22 Marzo 2017 08:00

In edicola ci sono 7 sfere di cristallo!

Ora tocca a un nuovo dittico, composto da Le Sette sfere di Cristallo e Il Tempio del Sole. Avventura avventurosa (col condimento di gag a cui ormai dovresti essere avvezzo e affezionato) in perfetto stile Indiana Jones. Solo che Indiana arriverà decenni più tardi, persino dopo le avventure esotiche dei Paperi di Carl Barks. Infatti la prima parte di questa storia viene pubblicata, a strisce in bianco e nero e a puntate sul quotidiano Le Soir, dal 16 dicembre 1943 al 2 settembre 1944. Quindi, seguendo le avventure tragiche e vere della seconda guerra mondiale, il racconto viene sospeso per due anni e tornerà soltanto a guerra del tutto finita, il 26 settembre 1946, a colori, sulle pagine della neonata rivista per ragazzi Tintin, dove andrà a fondersi senza soluzione di continuità con quella che noi oggi consideriamo la seconda parte. Diventerà un albo di (sole) 62 tavole nel 1948.
La depressione sarà compagna di Hergé in quei due anni a cavallo tra la fine della guerra e la nuova Europa liberata dal nazifascismo. Le accuse di aver collaborato con l’invasore (per aver pubblicato i suoi fumetti su Le Soir “occupato” dai nazisti) con due arresti, il rischio di finire sotto processo e fare la fine di alcuni suoi amici (tanto da pensare addirittura a fuggire all’estero), il salvataggio da parte dell’eroe della Resistenza belga, Raymond Leblanc, che lo volle a dirigere la nuova rivista che avrebbe portato il nome del suo famoso personaggio (che aveva allietato, nei limiti del possibile, la popolazione durante l’occupazione e lo stesso Leblanc)… Uno stress totale (nonostante l’assoluzione dalle accuse) che rimetteva in discussione tutta la sua vita precedente, le sue amicizie, i suoi valori, le sue “ingenuità”, per proiettarlo poi in una nuova vita, e poi in un’altra ancora.

Ma facciamo un passo indietro.
Per questo racconto d’avventura Hergé si è avvalso della collaborazione di un amico, suo complice letterario di lunga data, Jacques Van Melkebeke, che gli porterà, come d’uso, un bel contributo di riferimenti culturali per lo sviluppo del progetto. Melkebeke avrà grossi problemi dopo la guerra, anch’egli accusato di collaborazionismo e quindi privo, nel dopoguerra, del permesso per poter lavorare. Saranno proprio il suo amico Hergé e il partigiano Leblanc a dargli del lavoro su Tintin, senza farlo figurare ufficialmente, onde aggirare il divieto di lavoro. L’altro amico impegnato con Hergé era Edgar Pierre Jacobs, il cui massiccio contributo andava dal colore, alla creazione degli sfondi e degli ambienti, oltre a fornire, anch’egli, un contributo di idee (nel caso specifico, pare che l’idea delle sette sfere sia farina del suo sacco).  Le idee finivano nell’elaborazione narrativa di Hergé che ne utilizzava alcune, ne scartava altre, sempre alla ricerca della soluzione migliore, creando la propria personalissima storia. Ma questi contributi spiegano la presenza di cose che non facevano parte della cultura letteraria di Hergé (come, per dire, i collegamenti con le avventure di Verne), che era più attratto, come sappiamo, dalla cronaca geopolitica, dal mondo dei suoi giorni, che cercava di raccontare ai suoi giovani lettori usando l’artifizio dell’avventura.
Abbondante documentazione, nei limiti imposti dal periodo drammatico, non senza qualche comprensibile errore storico qua e là (oggidì, con Internet, gli autori, invece, non hanno più scuse). Nulla che infici la narrazione, naturalmente.

Niente spoiler, certo. La storia è da leggere come si deve. Per quanto attiene alla mummia (c’è una mummia?!)… dovresti trovare informazioni e fonti documentali nel volume in edicola, suppongo. Viceversa, fai click qui, se non hai troppa paura!


Qui di seguito, come d’abitudine ormai, un piccolo estratto dal mio carteggio con la redazione Rizzoli Lizard al tempo eroico della revisione e traduzione ex novo dell’intera serie in italiano, per la quale curai, nei miei limiti, l’aderenza filologica. Stavolta, però, invece delle email, ti mostro il carteggio fatto via PDF con note a fianco delle tavole, con la squisita Elisabetta Sedda, che, tra l’altro, mi collegava anche col bravissimo traduttore Giovanni Zucca. E’ stata una bella avventura!

E se vuoi farti una cultura…


Fonte: https://www.afnews.info/wordpress/tag/tintinedicola/