21 Aprile 2016 10:00

Le parole necessarie che aiutano a crescere e a “fare democrazia”

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Dal 12 al 23 aprile la Biblioteca civica di Fossano ospiterà la mostra Ci sono anch’io. Fuori dagli stereotipi, dentro la realtà, curata dalla casa editrice Lo Stampatello sulla base del catalogo “Leggere senza stereotipi” dell’Associazione di promozione sociale Scosse.

Alla mostra hanno aderito una quarantina di case editrici italiane, con una scelta di 120 albi illustrati e libri per la fascia di età 0-12 anni, accomunati da uno sguardo sulla realtà socialmente inclusivo e di valorizzazione delle differenze e presentati secondo quattro ambiti in cui le differenze e le capacità di accoglierle giocano un ruolo fondamentale: le famiglie, i ruoli di genere, il rapporto con le
culture straniere, le differenti abilità psicofisiche.

Si segnala che nell’ambito delle attività del Sistema Bibliotecario la stessa mostra sarà poi visitabile presso la Biblioteca civica di Saluzzo dal 27 aprile al 7 maggio.

Gli interessati possono scaricare qui la Bibliografia.

La galleria:

Nell’ambito dell’offerta formativa organizzata annualmente sull’editoria per ragazzi e visti i dibattiti e le polemiche degli scorsi mesi sulla letteratura per ragazzi e i casi di censura a livello nazionale, il Sistema Bibliotecario di Fossano, in collaborazione con la sezione piemontese dell’Associazione Italiana Biblioteche, organizza un incontro di aggiornamento su questi temi e sui libri in mostra, aperto a insegnanti delle scuole materne, primarie e secondarie di primo grado, bibliotecari, librai, educatori, formatori, genitori; a chi insomma è interessato a questi temi e alla letteratura per ragazzi.

E, aggiungeremmo noi, consigliatissimo a quanti volessero, prima di mettersi a gridare “al lupo” sulla scia di troppi allarmi lanciati alla cieca, provare a conoscere almeno un poco i reali termini della questione.

L’incontro si è tenuto lunedì 18 aprile 2016, dalle 16,15 alle 18,30 a Fossano presso la Biblioteca civica – Castello degli Acaia, , e il Gatto, che si onora di appartenere alla genìa dei bibliotecari, ha partecipato sia per interesse professionale e personale, sia per farne partecipi i lettori di AfNews. Perché – come ha giustamente sottolineato una delle relatrici, Caterina Ramonda – è bene che di libri e di lettura non si parli soltanto quando, vittime loro malgrado di polemiche strumentali, vengono scaraventati sulla ribalta mediatica senza cognizione di causa e al fine precipuo di utilizzarli come pretesto per aizzare la zuffa tra le parti in lizza.

Approfittiamo invece di occasioni come queste – e non sono poche come forse si crede poiché tante persone lavorano assiduamente ogni giorno per salvaguardare la nostra cultura – per conoscere e, perché no, apprezzare opere e temi che, come è stato sottolineato dalla co-relatrice Alessandra Quaglia, DEVONO interessare coloro che si occupano di biblioteche e promozione della lettura.

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Qui sull’argomento consigliamo l’ascolto di una bella intervista alla stessa Caterina Ramonda su Radio Beckwith Evangelica, e ricordiamo un interessantissimo incontro multidisciplinare (perché gli argomenti più sono “delicati” più si dovrebbe analizzarli da diverse angolature) tenutosi a Torre Pellice lo scorso novembre:

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Più che di urla, demonizzazioni e slogan oltranzisti, il Paese ha oggi assoluto bisogno di iniziative come questa, fermamente convinte delle proprie posizioni di base eppure disposte a metterle in discussione sul campo e ad affrontare temi “scomodi” e “urticanti” sulla base del dialogo e della condivisione trasversale. Democraticamente, appunto.

Per quanto riguarda le opere e i titoli citati vi rimandiamo all’eccellente sito web Le Letture di Biblioragazzi, imprescindibile strumento per chi voglia tenersi sempre aggiornato sul panorama della (cosiddetta) letteratura rivolta ai più giovani.

