16 Maggio 2017 19:07

Recensione: REVOLUSHOW di Alessandro Caligaris

Spesso noi recensori di afNews ci illudiamo di monitorare in tempo reale tutte le novità del panorama editoriale italiano di alto livello. E, quasi sempre, la nostra superbia viene punita. In questo caso, mi sono fatto sfuggire un titolo, Revolushow, uscito ormai da qualche mese e pubblicato da una casa editrice torinese, la Eris, di cui abbiamo una grande stima. Sono ragazzi coraggiosi, intelligenti ed il loro impegno fa davvero bene al fumetto italiano. Prende in prestito il nome dalla dea della discordia della mitologia greca, che “rappresenta l’incontro-scontro alla base del farsi della cultura”.

Editano opere che rigettano l’omologazione e tendono invece ad una sorta di rigenerazione culturale spesso affidando tale compito ad autori esordienti ma di grande talento.

Per altro, il graphic novel di Caligaris è proprio quanto di più affine al carattere della dea Eris, descritta da Omero come “una piccola cosa all’inizio” che cresce fino ad “avanzare a grandi falcate sulla terra, con la testa che giunge a colpire i cieli”, seminando odio e sofferenze.

Ecco, le parole di Omero sono la migliore recensione dell’opera di Alessandro, la cui creatività visionaria ha avvertito da tempo (sono andato a leggermi anche la sua precedente opera ”Hoarders”) le onde sismiche dell’inizio della crisi della nostra società, piccole scosse all’inizio ma che si sono trasformate in tsunami di disperazione, disoccupazione, povertà. Epocali migrazioni non solo fisiche ma soprattutto mentali culminate, ma non risolte, nello schiavismo dei social media e dei social network. Una sorta di controllo degli impulsi che, in Revolushow, ubbidisce alle regole dei giochi gladiatori del Colosseo. Una visione dove la morte, la tortura, la guerra dei finti potenti si scatena dando l’impressione agli spettatori (nel nostro caso, lettori) di essere “dentro i fatti”, di comprendere la società, magari influenzando in qualche modo la stessa, ma in realtà nascondendo, camuffando il vero potere.

La storia è la diretta televisiva di uno show dissacrante in un mondo distopico abitato da esseri che apparentemente di umano non hanno più nulla. La violenza viene evocata da un conduttore, King Hashtag, che intervista l’uomo che comanda il Bazura Empire, quindi l’intera città. Ma una rivoluzione incombe nelle strade, altri strani personaggi a capo di bande disumane assediano la sede della Rete televisiva. Il tentativo è quello di essere ripresi nella loro violenza, nel loro gioco gladiatorio. Infatti, tutto viene filmato e mandato in onda in diretta o in video ricostruzioni. In palio, il Potere.

Il “segno” delle chine di Caligaris sono colpi nello stomaco. Sono citazioni da disegni da Centri sociali ma non è trascurata la lezione futurista. Il ritmo è infernale come il mondo evocato. Tutto l’immaginario collettivo dei nostri anni è evocato da una distorsione del disegno continua, implacabile.

Questo lavoro mi ha ricordato la metafora della Cipolla del Peer Gynt di Henrik Ibsen, dove si apprende che le cipolle non hanno un cuore, un centro, ma solo molti strati. Con ironia dolorosa Caligaris sfoglia la sua cipolla, la memoria di una società, forse per cercare ragioni, forse per lanciare un S.O.S. che nessuno può più ascoltare e riconoscere.

[Recensione di Nico Vassallo]

 REVOLUSHOW

di Alessandro Caligaris

(in collaborazione con Antonio L. Falbo)

eris edizioni

(198 pp., Euro 17,00)