8 Febbraio 2017 07:40

L’isola nera spunta in edicola!

Tintin e Milou puntano decisi verso la rocca che sorge su quell’isola scura… Già la copertina della settima storia del giovane reporter (in edicola dal 9 febbraio 2017) propone mistero e avventura.
Uscita dal 15 aprile 1937 al 16 giugno 1938 a puntate su Le Petit Vingtième, L’isola nera verrà raccolta in albo da Casterman già nel 1938, per essere poi riproposta a colori nel 1943 e un’altra volta ancora, risistemata (su richiesta dell’editore britannico) nella versione attuale, in albo nel 1966. Già solo la storia delle revisioni è spunto per un racconto a sé. Qui però basta accennare che Tintin cerca di rendersi utile… e gli sparano, poi un aereo si schianta e stavolta si va in Gran Bretagna, quindi Tintin rischia di essere ucciso altre volte, e si va a finire in Scozia, famosa terra di… gorilla?
Ogni cosa ha le proprie motivazioni… Intanto goditi aerei, automobili, treni, pompieri, ambientazioni, suspense, gag,.. e persino una nota sul freno Westinghouse che non c’era nemmeno nell’originale francese (tanto meno nelle traduzioni precedenti a quella del bravo Giovanni Zucca del 2011).
E qui di seguito solo qualche immagine dalle varie versioni, non scannerizzate, ma fotografate intenzionalmente male e in dettaglio, per dare giusto la sensazione degli originali senza toglierti il piacere di poter desiderare di comprare almeno i ricchi volumoni che ne contengono a bizzeffe… se sei un collezionista. Se invece sei semplicemente un lettore, leggi la storia!

(ovviamente copyright Hergé/Moulisart)

Nota per super fan – ecco il testo della mia nota alla redazione in cui suggerivo di mantenere il nome del sistema frenante espressamente citato nel testo originale, inserendo una nota esplicativa a piè di pagina per gli odierni lettori italiani:
“… Tavola 33 – vs. pagina 35 – vignetta 2: il freno Westinghouse (mitico impianto frenante ad aria compressa, tipico delle ferrovie inglesi, mi pare del sud, da un certo periodo in poi, non ricordo se prima della guerra o dagli anni cinquanta – ma i dettagli tecnici qui non importano) può essere poco noto ai lettori… Manteniamo l’originale perché, come si diceva ecc. ecc., ma, se si vuole, si può aggiungere una nota a piè di pagina del tipo: “Freno Westinghouse: sistema frenante ad aria compressa”…”
Chi ama treni e relativo modellismo avrà sicuramente apprezzato.

Note per super super fan – se quella precedente ti ha suscitato interesse, ecco alcune delle tante altre note dal mio carteggio redazionale del 2011: potrai divertirti a vedere cosa è stato fatto, in questo albo, in base ai miei suggerimenti (come sai, per quella nuova traduzione io mi occupavo dell’aderenza filologica e dei dettagli connessi) e cosa no (erano suggerimenti, mica ordini!).

Tavola 29 – vs. pagina 31 – ultima vignetta: la scritta nell’originale è intenzionalmente in inglese, manteniamola così, dai. E’ vero che tanto ci sono svariate altre piccole incongruenze già nell’originale (la gioia di noi esperti, che ci scriviamo libri e articoli, ehehe!), ma non ne aggiungerei altre di nostra sponte. La scritta in inglese fa “british” nelle intenzioni di Hergé (e dei suoi collaboratori per questa versione del racconto) e, confermo, è intenzionale. Non c’è nemmeno bisogno di una  nota con la traduzione, perché ci pensa il bobby a darla al lettore…
 
Tavola 32 – vs. pagina 34 – vignetta 9: questo è un errore noto (fra noi fissati di Tintin, intendo, oltre che nella francofonia); come da sceneggiatura, a pronunciare la frase “Que se passe-t-il encore?” NON è Tintin, ma il viaggiatore accanto a lui, che ha già visto passare di corsa i due furfanti poco prima. Purtroppo il disegnatore a suo tempo sbagliò nel fare la coda del fumetto, mettendola accanto alla testa di Tintin, invece che a quella del viaggiatore… Nell’originale (colore, ultima versione) è rimasto così, almeno fino all’edizione degli anni settanta-ottanta. Non so se oggi sia stata corretta da Casterman, ma tutto sommato forse no: fa parte dei tanti piccoli “blooper” che fanno, come dicevo, la gioia degli esperti e dei collezionisti. Che si fa, allora? Si corregge la traduzione, o no? L’edizione Lizard precedente la corresse in “Si levi di mezzo!…”, facendo finta che fosse riferito al cameriere.  In realtà, come ho detto, non è così e, per giunta, Tintin non si rivolgerebbe mai in modo scortese all’innocente cameriere, tant’è che, invece, gli dice un corretto e gentile “Attenzione” subito dopo, quando questi si muove. Lasciamo “Che altro succede, ora?” anche se è evidente che non sta succedendo nulla di nuovo in quel momento? Bel quesito, eh? ;-) Personalmente azzarderei una variante “coraggiosa” (poi, nelle conferenze (?) spiegheremo tutta la faccenda, per il piacere degli astanti): “Dove sono finiti?!” (o simile), che non sarà in conflitto ne’ con il balloon, ne’ con il contesto, ne’ con il senso della sequenza (che, in effetti, serve per dare lo spunto alla gag con Milou). Che ne dite?
 
Tavola 52 – vs. pagina 54 – vignetta 8: la traslitterazione “jiu-jitsu” (con la “I” tra J e U) è vecchia, oggi di solito si traslittera “ju-jitsu” o “ju jitsu” o anche “jujitsu” (oppure jūjutsu 柔術, ma non è necessario andare così di fino) – vignetta 9: lasciamo il termine “savate” [arte marziale francese] ché è molto noto nell’ambito delle arti marziali. Se mai, mettiamo una nota a piè di pagina per i bambini. Eh? Ah, sì, sono anche un appassionato (e praticante) di arti marziali… :-)
 
Tavola 54 – vs. pagina 56 – vignetta 10: io NON tradurrei nulla, nel biglietto. Non è indispensabile, creerebbe problemi di coerenza con la grafica originale del foglio.
 
Tavola 62 – vs. pagina 64, prima vignettona: non toglierei il british “Glasgow Edition”. Idem per “price”. Non traduciamoli: non serve e rovina la grafica. La testata è più bella se è “come l’originale” e questa era l’intenzione evidente dell’autore. Ok, per la scritta fine, certo! :-) Notiamo, invece, una delle incongruità dell’originale: la testata è assolutamente british, ma le colonne di testo sono tutte in francese. Più che l’edizione di Glasgow, sembra quella di Bruxelles! Eheheh! Ovviamente ciò non ci tocca, va bene com’è: non siamo certo noi a dover rifare daccapo le avventure…