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All’ombra del Re di Pietra, dunque, si è parlato (finalmente!) soprattutto di libri… quelli veri, non i fantomatici “gender books” che tanta paura e scandalo sembrano suscitare ovunque vadano; o, meglio, ovunque incontrino ideologi convinti che la popolazione non abbia il diritto né le capacità intellettuali per poter conoscere le cose autonomamente, ma vada sempre messa in guardia e “protetta”. Un po’ come viene fatto con i bambini, che nella concezione di questi signori non dovrebbero avere accesso ad alcunché di “disturbante”, pena chissà quale cataclisma emotivo. Ma la realtà, come la primavere del chimico cantato da De André,non bussa / lei entra decisa / come fumo lei penetra in ogni fessura” e la Grande Muraglia entro cui si vorrebbe tenere “al riparo” soprattutto se stessi si rivela, immancabilmente, piena di spifferi.

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Alessandra Quaglia, referente della biblioteca civica “Carlo Levi” di Torre Pellice, e rappresentante regionale dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB)ha aperto l’incontro riferendosi al “fallimentare” referendum del giorno prima lanciando un ironico quanto accorato appello:

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La nutrita partecipazione a questo convegno, con tanti bibliotecari e promotori della lettura che hanno aderito all’iniziativa, è il segno che il lavoro continua, con coraggio e determinazione, malgrado spesso i rimandi a livello sociale e istituzionale non siano dei migliori.

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http://www.cultura.regione.lombardia.it/shared/ccurl/141/190/Il%20Manifesto%20UNESCO%20sulle%20biblioteche%20pubbliche.pdf

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La Democrazia non è uno slogan, è un lavoro. Un lavoro che richiede impegno e strategie a lungo termine… oltre a dosi infinite di pazienza e lungimiranza. Occorre guardare sempre avanti, ma senza mai dimenticare ciò che di buono ci hanno insegnato coloro che hanno operato prima di noi, come ad esempio i pionieri della Biblioteca di Pubblica Lettura:

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https://it.wikipedia.org/wiki/Virginia_Carini_Dainotti

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https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Crocetti

La Missione del bibliotecario è quella di migliorare la società: la conoscenza sono le persone, non i libri, ma è attraverso questi ultimi che gli uomini possono evolvere la propria autonomia intellettuale e, di conseguenza, avere gli strumenti per sviluppare appieno le proprie potenzialità e scegliere in quale direzione orientare la propria esistenza.

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https://it.wikipedia.org/wiki/Ranganathan

Perché la biblioteca è un organismo in crescita, come la società… o almeno è così che dovrebbe essere.

Per quanto il patto possa essersi sfilacciato, nostro diritto/dovere di bibliotecari e cittadini resta quello di impegnarci a far “tornare a casa la democrazia“; e in questa “battaglia” a lungo termine le nostre “armi” sono l‘accessibilità, il far conoscere l’esistenza e il nome delle cose (perché ciò che si tace finisce col non esistere) e il favorire sempre la partecipazione dei cittadini, anche e soprattutto quelli “in divenire”.

La mostra  di Fossano nasce proprio in tale ottica: tutelare e rappresentare la diversità, in ogni sua forma e declinazione, tenendo sempre presente quanto queste ultime non siano che espressioni del contesto sociale e culturale in cui vengono categorizzate. Per non affogare tra i flutti limacciosi del pregiudizio occorre allenarsi a non avere paura delle “cose scomode”, e imparare poco a poco le parole necessarie per raccontare la realtà, facilitando sempre più l’incontro tra coloro che in tal modo smettono di essere “generi”, “razze” e “categorie” e si riscoprono, semplicemente e senza più distinzioni, esseri umani e persone.

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In quanto bibliotecari e promotori di cultura nostro dovere – ha ben sottolineato Alessandra Quaglia – non è tanto quello di conoscere e “cavalcare” i best seller (che tanto si vendono da soli), ma piuttosto andare verso tutti quei libri considerati “difficili”, come ad esempio L’altra parte di me  di Cristina Obber (storia di un amore adolescenziale in cui il “principe azzurro” si chiama Giulia), non necessariamente leggendoli tutti ma sapendo almeno che esistono e di cosa trattano, in modo da poter aiutare ogni lettore a trovare la propria storia e, forse, anche la propria strada.

