24 Marzo 2017 07:25

Ricordando il Fish & Chips festival e la proiezione di Belladonna of sadness e Peep Show.

Il 19 gennaio nel cinema Massimo di Torino il Fish & Chips Film Festival, Festival internazionale del cinema erotico e sessuale aveva aperto la sua edizione con una doppia programmazione animata speciale; la proiezione del cortometraggio “Peep Show”, nuovo lavoro di Rino Stefano Tagliafierro, seguito dall’anteprima nazionale della versione restaurata in 4K di uno dei film d’animazione cult dell’animazione giapponese “Belladonna of Sadness”. Il tutto sotto la cura di Emiliano Fasano di Asifa Italia in collaborazione col museo del cinema.

A aprire la serata è stato “Peep Show”, presentato dal suo autore affiancato da Emiliano Fasano, Chiara Pellegrini, direttrice del festival e un uomo del museo del cinema a cui chiedo perdono di non aver segnato il nome.

Chiara Pellegrini e Rino Stefano Tagliafierro

Il corto è nato in conseguenza alla lavorazione di “Beauty”. Il precedente corto di Taliafierro, fatto a partire da celebri quadri animati con magica lentezza che ha girato alcuni dei maggiori festival del mondo ottenendo successi e premi e di cui si era parlato a suo tempo qui.

Uno dei quadri animati

Mentre lavorava e cercava quadri che potessero far parte del suo racconto si è imbattuto in molte opere che, per quanto belle, non sarebbero potuti essere aggiunte perché di soggetto troppo esplicito. Nasce così la decisione di farne uno dove mettere tutto ciò. Un corto di quadri “Segreti” fatti per essere visti da pochi. Questo ha fatto nascere il collegamento al Peep Show, le macchinette che tra ottocento e primo novecento venivano esposte nelle fiere e in cui, inserendo una moneta, si potevano vedere sequenze di foto su vari soggetti, soprattutto erotico.

Tagliafierro raccontando l’idea del corto dice che questo è fatto per essere visto di nascosto, al buio da soli e nella propria stanza ricreando la sensazione di segreto che gli antichi tendoni da fiera dovevano dare. Per aumentare ancora di più la sensazione su internet per vedere il corto chiede il versamento di un euro tramite Pay pall (potete farlo qui ) , ma quella era una serata anomala, hanno potuto vederlo tutti gratis.

Fasano, che ha già visto il corto, fa un paragone con “Beauty” facendo notare l’evoluzione del concetto. Ma Tagliafierro lo corregge, in realtà, sono diversi perché è diverso quello che voleva mostrare.

In Beauty mostrava il momento rappresentato nel quadro animandolo e legandolo a altri quadri, in questo doveva mostrare un’azione, per farlo doveva raccontare anche il momento prima e dopo l’immagine del quadro.

Vedendo il corto si deve dare ragione a Fasano, la sensazione che la narrazione sia avanzata c’è. L’animazione delle figure dipinte, già incredibile in “Bauty”, è ancora più estesa e fluida. Il carattere tra lo scanzonato e l’eccitante delle varie scene pervade il corto e costringe lo spettatore a guardarlo molto attentamente e con trasporto. Questo corto non sfigura affatto accanto a Beauty e ne costituisce un proseguimento degno. Ma da vedere di nascosto, non perché sia un vizio da nascondere ma perché è un piacere che si vuole mantenere per se, senza condividerlo.

Tagliafierro ha anche rivelato di stare finendo il suo nuovo cortometraggio, fatto in uno stile completamente diverso degli ultimi due. Non possiamo che aspettare con gioia di vederlo.

Viene chiesto a Tagliafierro se conosce “Belladonna”. Lo aveva visto molti anni fa e recentemente ha tentato di rivederlo in un festival giapponese tenutosi nell’aereoporto di Sapporo. Ma l’enorme folla già registrata aveva reso impossibile la cosa e scatenato la calma ilarità del venditore di biglietti giapponese alla sua richiesta di un biglietto.

