14 Aprile 2017 10:09

Sotto18 Film Festival 2017. Il cinema d’animazione al festival tra anteprime nazionali e retrospettive.

Dal 31 marzo al 7 aprile si è svolto a Torino il Sotto18 film festival. Nonostante il tempo dedicato al cinema d’animazione sia diminuito ci sono state proiezioni importanti di cui è giusto parlare.

Già il primo giorno il festival ha avuto inizio con la proiezione, in anteprima italiana, del lungometraggio animato “Revengeance”, ultimo film realizzato da Bill Plymptoon e Jim Lujan, che nonostante i cambi di orario e la poca pubblicità ufficiale all’evento è riuscita a attirare un numero di appassionati maggiore di quelli che si è soliti per i film Indi mandati ai festival.

Presentava l’evento Eugenia Gaglianone, che ha raccontato come si sia riusciti a mandare il film quasi per caso, solo perché qualcuno le ha fatto conoscere il produttore del film (Marco Milone) il quale è stato ben felice di poterlo far proiettare in anteprima durante un noto festival italiano.

Il pubblico a fine spettacolo era entusiasta. Il film è appassionante e i sottotitoli erano ben fatti. L’unico rammarico degni organizzatori è stato non aver potuto invitare il produttore.

Ma Eugenia Gaglianone non ha fatto solo questa proiezione. Insieme a Andrea Pagliardi di ASIFA Italia ha organizzato la serie di tre proiezioni “Animazione oltre Cortina”.

Eugenia Gaglianone e Andrea Pagliardi.

Si è trattato di tre spettacolo che riunivano insieme una serie di cortometraggi prodotti durante il periodo della guerra fredda in: Jugoslavia, Cecoslovacchia e Polonia ben mischiati tra di loro. Corti rivoluzionari per tecnica e messaggio molto noti tra gli esperti e riconosciuti come capolavori indiscussi dell’animazione da praticamente tutti i critici. Ma purtroppo quasi sconosciuti al grande pubblico.

“Ispirazione”. di Karel Zeman

Dopo averli visti tutti e tre gli appuntamenti chi scrive deve dire che in tutte e tre le proiezioni c’è stata una gran affluenza di pubblico. Non una sala piena, ma è stato quasi una sorpresa per gli stessi organizzatori vedere quante persone siano venute a vedere la loro rassegna di corti.

“Surrogato” di Dusan Vukotic

Un successo che può portare la direzione del festival a fare maggiori eventi di questo tipo in futuro sempre incentrati su cortometraggi fatti in quegli anni oltre la cortina di ferro.

“Il labirinto” di Jan Lenica.

Tutti cortometraggi mandati sono capolavori alcuni molto noti e altri meno. La novità di queste proiezioni è stata anche quella di mandare per la prima volta le edizioni restaurate in digitale HD. Questo ha voluto dire vedere le immagini con una pulizia che le vecchie copie in pellicola difficilmente avevano. Sembrava quasi di vedere i corti per la prima volta.

“La mano” di Jiri Trnka

I dibattiti a fine proiezione sono stati davvero utili per capire meglio come venivano presentati questi corti, che diffusione avessero e quale fosse l’influenza che avevano sul pubblico.

“L’uomo che doveva cantare” di Milan Blazekovic

I cortometraggi animati non erano fatti per propaganda. Gli artisti erano liberi di fare il film che volevano e lo stato pagava interamente la produzione. In Polonia negli anni sessanta vennero prodotti oltre cento cortometraggi sperimentali l’anno. La loro ispirazione veniva dall’incisione e dalla grafica, ma non mancarono ricerche approfondite per le musiche, alcune composte da importanti sperimentatori.

“Cappuccetto nero” di Piotr Dumala.

In Cecoslovacchia il governo puntava sul rendere ancora più viva l’arte popolare e finanziava corti tratti da fiabe e realizzati con pupazzi che si collegassero alla grande tradizione del teatro di burattini. Pupazzi che dovevano sembrare pupazzi, dallo sguardo fisso e senza espressioni ma che inclinati e illuminati con maestria riuscivano a comunicare una gamma di emozioni infinite.

“il canto della prateria” di Jiri Trnka

In Jugoslavia l’animazione discendeva direttamente dalle vignette di una nota rivista satirica e criticava in modo diretto le contraddizioni della vita moderna o il consumismo occidentale.

“Il cavallo” di Witold Giersz.

I corti venivano mandati al cinema, spesso prima dei film. Ma dagli anni sessanta in poi vennero mandati molto in televisione. Bisogna specificare che la maggioranza di quelli che avevano una morale non venivano fatti per propaganda politica, ma per fare educazione civica. Come avveniva in Canada, dove una forte produzione di cortometraggi mostrava gente volenterosa e sempre pronta a costruire un futuro migliore.

Chi scrive si augura che faranno molte altre rassegne simili in futuro