Perché, e molti di noi lo sanno bene, i libri possono salvarti la vita quando il mondo pare proprio avercela con te…

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https://en.wikipedia.org/wiki/Jeanette_Winterson

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Ci sono anche io”, il titolo della mostra – ha spiegato iniziando il proprio intervento Caterina Ramonda – si prefigge anche di far conoscere meglio opere che hanno subito un linciaggio pretestuoso e privo di oggettive motivazioni (se non, appunto, strumentali), e il seminario a cornice di essa ha voluto chiamarsi Le parole necessarie prendendo spunto da un racconto dello scrittore Patrick Ness.

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Per i ragazzi è diverso è stato il suo primo testo tradotto in Italia nella raccolta La prima volta  – a lungo meglio noto come “il libro con le mutande in copertina”  – e descrive un inquietante dialogo tra ragazzini che si autocensurano, cancellando le proprie parole come solerti funzionari di regime. Significativo anche per la veste grafica del testo, che riesce a rappresentare con efficacia il conflitto interiore e la contradditoria emotività dei due adolescenti protagonisti, spinti a “edulcorare” discorsi e forse pensieri sulla base del rimando che il mondo degli adulti offre loro, nella negazione costante dei problemi che potrebbero turbare o ferire la “tranquillità” del loro ambiente di riferimento.

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Trovare le parole necessarie, dunque, per poter raccontare la vita vera. Per poter fronteggiare il pericolo di una censura che vede ancora oggi, nel nostro democratico e libero Paese, venire a galla una corrente di pensiero(?) che arriverebbe a propugnare nuovi roghi di libri “inaccettabili” (per chi?) e che si scaglia spesso contro bersagli apparentemente “innocui” (ma nessun libro lo è, in realtà): nella lista emanata dal Comune di Venezia sono presenti soprattutto albi illustrati, cioè quelli forse a cui si può accedere più facilmente, a cui si può dedicare una veloce occhiata superficiale captando quei 2-3 elementi utili alla propria precostituita reprimenda, e che nella vulgata sono  solo “per bambini”. Quest’ultimo si rivela poi essere un altro stereotipo, data la quantità di eccellenti opere illustrate rivolte a lettori più grandicelli, ma per chi ha intenzione di censurare a volte non è necessario nemmeno un pretesto valido. Non a caso proprio  un consigliere veneziano dichiarò a suo tempo di non aver bisogno di leggere i testi per decidere di metterli al bando: la linea è quella del “Credo quia absurdum“, anzi “censor quia absurdum“.

Sia come sia, sui media si è finito col parlare anzitutto degli albi illustrati, magari anche per comodità degli stessi organi di informazione che spesso non brillano per accuratezza nell’indagine sui temi che affrontano. Si è dunque un po’ trascurata la cosiddetta “letteratura young adult“, forse anche perché portatrice di interrogativi e problemi di cui si preferisce parlare solo in chiave pruriginosa e banalizzante.

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Del resto, la società del “così deve essere” non ha paura di condannare nemmeno Ettore, l’Uomo Forzuto, se lo pesca a fare la calzetta!

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Sottosopra Giralangolo, assai indicata almeno fino alle scuole medie, è una collana dedicata all’analisi degli stereotipi di genere ma non solo, come nel caso de Il re che non voleva fare la guerra, in cui uscendo dalla consueta retorica sulla tirannide questa volta è il popolo ad esigere che il sovrano faccia il conquistatore. Temi diversi, per storie che intendono ribaltare il pregiudizio.

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Passando ai già citati “Young Adults” si segnala Raccontami un giorno perfetto di Jennifer Niven, libro amatissimo dagli adolescenti: si parla di un tentato suicidio, e di come le apparenze spesso ingannano poiché spesso è ciò in cui tutti credono a diventare la sola verità. Quindi Alex & Alex, ovvero l’identità (sessuale e psicologica) imposta dalla società e dal contesto famigliare: scrittura di qualità, per trattare le cose che di cui parlare risulta più difficile, per quanto di stretta attualità come in questo caso, e come per l’imprescindibile “manuale” Make Love edito da  Ippocampo (presente solo in due biblioteche piemontesi, a Fossano e la MoviMente di Chivasso).

Ecco, i libri che servirebbero davvero non li si vuole, in compenso non ci sono problemi a delegare quotidianamente ad altri media, assai meno “controllati”, l’educazione sessuale dei giovani. O forse a spaventare è la dimensione individuale del libro, il suo sfuggire alla costante esigenza di “comunicazione”, ormai pressoché fine a se stessa? Si teme di non “riconoscere” più i propri figli? Chissà?

