12 Maggio 2017 09:56

Fumetto e fumetti: la diversità fa crescere i giovani lettori

Una delle cose belle delle riviste per giovani lettori di una volta (o meglio, del Corriere dei Piccoli – Corriere dei Ragazzi), oltre a un solido e serio impianto giornalistico gestito da una redazione di veri giornalisti (per il periodo in cui c’è stato), pensato per ragazzi e ragazze intelligenti (attento all’attualità, agli avvenimenti del mondo, alla geopolitica ecc., senza falsa moralità e ipocrisie varie) era (sempre nella mia modestissima opinione) avere a disposizione, ogni settimana, una serie di fumetti diversi fra loro non solo come autori, ma anche come generi e stili. Questo dava la possibilità di affinare i propri gusti, confrontandosi con proposte diverse, di non restare congelati su poche cose sempre quelle, di apprezzare fumetti spettacolari di altissima qualità, ma anche fumetti di buona fattura non eccelsi, ma piacevoli, divertenti, interessanti, coinvolgenti, stimolanti…

Ora questa diversità i lettori più giovani (non mi riferisco ai rarissimi fissati di fumetto) devono andarsela a cercare per conto proprio, magari in rete, ma il rischio di fissarsi su poche cose, di perdersi qualcosa di valido e di perdere il gusto dell’esplorazione (e quindi della crescita) è sempre in agguato.

Cosa resta nelle edicole (fisiche o virtuali) di quel tipo di esperienza, variegata, di buona qualità media (con picchi notevoli) e “di massa”, fumettisticamente parlando? La si può avere al prezzo di un solo settimanale? Con in più del giornalismo serio dentro? E diffusa a tappeto?
La risposta è… nelle edicole, virtuali o fisiche che siano, per cui la puoi scoprire da te.

Tutto questo anche per dire che, quando su afNews apprezzo, per esempio su Topolino, storie ritenute “secondarie”, e mi piacciono magari talora persino più di quelle (magari giustamente) osannate presenti nello stesso numero, ho i miei motivi.
Certo, Topolino resta un settimanale mono-brand: ci sono animali antropomorfi targati Disney e, sostanzialmente, basta. Scritti e disegnati da persone diverse, e questo, dal mio punto di vista odierno, è un bene. Ma la cosa finisce lì. Comprensibilmente, visto che, in Italia, questo è il settimanale per giovani lettori “della Disney”. Per cui non ci troverai, per esempio, Asterix, Spirou, Dan Cooper, Pierre Tombal, Lucky Luke, Blake e Mortimer, XIII, Largo Winch ecc. Case editrici concorrenti, personaggi “concorrenti”. Per trovarli insieme, umoristici e realistici e provenienti da editori diversi, dovresti avere un settimanale giornalistico per giovani lettori indipendente dagli editori, il cui scopo sia solo (o, quanto meno, al primo posto assoluto-uto-uto) la crescita dei propri lettori e non (solo) del proprio marchio.

E’ quindi solo una questione commerciale, di proprietà?
Non necessariamente. Nella vicina Francia, a titolo di esempio, il settimanale “Disney”, Le Journal de Mickey, da tempo immemore è stato obbligato per legge a pubblicare una quota precisa di fumetti non Disney, ma francesi (indipendentemente, e giustamente, dal fatto che alcuni autori Disney possano anche essere francesi). Le solite misure protezionistiche alla francese?
Beh… sì. E’ noto quanto ci tengano i francesi alla propria identità culturale. Ma al di là delle motivazioni, questo ha consentito una bella varietà di proposte ai lettori. E senza impedire la diffusione di volumi mono-brand, ovvio. Il vincolo di legge è sui giornali periodici per giovani lettori, non su tutto. E la motivazione è forse vicina (pur se non identica) alla mia, quella che ho esposto a inizio articolo. Favorire la crescita culturale dei giovani lettori offrendo, su un giornale, una varietà di buona qualità (e, nel caso francese, portatrice di valori culturali “locali”).
Per l’Italia mi accontenterei di avere settimanali giornalistici (con veri giornalisti capaci di parlare ai più giovani) per giovani lettori e lettrici (o per famiglie, se preferiamo), che contengano una adeguata quota di buon fumetto europeo (non solo italiano). Sarebbe un vantaggio per tutti, ma soprattutto per il nostro futuro. Sempre, per carità, IMHO.

Una risposta a “Fumetto e fumetti: la diversità fa crescere i giovani lettori”

  1. Caro Goria i bei tempi del fumetto in Italia sono finiti con 1993 (se non sbaglio con la chiusura del corriere dei piccoli) comunque sia proprio come citavi tu con la scomparsa della rivista il corriere dei piccoli.
    Una rivista che ricordo con piacere che infatti portava alla luce vari generi di fumetti che ti portava ad amare questo mondo.
    In quanto al finale del tuo video… secondo me i giovani se intendi la fascia dai 4 ai 13 anni di fumetti non ne seguono per niente.
    Credo che ormai siamo al declino del fumetto in Italia, l’unica cosa che rimane siano i cosplay che si confondono con il fumetto.
    Gli unici che seguono il fumetto secondo me vanno dai 15 ai 30 e poi il target estinzione (di cui mi ci metto pure io)
    31 ai 60.
    Manca uno sguardo verso la fascia dai 4 ai 13 anni quella che ho avuto io per mia fortuna !
    Non credo che agli editori possa interessare in Italia questa mancanza, per l’oro siamo sempre in crisi, crisi e crisi.
    Un saluto dal fumettista maledetto che ti ringrazia per il tuo lavoro e per i tuoi articoli!
    Grazie di cuore!

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