25 Marzo 2017 10:00

Da Genova parte parte il volo del Clown: Arteprima Animation nel mondo di Quentin Blake

Arteprima è una realtà alquanto peculiare nel panorama del mondo artistico nazionale: si potrebbe definire una e trina, essendo in qualche modo “strutturata” per aree tematiche che comprendono al suo interno tre ambiti distinti, ovvero “Design”, “Cultura” e “Animazione”. Un approccio basato anzitutto sul progetto disegnato su carta e poi sviluppato digitalmente, in un compromesso cercato e voluto costantemente tra scelta dei materiali, forma e struttura da un lato e parametri tecnici ed economici dall’altro, in modo che ogni elemento abbia una propria essenziale ragion d’essere. Arteprima si occupa anche di allestimento mostre, progetti editoriali offrendo una precisa direzione artistica, garantendo cura e presenza in ciascun passo del lavoro creativo. Oltre a ciò, si impegna a scandagliare il mondo dell’animazione in tutti i suoi aspetti poetici ed espressivi, sperimentando linguaggi in cui la cura della colonna sonora risulta ancor più importante per la scelta precisa di non ricorrere ai dialoghi. Tra i tanti progetti, da citare assolutamente quello che potrebbe definirsi l’ultimo autentico film realizzato con la supervisione di Emanuele Luzzati, in collaborazione col Museo Luzzati di Genova, ovvero “GENOVA. Sinfonia della Città”; e l’ultimo, eccezionale progetto che prevede la trasposizione animata del capolavoro dell’illustratore Quentin Blake, “Clown”.

Proprio in occasione del lancio della campagna di crowdfunding relativa a quest’ultima sfida, abbiamo chiacchierato con il fondatore e “anima” di Arteprima, Luigi Berio, nel suo studio-atelier in Sottoripa, a Genova.

Di seguito, la prima “puntata”:

GZ: Dunque, Luigi, trovandoci a ridosso della prossima Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna – cui, tra l’altro, parteciperete con uno stand dedicato al progetto – comincerei parlando proprio di “Clown”, ovvero l’idea di trasporre in animazione il capolavoro del grande illustratore Quentin Blake.

LB: Come per Luzzati, lo spunto iniziale è venuto dal desiderio di poter lavorare con uno dei propri “maestri”. Il primo contatto con Quentin lo avemmo quando ci occupammo dell’organizzazione della mostra dedicatagli al Museo Luzzati, che faceva parte di un più ampio programma in cui si indagavano i vari aspetti delle arti e degli artisti in qualche modo rincoducibili a Luzzati. Dopo varie insistenze e un incontro a Londra, Quentin venne a Genova e da questa visita nacque Il mondo di Quentin Blake“, forse la prima vera personale sul suo lavoro e la sua concezione dell’arte, ovvero non legata strettamente alle sue tante collaborazioni e alle opere a lui ispirate o a cui ha prestato le sue magnifiche illustrazioni. Rimasto entusiasta sia della mostra che del catalogo e dalla visione di “Sinfonia della Città” (che gli proposi al primo incontro!), ci lasciammo con l’ipotesi di lavorare ancora insieme.

Luigi Berio con Quentin Blake a Genova.

Questa eventualità si è poi concretizzata con la pubblicazione di “Tre civette sul comò“, un libro lasciato incompiuto da Lele che il direttore del Museo Luzzati, Sergio Noberini, decise di proporre a Quentin, che noi curammo nella veste editoriale e che è diventato uno dei best seller della Tate Gallery di Londra. Quando mostrai “Genova. Sinfonia della Città” a Quentin, lui ne restò subito conquistato e se lo riguardò per tre volte: per me che sono cresciuto con cinque grandi maestri in testa (Luzzati, Blake, Mordillo – di cui curammo la comunicazione per una mostra al Luzzati – Franco Balan e Flavio Costantini) venire riconosciuto da uno di loro, con tale entusiasmo, ha rappresentato il coronamento di un sogno d’infanzia.