Le “parole necessarie” non servono a “dire tanto per dire”, bensì a esprimere dei concetti con precisione, a descrivere bene ciò che succede, o che potrebbe succedere, nel quotidiano; servono a raccontare la vita in modo onesto, a informare, a dare la possibilità di mediare la propria esperienza diretta, e anche quella che forse non si proverà mai ma che comunque, o forse proprio per questo, si ha il diritto di conoscere e “sperimentare”, seppur mediata tramite le pagine di un buon libro.

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Aidan Chambers, celebre scrittore, ha detto: “siamo quello che leggiamo”.

Leggere infatti consente di sentirsi meno soli e di sperimentare cose che forse non proveremo mai nella vita, ed è per questo che andrebbe consigliato a chiunque. Chambers, già ex monaco, lavorò a lungo come insegnante e uno dei suoi racconti lunghi, Ombre sulla sabbia, è stato di recente pubblicato in italiano con  una postfazione apposita in cui egli spiega come il racconto, risalente agli anni ’70,sia stato il suo primo a trovare un editore, quando ancora non riusciva a vendere nessuno scritto e in più i suoi alunni sedicenni rifiutavano i suoi inviti alla lettura.

– “Non troviamo storie che parlano di noi!” – così gli dissero, spingendolo a scrivere per loro senza fare altri calcoli: da qui cominciò poi la sua fortuna, ma solo dopo aver risposto alle esigenze di quei “suoi” lettori alle cui esigenze nessuno badava.

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Questo discorso dovrebbe valere anche, e soprattutto, per i più piccoli secondo l’esempio di Alain Serres, scrittore, insegnante, co-fondatore della casa editrice Rue du Monde, specialzzata in albi illustrati e romanzi con tema sociale: storia, multiculturalismo e migrazioni. Nata con un abuona dose di follia imprenditoriale: all’inizio della loro avventura, Serres e i suoi soci si rivolsero a librai e bibliotecari chiedendo loro di comprare “a scatola chiusa” pacchetti da 10 libri per poter almeno cominciare l’attività; oggi Rue du Monde promuove anche un progetto sociale che ogni anno porta al mare e regala libri ai minori delle “banlieu” francesi.

C’è poi un altro diritto, che purtroppo finora non compare su alcuna carta, ed è forse il più importante: il diritto alla Verità.

Raccontare il mondo così com’è: se la famiglia “zoppica”, se muore una persona cara, se succedono cose brutte e ingiuste intorno a noi… tutti argomenti su cui gli adulti spesso preferiscono glissare. La censura sa essere subdola, non si esprime soltanto bruciando i libri ma anche attraverso una subdola pressione sociale ed editoriale che spinge da una parte il lettore o chi ne fa le veci a “tenersi alla larga” da determinati autori, e dall’altra alcuni di questi ultimi a redigere soltanto “compitini” di facile lettura; ma censura sono pure le traduzioni non integrali o poco fedeli, o anche soltanto il nascondere un opera nell’angolo buio della biblioteca se non proprio escluderlo sistematicamente da programmi scolastici e consigli di lettura; perché spesso sono gli insegnanti a non volere “grane”, ma purtroppo per loro da qualche parte la vita passerà comunque… e uno di questi luoghi può, anzi deve essere la biblioteca pubblica.

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Un esempio “divertente” ma non meno significativo di “censura indiretta”: un titolo che nella versione italiana è stato sottoposto a scelte editoriali alquanto bizzarre…
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… tra copertina e titolo, quanti potenziali lettori avrà fatto scappare una traduzione del genere? In realtà il libro meritava assai. “Argomento pesante per voce leggera, per scrittura lieve, per lettura con sorriso” – dalla recensione su Letture di Biblioragazzi: https://biblioragazziletture.wordpress.com/?s=una+stella+tra+i+rami&submit=Cerca

Dire ciò che all’apparenza è indicibile: in Bunker Diaries di Kevin Brooks si racconta di un rapimento insensato, con sei persone diverse rinchiuse insieme, senza alcuna spiegazione e tante domande in sospeso: un caso letterario. Secondo l’autore, qualcosa che andava raccontato, suscitando odio e amore in parti uguali. L’idea è che le cose SI POSSONO DIRE: nel bellissimo Oh, Boy! di Marie-Aude Murail (la cui copertina col “lecca lecca” è una vera calamita per i lettori) ci si immerge in un vero e proprio “mare di sfiga”, eppure si ride molto e si pensa altrettanto, con l’improvvisato zio protagonista (un gay descritto finalmente con tutti i suoi umani pregi e difetti) che infine conclude che “la vita a volte è così.”