Il film è presentato da Emiliano Fasano che per iniziare da un quadro preciso dell’animazione del 1973, anno in cui il film usciva. Quel periodo tra anni sessanta e settanta che sull’onda delle contestazioni e dei rinnovamenti ha fatto emergere l’animazione per adulti. Un tipo di animazione che per motivi sia stilistici che di contenimento dei prezzi era ( e è ancora) fatto in animazione limitata. Fondali molto curati su cui si muovevano, poco, figure in stile underground. Esempi vengono fatti negli usa e in Europa. Il Giappone venne colpito e Osamu Tetzuka, spinto dalla sua grande creatività e dalla voglia di sperimentare sempre nuovi stili e temi, in amichevole competizione con chiunque decise di produrre qualcosa che potesse collegarsi al fenomeno. Nasce così “Belladonna of Sadness” tratto da un romanzo europeo ambientato nella Francia medievale e con la regia di Eichii Yamamoto.

 

L’animazione limitata mette in maggiore risalto la bellezza del tratto. Molte scene sono disegni a matita colorati a acquarello o ecoline in carrellata accompagnati da una voce narrante più animazioni. Uno stile di disegno molto in linea con la psichedelia anni 60, che mostra di conoscere molto bene l’arte nell’animazione e fumetti che stava scuotendo il nord America e l’Europa. Si notano influenze provenienti dai lungometraggi di Ralph Bakshi e da fumetti tra cui spicca, evidente e inevitabile, Barbarella .

Il film ha una storia dalla forza incredibile. Con toni da fiaba si parte nella raccontando di Jean e Jeanne, bellissima coppia innamorata da sempre che decidono di sposarsi. Ma il principe impone un pagamento altissimo e la principessa decide che se non hanno soldi la giovane dovrà rimanere a corte, dove verrà abusata da tutti i nobili presenti nel castello.

Subito tutto diventa violento. I due non possono opporsi al volere e la ragazza viene violentata mentre il ragazzo è deriso e buttato fuori. Dopo il ritorno a casa di una traumatizzata Janette ogni cosa tra loro è cambiata e la disperazione regna. In quel momento di silenzio gelido si manifesta a Jeanne uno stano essere, un demone che racconta di essere stato evocato da lei durante la violenza, dice di amarla e che realizzerà i suoi desideri.

Inizia così l’ascesa sociale di Jeanne, che diventa talmente influente da scatenare le ire della principessa e dover scappare nel bosco. Abbandonata dal marito e da tutti scoprirà la vera libertà grazie al demone che la ama. Jeanne diventa la strega benevola che aiuta i suoi concittadini, ma l’invidia dei potenti non permette a questa situazione di durare.

Il film è tragico, Jeanne diventa l’immagine di tutte le donne sfruttate e condannate dai potenti senza alcuna speranza di libertà. Tutto finisce con un pianto corale di donne che diventano lei, ma riesce a chiudersi con un’immagine positiva. Quella di un’incisione che mostra le donne in prima linea durante la rivoluzione francese. Decise a cambiare il mondo.

Un film che sconvolge nel profondo e lascia dentro un tremito d’esaltazione. La storia, la regia, l’abilità nell’alternare animazione limitata a carrellate di fondali unite alla magnificenza artistica del tratto ti fa chiedere perché non ne abbiano fatti altri su questi temi, sarebbe potuta essere una rivoluzione.

Domande che non hanno mai risposte piacevoli.

La sala si svuota e si sentono da ogni spettatore commenti su quanto il film li abbia colpiti. Rino Stefano Tagliafierro mi dice, anche lui scossa, che sarà perché era giovane e la qualità della copia scadente, ma non se lo ricordava così bello.

Si esce dal cinema pieni di emozioni pensando alla storia tragica, triste ma coraggiosa di Jeanne e Jean.

Chi scrive consiglia di cercare il film e guardarlo. Ha immagini forti e un tratto fortemente legato al periodo in cui venne fatto. Ma la storia sarà sempre attuale.

Scusate il ritardo nel parlarne.