GZ: I frutti dell’incontro con Blake non si limitarono agli attestati di stima…

Esatto. All’epoca venne anche la promessa di realizzare un film d’animazione insieme, ma ci volle un po’ prima di trovare il soggetto giusto. Finché mi ritrovai in mano uno dei suoi libri che, letto in precedenza, non mi aveva particolarmente colpito: “Clown” (1995). Mi parve una sorta di “chiamata”. Due anni dopo esserci salutati a Genova davanti all’aereo che lo avrebbe riaccompagnato a Londra, finalmente telefonai a Quentin per annunciargli che avevo individuato lo spunto per me ideale: a sorpresa, ma non troppo, scoprii che era lo stesso cui avrebbe pensato lui. “Clown” dopotutto è l’opera in cui si Quentin si identifica di più, quella in un certo senso più “difficile” e meno amata dai genitori… ma paradossalmente è anche il libro più ristampato del suo catalogo! Un libro senza parole che entusiasma di certo le anime “controcorrente” quanto insospettisce chi cerca solo prodotti che siano “rassicuranti”.

In passato vi furono tentativi di animazione dei lavori di Quentin, per esempio con Patrick” (che fu anche la sua prima esperienza con la letteratura per l’infanzia, dopo anni di lavoro in bianco e nero rivolto a un pubblico generalista), o la sigla musicale con gli Hoompa Loompa per il musical ispirato a La fabbrica di cioccolato di Roal Dahl (che però venne presto ritirata); ma la sfida che ci siamo lanciati è quella di raccontare proprio “quel” Clown, non di darne una nostra personale interpretazione. Molti si sono chiesti perché, dopo averne negato i diritti alle grandi major, Quentin abbia accettato di fare questo film proprio con noi. Ebbene, io credo che valga un principio di fondo: ci siamo conquistati la sua fiducia attraverso il nostro modo di fare le cose, con artigianalità coltivata nel tempo e con la cura e l’attenzione che dedichiamo a tutto ciò in cui ci impegniamo.

GZ: Il titolo del film, completo, è proprio “Quentin Blake’s Clown“…

LB: Avere Quentin nel titolo, oltre a “nobilitare” la figura del protagonista principale, serve anche a caratterizzare l’opera: il libro E’ il film, a prescindere da chi lo realizza. Non ho l’ambizione né la pretesa di farne qualcosa di originale e a sé stante; la nostra vera peculiarità consiste invece nell’adottare metodi e istanze che nascono da un’analisi approfondita del libro. Il “bianco” della carta, la “regia” dell’impaginazione – unico nel suo genere, Quentin dona a questo elemento una fondamentale importanza – la preparazione del “cosa sarà?”, il concetto stesso del “turn-the-page”, del girare la pagina come se si trattasse di un vero e proprio “montaggio”… Trattandosi di un’opera senza parole tutto ciò assume un valore ancora più rilevante, in cui ogni scelta dell’autore diventa basilare, anche l’uso di uno spazio “vuoto” al posto di uno “pieno”. In sintesi, i dettagli sono unicamente dove DEVONO essere, mai ripetuti, e il lettore è chiamato a sua volta a fare uno sforzo, anche mnemonico, per restare al passo con la trama. Come non banalizzare un simile perfetto meccanismo? Quali scelte, anche nell’animazione, intraprendere? Come rendere quel “bianco” che rimane “carta presente”, come evitare che tutto si traduca solo in un clown che corre sopra un foglio di carta? E riguardo al sonoro? Per quanto si tratti di un’opera “muta”, nella propria mente lo spettatore, così come il lettore del libro, inevitabilmente “sentirà” una voce e dei suoni.

Sono anni che ne discutiamo tra di noi, e con Quentin.

Quentin Blake con il suo “Clown”.

GZ: Blake vi ha dato dei riferimenti su cui basarvi?

A proposito della recitazione del clown, Quentin cita sempre i “volti bianchi” del capolavoro di Michel CarnéAmanti perduti” (Les enfants du paradis, film prediletto anche da Giulio Gianini, storico partner di Lele Luzzati in campo animato, n.d.G.), e predilige una fisicità “alla Buster Keaton“, mentre per me il riferimento basilare resta la mimica di Charlie Chaplin. Dal libro abbiamo ricavato non meno di 88 espressioni diverse per il personaggio, ma la colonna sonora si è deciso che non sarà basata sulla mimica. Sarà affidata ancora a Stefano Cabrera: tutte le musiche, nel nostro modus operandi, nascono in parallelo con la lavorazione delle scene: in “Genova. Sinfonia della Città” abbiamo fatto un vero e proprio collage delle variazioni sul “Capriccio” di Paganini, genovese come noi, che ritenevamo si abbinasse molto bene con i ritagli grafici di Luzzati.

Quentin ha un approccio differente: narra storie attraverso l’inchiostro, ed esprime gli stati d’animo tramite l’uso degli acquerelli: coloritura e orchestrazione. Mettendo una pagina accanto all’altra, gli espedienti narrativi assumono ulteriore importanza, così come l’uso del bianco o delle cornici. In “Biancaneve” il bianco è il nulla, in “Clown” è “carta piena”!