Già. Ma non è facile arrivare ad accettarlo. Ancor meno lo è riuscire a raccontarlo.

La differenza la fa il modo, come sempre: buoni narratori, buoni illustratori, buoni editor e promotori della lettura, che lavorano bene insieme.

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John Boyne, noto ai più per Il bambino col pigiama a righe (da cui anche un film) che ovviamente è forse il suo libro meno riuscito, risulta assai meno  noto per altre opere quali Resta dove sei e poi vai (la guerra vista dal punto di vista di chi la vive da casa) e soprattutto Che cosa è successo a Barnaby Brocket?, storia di un bambino “fluttuante”, non soggetto dalla nascita alla forza di gravità, che i genitori, emuli di quelli di Hansel e Gretel, decidono infine  di “lasciar libero” (letteralmente); volando peri il mondo, Barnaby incontrerà una sorta di compendio della diversità umana, e ne collezionerà le storie (“Non è una storia facile nè piacevole” – “Se ti va, per favoe raccontamela”). Riecco lo snodo di cui parlava Aidan Chambers: ascoltare e venire incontro.

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Come spiega la protagonista sedicenne di Voglio essere punk:Se un tizio comincia a raccontarmi qualcosa e mi convince, resto con lui anche se il suo libro ha cinquecento pagine”. Per cui, per favore, non diamo la colpa alla lunghezza del testo se non riusciamo più ad appassionare i nostri ragazzi. – “Non ho bisogno che mi raccontino cose dell’altro mondo. Nascere, morire, la rabbia, le cose belle, le cazzate di questo mondo sono sufficienti”.

Ma occorrono le parole giuste, quelle appunto “necessarie”.

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Sui ruoli di genere: non perdetevi Biancaneve e i 77 nani di Davide Calì e Raphaëlle Barbanègre: grande impatto grafico, toni leggeri e divertenti ma concetti assai attuali. Per saperne di più sulla genesi del libro e sui problemi nell’adattare un’opera “del genere” leggetevi questa intervista all’autore: http://robadadisegnatori.com/2016/01/censura_e_adattamento_libri_infanzia/

A proposito di “compitini” svolti in occasione di ricorrenze e anniversari più o meno “condivisi”: invece che a questi ultimi, per riflettere meglio ci si potrebbe rivolgere a quei libri che prescindono dal mercato delle celebrazioni e il cui messaggio proprio per questo risulta assai più forte e appropriato in occasione delle medesime.

Ad esempio, parlando di genere e identità maschile/femminile perché non riprendere questo albo illustrato degli anni Settanta, realmente ” dalla parte delle bambine”, che l’editore 79 oggi ripropone col titolo Storia di Giulia che aveva un’ombra da bambino. Perché troppe volte ci si convince fin da piccoli che per essere amati occorre diventare altro da se stessi.

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E poi le Cattive ragazze di Sinnos: un fumetto “ad alta leggibilità” per scuole primarie e medie che racconta le storie vere di un pugno di donne straordinarie quanto dissonanti rispetto al proprio tempo; il rapporto con l’Altro, con lo Straniero si evidenzia nella mirabile graphic novel L’approdo di Shaun Tan che, come l’altrettanto notevole Couleur de peau: miel (Approved for adoption) di Jung, si presta a lavori e analisi su molteplici livelli.

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Analogo il caso di Amali e l’albero: lo “sradicamento” esistenziale della pianta “smemorata” incontra quello “geografico” della bambina esule, per scoprire insieme che il cielo è uno solo e abbraccia tutti i popoli, così come le stelle sono le stesse ovunque (ma forse Odisseo non sarebbe d’accordo su quest’ultimo punto!)

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Tra Tom Sawyer, Huckleberry Finn e Fratello dove sei? sfogliamo Il rinomato catalogo Walker & Dawn di Davide Morosinotto, in cui troviamo la conferma di come la diversità sia negli occhi e nella cultura di chi la propugna. Si tratta sempre di punti di vista differenti: di chi ha gli occhiali, di chi è di povera condizione, di chi è straniero a casa propria a causa del pregiudizio verso le proprie origini, e di chi è diverso per la “razza”, ma solo secondo alcuni. Perché anche la discriminazione segue logiche tutt’altro che “naturali” ed oggettive.

