30 Ottobre 2016 08:59

View Conference 2016 Tra videogiochi, effetti speciali e cortometraggi interattivi.

Mercoledì 26 è stato un altro giorno pieno alla View Conference. Si è iniziato a parlare di Videogame con la conferenza di Shelley Lk, ha raccontato la propria esperienza nel gaming elencando le soluzioni per costruire il proprio studio. Trovare finanziatori nel mondo, sperimentare e cercare storie originali che incuriosiscano i giocatori e su come fare un serio studio sui mercati con più potenzialità nel prossimo futuro. Da cui risulta che la Cina sarà il prossimo grande mercato data la sempre maggiore crescita di persone dotate di smartphone o altro. Grazie alla possibilità di proporsi apertamente a tutti anche le compagnie Indie possono avere grandi possibilità di farsi conoscere, ma potranno farsi valere solo grazie a giochi interessanti.

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A seguire Sharon Calahan ha raccontato la sua esperienza di direttrice della fotografia alla Pixar iniziata quando lo studio stava ancora lavorando al primo “Toy story”. Nessuno credeva potessero fare un lungometraggio animato in CGI o che qualcuno potesse essere interessato a vederlo.

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La Calahan mostra decine e decine di suoi dipinti fatti per studiare il paesaggio, i corsi d’acqua, e soprattutto l’effetto che hanno le luci nell’ambiente naturale. Una cosa che l’ha sempre appassionata e mostra molti esempi di paesaggisti russi o nord americani che l’hanno ispirata per il loro modo di trattare i grandi paesaggi.

Per aiutare la produzione del film la Pixar fece fare alla crew molte escursioni nei grandi parchi naturali, cosa che ispirò tutto il gruppo fornendo anche grandiosi ricordi.

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Cominciò a dipingere quei paesaggi inserendoci il dinosauro Arlo per riuscire a capire come sarebbe stato lo spirito del film. Che grazie a questi studi ha dei paesaggi meravigliosi e di grande respiro con piccoli momenti di poesia.

Gli viene chiesto se ha alcuni avvisi da dare ai giovani. La risposta è sorprendente. Quando finì gli studi d’arte era convinta di essere incapace di disegnare e che non ce l’avrebbe mai fatta a fare un lavoro artistico. Nonostante questi pensieri è andata avanti esercitandosi sempre di più e quando trovò quel piccolo studio che voleva fare una cosa folle come un intero film in CGI decise di accettare la scommessa. Questo è l’insegnamento. Non arrendersi mai, andare avanti impegnandosi e accettare di provare i progetti che ti sembrano validi anche quando tutti gli altri ti dicono che non potranno mai avverarsi.

Molto interessante anche la conferenza di Adam Volker sul dipingere i videogiochi. Volker oltre a essere direttore creativo dello studio Moonbot e occuparsi di videogiochi è anche un pittore appassionate e dalla grande sensibilità nei colori. Cosa che ha riversato nel suo lavoro nei cortometraggi e videogiochi dello studio. Racconta che il Moonbot è uno studio strutturato in modo che tutti i vari componenti collaborino e parlino l’uno con l’altro. Animatori e ingegneri vivono pacificamente insieme a chi si occupa della pre-produzione.

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La grande soddisfazione dello studio è fare animazione, videogiochi o App che diano grandi emozioni.

Lui per dare emozioni  usa i colori.

Per ottenere il risultato migliore è meglio avere una palette limitata a pochi toni. Mostra alcuni esempi per rendere chiaro il concetto. un dipinto che ha tutte le variazioni di colore possibili risulta facilmente confuso e poco piacevole. Mentre pochi colori, sfumati e nel giusto, contrasto possono dare effetti meravigliosi. Il colore può aiutare molto la storia raccontata dando maggiore rilevanza agli aspetti che si vogliono sottolineare, come situazioni differenti, diventa un vero elemento narrativo che da unità alla storia accompagnando lo spettatore o il giocatore dentro lo schermo.

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Lo studio Moonbot.

Segue una conferenza su un cortometraggio recente fatto per Google Spotlight, che permette di vedere i cortometraggi muovendosi dentro lo spazio della storia offrendo la possibilità di osservare l’azione da vari angoli o seguendo diversi personaggi. Sono già stati realizzati otto cortometraggi in questo particolare “stile” che cambia del tutto il concetto di ripresa e in quest’occasione si parla del corto “Rain or Shine”, di Luke Youngman e Felix Massie. Corto fatto in CGI ma con uno stile 2D davvero carino. Racconta una storia divertente su una bambina che riceve degli occhiali da sole tento desiderati per scoprire che basta indossarli per scatenare temporali, solo intorno a lei.

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Questo corto, sviluppato anche per la realtà virtuale, affronta il problema di riuscire a raccontare una storia senza far allontanare lo spettatore in modo originale rispetto agli altri. L’obbiettivo è far seguire la piccola protagonista e non gli altri personaggi. Per fare ciò hanno avuto varie idee: una musica (originale e incisa dal vivo) che più ci si allontana da lei e meno si sente. Personaggi secondari che se si tenta di seguire spariscono dietro a angoli o cespugli e il quartiere dove si svolge l’azione è definito solo nella parte dove questa ha luogo.

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Un’altra cosa interessante è che lo spettatore può influenzare la velocità e i movimenti della nube a seconda della velocità con cui muove lo smartphone. Perché con questo tipo di corti non ci si limita a guardare ma si interagisce, è un po’ come se i personaggi potessero guardarci, anche se per ragioni narrative ancora nessuno ha previsto sguardi diretti e sfondamenti della quarta parete .

Segue una conferenza inaspettata e interessante di Harry Hingorani,della Redchillies, supervisore agli effetti speciali del film “Fan”. Che racconta una storia su un noto attore di Bollywood che viene perseguitato da un suo fan deluso deciso a distruggerlo. Il fan è un suo sosia, ma più giovane di trent’anni. Per fare questo film hanno dovuto far ringiovanire l’attore Shah Rukh Khan. All’inizio hanno tentato con il trucco, ma i risultati non erano soddisfacenti. Così usando foto dell’attore da giovane hanno modificato la sua immagine. Lo hanno reso più basso, magro e hanno rimpicciolito mascella e il naso.

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Le foto del giovane Shah Rukh Khan.

Per evitare gli spazi vuoti dovuti alla riduzione del corpo hanno filmato ogni scena due volte per poi sovrapporla con e senza l’attore.

Un lavoro ben fatto che ha stupito molto l’attore quando si è visto tornare ragazzino.

Dopo questa conferenza è chiaro a tutti che il livello degli effetti speciali fatti in india sia notevolmente alto.