il mobilio sembrano ferme agli ’40/’50 quaranta del novecento. Dall’armadio esce fuori una bambina bionda sui dieci anni. Passeggia per la casa senza pareti guardandosi in giro, sedendosi, pettinandosi allo specchio ecc. Ogni tanto sembra che qualcosa di inquietante stia per comparire. Si sentono rumori vicini o in lontananza. I mobili sembrano imprigionare la bambina che finisce col chiamare il padre disperata. La cinepresa si alza inquadrando il set, un’anziana signora guarda triste casa e pupazzo.

    Nonostante alla casa manchino le pareti in corto ha un’atmosfera soffocante e un senso di tragedia molto forte. L’autore racconta che un giorno chiamò l’idraulico per un problema e questo, vedendo la casa delle bambole di sua figlia, gli raccontò di quella che apparteneva a sua nonna. Questa era stata regalata alla signora dal padre, un prigioniero politico sotto il comunismo. Che la costruì per lei in carcere.

  • Trovando la storia interessante andò a incontrare la signora e parlando con lei scoprì una storia piuttosto triste. Quando lei incontrò il padre per la prima volta aveva già dieci anni, l’uomo gli portò questa magnifica casa delle bambole, ma lei ormai era troppo grande e non giocava più con le bambole. Iniziò così a guardare la casa immaginando di esserci dentro e chiedendosi come sarebbe stato averla avuta prima.

    Per fare il corto ha utilizzato la casa per le bambole originale, che la signora ha donato a un museo del giocattolo ma di cui è ancora proprietaria. Il pupazzo è stato fatto nel modo più realistico possibile usando come riferimenti le foto di lei da piccola, anche i capelli sono veri e di quegli anni. Il risultato è un corto apparentemente tranquillo ma straniante, tragico e inquietante dove sembra che il padre debba comparire di continuo. Un’ulteriore dimostrazione dell’abilità degli estoni di rendere il dramma usando i pupazzi.

    Casino “Casino” di Steven WOLOSHEN per il Canada.

    Cortometraggio dipinto direttamente su pellicola seguendo la lezione di Norman McLaren e illustrando una musica di Oscar Peterson. Una successione di segni dai colori accesi che trascina nel ritmo. Il corto è nato partendo dalla sigla di apertura per un festival che l’autore ha realizzato in passato. Voleva provare a dipingere su pellicola con l’inchiostro e aggiungere il colore successivamente impressionando la pellicola colorata con la dipinta per contatto esattamente come faceva McLaren.

    Il paragone con “Begone dull care” è immediato, ma la somiglianza è tutta in tecnica e musica. Il film di Mclaren era un trittico dipinto in tre modi differenti, il suo è altro. L’autore ha dedicato il corto al padre e sembra davvero felice di averlo potuto dedicare a lui. Il titolo è dovuto al fatto che nei casinò i colori sono importanti, hanno significati precisi e seguono delle regole. L’autore in trentacinque anni di attività ha fatto trentacinque film, tutti sperimentali e proiettati in festival importanti. Una ricerca continua segno di forte curiosità. All’incontro con la stampa regala a ognuno dei presente un biglietto da visita con un fotogramma originale del film. Di certo non ci si scorda di lui.

    After All “After All” di Michael CUSACK per l’Australia.

    Film in Stop Motion che racconta una storia molto forte. Un uomo va nella casa della madre per portarne via mobili e oggetti dopo la sua morte. Mentre gira per la vecchia casa (senza pareti) ricorda la sua vita con la madre, donna dal carattere forte e accanita fumatrice. Ricordi dove lui resta sempre lui e la madre cambia età. Discorsi forti fatti negli anni durante il loro rapporto turbolento fino alla scoperta del cancro di lei e alla sua fine. Tutto viene raccontato con molta franchezza. La signora non si lamenta che di piccole cose e non rinuncia mai alle sue sigarette nonostante il figlio cerchi di impedirlo. L’impotenza di non poter aiutare ma solo restare a far compagnia fino all’ultimo.

    Un cortometraggio emotivamente coinvolgente. L’autore dice che questo era un corto che DOVEVA fare anche se è stato difficile. Animare pupazzi significa dargli la tua personalità. L’uomo lo ha doppiato lui, la madre l’ha fatta doppiare a sua sorella per imitarne il modo di parlare. Animare la madre è stato mentalmente pesante, neanche il non farla simile alla sua non è servito davvero a renderlo più facile. Il finale, che mostra delicatamente il loro essere pupazzi di un film dando ulteriore melanconia gli venne in mente durante le riprese. Cosa che dice essere molto comune in animazione. Il particolare set senza pareti in realtà è nato per il bisogno di mettere i personaggi in un fondo nero, indispensabile per dare il senso di forte isolamento che li circonda. Gran bel corto.

    Strange Fish “Strange Fish” di Steven SUBOTNICK per gli Stati Uniti.

    Cortometraggio 2D che rende i disegni su carta sperimentali. Una serie di segni su fogli riescono a riprodurre i mutamenti animali durante l’evoluzione dando prima l’impressione di un brodo primordiale ribollente per arrivare a dare a tutto l’aspetto di un fossile in movimento. Appare un pesce dalla struttura ossea visibile che nuota libera nel mare scomponendosi, riallungandosi attraversando lo schermo con una fluidità inspiegabile per ciò che, a vederla, sembra solo una lisca di pesce.

    È uno strano cortometraggio, decisamente interessante. L’autore l’ha fatto mentre lavorava anche a un altro corto e anche la colonna sonora è sua.

    Questo film è nato senza seguire una storia. Il corto è sull’evoluzione e le prime forme di vita. Un periodo in cui esistevano creature che possono considerarsi esperimenti di vita e scomparivano subito. Il modo migliore per sviluppare l’idea è stato chiudersi nello studio e andare avanti continuando a disegnare.

    L’autore insegna cinema d’animazione e sembra che gli studenti (non solo i suoi, anche quelli di un collega in sala) lo ammirino davvero molto. La prima cosa che Marcell gli chiede è se ai suoi allievi insegni a animare come lui. Come insegnante non impone un suo gusto personale, si dedica alle idee degli studenti senza pregiudizi, visto che ama ogni stile d’animazione. Molto attivo sui social posta tutti i suoi film non appena li ha finiti. Li manda ai festival perché è lì che gli appassionati vanno a vederli. Per chiudere dice che il lavoro di professore non gli fa avere difficoltà economiche. Questo gli permette di fare l’animazione che più gli va senza preoccuparsi di doverla vendere, solo per il piacere di farla. Non stupisce che una persona così sia amato dagli studenti.

    Questi erano i corti in gara del terzo gruppo. Sicuramente gireranno ancora molto per festival e rassegne cinematografiche. Magari presto compariranno tutti sulla rete. La presenza di molti corti in stop motion che condividevano il concetto del far vedere il set mostra la volontà di raggruppare i corti consimili, oppure un incredibile caso? Chi scrive è molto soddisfatto della crescita che sta vivendo la Stop Motion.