Ogni volta ci ritroviamo a discutere e ridiscutere, ad approvare e ad accantonare, soluzioni che dovrebbero portarci a “vedere” realizzato ciò per ora è una direzione nella nostra testa, nascosta nei nostri occhi. Vogliamo evitare l’effetto tridimensionale, ma al contempo anche quello dell’immagine “che frigge”; dobbiamo ottenere una perfetta sintonia di colore e musica… è una tela di Penelope, ma siamo convinti che i limiti che ci imponiamo saranno anche la guida per la riuscita del nostro lavoro: è una regola che ho imparato da Luzzati. A prescindere dalla sua “bellezza”, la peculiarità del nostro film sarà proprio in questo suo possedere un’identità forte, frutto dei tanti paletti che abbiamo di volta in volta piantato e divelto, nel rispetto totale della “potenza” dell’opera originale.

GZ: in sintesi, come si potrebbe definire la vostra “concezione” di “Clown”?

Il senso di “Clown”, per noi, è in quella figura “sospesa nella pagina”.

Dove andrà a cadere? Per chi, come Quentin, ha votato la propria vita alla ricerca dell’immagine, fare animazione non sempre risulta facile e comprensibile. La sua visione è concentrata sullo “scatto”, sull'”istantanea”. Ma per noi, il dilemma è: quale scegliere tra queste? Si rischia ogni volta di perdere quella che era il preciso punto di vista dell’autore, la SUA propria visione, l’unica tra le altre possibilità. In cambio, però, guadagni il MOVIMENTO.

Anche qui si tratta di decidere quale.

I “voli” contenuti nel libro, in cui il Clown resta sospeso o viene “lanciato via”, sono uno dei temi chiave di Quentin, ovvero “l’essere per aria”. Noi proveremo a mantenere nella versione video anche questo elemento, questa “sospensione”. A tale scopo l’importanza del sottotitolo “THROWN AWAY” (Gettato Via) che, tra l’altro, intende distinguere nettamente il film dalla confusione con i tanti, troppi pagliacci e giocattoli “orroriferi” che infestano il web! – ma rimanda anche alla natura del protagonista, un oggetto in cerca di affidamento e di qualcuno con cui instaurare un rapporto di mutua assistenza. Per me Quentin è Clown, i loro volti si sovrappongono, anche lui “fa le facce” mentre disegna! Anche la sua generosità lo rispecchia…

Ciò che distingue ulteriormente questa storia da altre che potrebbero sembrare analoghe, come per esempio la saga Pixar di Toy Story“, è il rapporto del Clown con il mondo infantile: i giocattoli qui non prendono vita all’insaputa di tutti gli esseri umani, ma hanno con i bambini un rapporto privilegiato, paritario, come in “Calvin & Hobbes“… al punto che il protagonista riesce pure a mimetizzarsi ad una festa in maschera!

Nei 12 minuti previsti per la durata del film, non punteremo su gag e colpi di scena finali: il nostro processo di maturazione ci ha portati a superare la nostra primitiva concezione del cinema di animazione, anche grazie al fruttuoso dialogo con Quentin, il quale avrà comunque il potere di veto definitivo a prescindere dall’esito della campagna di crowdfunding che abbiamo fatto partire.

[N.d.G.: Quello di CLOWN è un progetto speciale che siamo convinti nel sostenere e incoraggiare, e invitiamo chi legge a fare altrettanto: manca poco più di un mese al termine della campagna Kickstarter per finanziare la realizzazione di questo “cartone animato” speciale. C’è tempo solo fino al 30 aprile per partecipare e conquistarsi bozzetti, disegni e il film in anteprima.]
www.piccoloclown.it

https://www.kickstarter.com/projects/arteprima/quentin-blakes-clown-thrown-away

L’unico giudizio che conta è il suo: noi continueremo a lavorare fino a quando giungeremo all’altezza delle sue aspettative.

Per quanto ci riguarda, non vediamo l’ora di assistere al volo di Clown, che – ne siamo certi – non finirà con una caduta…

Ma che altro fanno, Luigi e la ciurma di “Arteprima”? Lo scopriremo nella prossima puntata!

Parafrasando il cuntista e puparo Mimmo Cuticchio: “per questa volta vi salutiamo e un’altra volta, ancora, ve la raccontiamo”!