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Diversità fisiche: Album per i giorni di pioggia, delle Edizioni Corsare confina la disabilità nell’immagine illustrata, senza mai menzionarla nella narrazione. Ciò che conta è ciò che si fa. Così è anche in Melody: l’intelligenza e la personalità che non possono esprimersi a parole, causa grave disabilità fisica, vengono scambiate per deficit intellettuale e caratteriale, e non potrebbe essere questa anche una metafora della condizione femminile nella Storia? Domande, appunto, che solo i bravi narratori sanno suscitare.

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Piccolo Uovo, ovvero la “pietra dello scandalo“, il libro contro cui si sono puntati con maggiore livore i forconi e le torce dei “difensori del Bene” (forse anche a causa dell’arcinoto orientamento politico del disegnatore); ma anche la storia dell’anadrillo Guji-Guji che sceglie chi e cosa essere a prescindere dalla propria, presunta “natura”: perché tocca sempre lottare contro il pregiudizio, e a volte siamo noi stessi a rivolgerlo contro le nostre origini, contro noi stessi, o verso la paura di non essere più se stessi, come nei bei libri di Silvia Vecchini, dalla cui graphic novel Fiato sospeso prendiamo in prestito questa poesia piena di suggestione.

Il tuffo
Aria immobile,
appesa
come quando non sai
come prima di andare
dove non sei stata mai
Un attimo prima
che accada tutto
Fiato sospeso
Perché crescere
è un tuffo

(Silvia Vecchini – Fiato Sospeso)

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La prima volta che è una raccolta edita da Il Castoro che contiene anche due racconti a fumetti, ma è soprattutto il brano della scrittrice Beatrice Masini a meritarsi la menzione: “La prima volta che… ho detto no“.

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Difficile è raccontare la vita, dunque, ma ancor più difficile è “dire” la morte: Tinder si rifà sia all’anderseniano “acciarino magico” che agli incubi dei soldati reduci da Iraq e Afghanistan, in una favola senza tempo che si può leggere a più livelli con il tema di sottofondo della Morte. C’è poi il rapporto con un’entità trascendente nel non ancora tradotto in italiano Life & I (La Morte e la Vita che vanno di pari passo); e più beffardamente ne I pani d’oro della vecchina, leggenda tzigana che si ritrova simile nel patrimonio orale di molte valli: la vegliarda che tiene a lungo in scacco a lungo la Triste Signora prendendola “per la gola”.

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Una certa “incapacità comunicativa” del suo editore ha messo sinora alquanto in ombra Girasole, il capolavoro di Cao Wenxuan, vincitore dell’ultimo IBBY Andersen Award: un libro non sempre di facile lettura, ma quanto mai necessario. Finora l’unico dell’autore che sia stato tradotto in Italia, mentre in Giappone la sua fama è all’altezza di quella di Pinocchio da noi: tra realtà e leggenda, quasi un realismo magico. Da rivalutare assolutamente.

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L’immagine mancante nella seconda edizione; perché?

E poi, le differenze: Blu come Me. Nato prima il testo, che poi è stato illustrato tramite un contest tra gli alunni del Master di Illustrazione di Milano: nella prima versione, un po’ sacrificata nel formato, c’era un’immagine finale che purtroppo manca nella nuova edizione: anche qui, bizzarre scelte editoriali.

A proposito di scelte: Una mattina mi son svegliato nacque da una richiesta del NY Times all’autore Andrea Ventura, e venne pubblicato tre anni fa per l’anniversario dell’8 settembre: molte immagini, poco testo, quindi adatto anche a lettori “deboli”, una sorta di “album di famiglia” per ricordare non solo la nonna ebrea uccisa a Meina ma anche coloro che scelsero (appunto) di aderire alla Repubblica di Salò. La Storia e le sue storie, insomma, senza ostentare giudizi o pregiudizi.

Ce ne sarebbero ancora tanti da conoscere, ma per ora ci fermiamo qui.

Grazie ancora di cuore ad Alessandra, a Caterina, alle Biblioteche di Fossano e Torre Pellice, e a tutti i bravi autori che abbiamo avuto modo di incontrare in questa bella giornata: a presto!

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