22 Marzo 2016 12:49

Da “MILA” e Tauron una via per far rinascere “il campo dei sogni” del cinema italiano

Negli ultimi tempi posso forse avervi un poco “assillato” con numerose notizie riguardanti MILA, il corto indipendente in animazione 3D che la regista e animatrice italiana (ma da anni residente negli USA) Cinzia Angelini sta realizzando con l’aiuto di una crew di ben 250 professionisti volontari che collaborano al progetto in collegamento web da più di 25 nazioni diverse.

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Nel caso vi avessi annoiato chiedo venia, però temo che continuerò a farlo in quanto, a mio modestissimo parere, ne vale veramente la pena, e proverò a spiegare perché.

Venerdì scorso, 18 marzo, presso le sale della factory Tauron Entertainment a Roma, si è tenuto un evento che giudico molto importante (se anche “storico” lo vedremo col tempo) per una serie di motivi: la selezione finale degli elementi che andranno comporre la costituenda Tauron Silver Orchestra, ideata e diretta dal giovane e talentuoso compositore Flavio Gargano. Il primo “cimento” del neonato ensemble sarà proprio la registrazione del trailer ufficiale di MILA, anzi, si può ben dire che il progetto di Cinzia Angelini è stata l’occasione che ha spinto il maestro Gargano, con il fondamentale sostegno e l’incoraggiamento del CEO di Tauron, Paolo Zanotti, a rompere gli indugi e a organizzare le audizioni che hanno infine portato alla nascita di una realtà unica nel suo genere nel nostro Paese. Ovvero, un complesso orchestrale in grado di sostenere in toto la realizzazione della colonna sonora di un prodotto cinematografico o televisivo, fase che normalmente in Italia viene affidata a professionalità estere insieme ad altre fasi della produzione. La Tauron Entertainment metteva già numerose risorse a disposizione  degli artisti che desiderassero lavorare alle proprie idee in un ambiente funzionale e all’avanguardia; d’ora in poi sarà in grado di “mettere sul piatto” anche questa fondamentale risorsa, utilissima per poter gestire in contemporanea le varie componenti della produzione. Ecco, in tutto ciò MILA è stata il “propulsore” che ha innescato questa grande e per molti versi rischiosa avventura.

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Un’avventura che poteva apparire incerta, e financo “sospetta”, agli occhi di molti di coloro che vi hanno preso parte di recente, ma che poco a poco ha dimostrato di possedere radici ben piantate in un solido e fertile terreno.

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MILA è infatti un progetto portato avanti da persone serie e consapevoli, professionisti con decenni di comprovata esperienza in Italia e all’estero, eccellenti in ciascuno dei settori in cui operano (dall’animazione in senso stretto al campo dei social media): niente viene mai lasciato al caso, malgrado si lavori su base assolutamente volontaria e non retribuita. Ciò che colpisce nel vedere queste persone all’opera sono il totale entusiasmo, la voglia di esserci e la capacità di coinvolgere sempre più gente in quella che ormai viene definita la “MILA Family”: un termine che qui assume valenza concreta, reale, malgrado se ne sia troppe volte abusato, soprattutto dalle nostre parti, rovesciandolo sul lavoratore nella sottintesa accezione del “vorrai mica pretendere qualcosa da mamma e papà?!”. In questo caso – e posso testimoniarlo nel mio piccolo in quanto tramite di AfNews con MILA da quando siamo entrati a far parte dei suoi media sponsor – ci si sente autenticamente parte di qualcosa, qualcosa di grande e di bello. Sono certo che la campagna di crowdfunding, che partirà a breve per finanziare l’ultima fase della lavorazione (l’intenzione è quella di terminare i lavori entro la fine dell’anno) contribuirà ulteriormente a incrementare la già nutrita schiera di fan del progetto, alimentando la sensazione di appartenenza di cui parlavo. MILA ha conquistato il cuore di tante persone diverse, e questo senza ancora essersi realmente mostrata sullo schermo.

Qualcosa vorrà pur dire…

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La MILA Family è una ciurma di sodali che lavora alacremente notte e giorno, compatibilmente con i propri impegni professionali e famigliari, affrontando imprevisti continui eppure senza un’ombra di quell’avvilimento, di quella disillusione che troppo spesso ho riscontrato in aspiranti artisti italiani ancora molto giovani eppure già sfiduciati nelle prospettive e nelle ambizioni. Come sottolineava durante l’incontro Paolo Zanotti, l’importante è il “mettersi a fare“: attenzione, non nel senso perverso di quel “fare senza pensare” che certi figuri della malapolitica globale hanno propagandato, e propagandano tuttora, come panacea di ogni male, bensì il provare a dare forma ai sogni, trasformarli in idee e quindi sforzarsi di dar loro materia concreta; ma per questo – sottolineava lo stesso Zanotti – ci vogliono spazi e strutture adeguate, e ancor di più ci vorrebbe una classe di imprenditori, ma di quelli veri, di quelli che ci resero forti nel Dopoguerra perché credevano che investire tempo e denaro in ricerca e sperimentazione a lungo termine non fosse uno spreco, bensì il solo modo di creare futuro.

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Paolo Zanotti, CEO di Tauron

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Ecco, lo spirito di MILA ricalca proprio questa impostazione: provare a dar corpo a un’idea perché oggi SI PUO’, perché le nuove tecnologie (e MILA le utilizza in tutte le declinazioni) lo consentono, e perché si rema tutti nella stessa direzione ben consapevoli che le rapide ci sono e ci saranno, ma per l’obbiettivo finale, per il “goal”, per lo “One Piece”!… vale la pena intraprendere il cimento. In ogni caso, sarà stato un gran bel viaggio, che cambierà la vita di tutti coloro che vi han preso parte… a partire dai tanti giovanissimi talenti che Cinzia Angelini ha arruolato e, una volta accertatene bravura e serietà, ha indirizzato verso opportunità lavorative solide e prestigiose, che forse mai avrebbero potuto intercettare entro altri canali.

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MILA da più di 5 anni vede il suo team riunito in un vero e proprio “studio virtuale” che si coordina in modo mirabile, malgrado lontananze geografiche notevoli, tramite telefonia mobile, posta elettronica, Google Docs, Skype, Slack, Box e tutto ciò che la comunicazione telematica oggi consente, permettendo ai vari dipartimenti coinvolti di non smarrirsi durante la lavorazione. A tutto ciò si sono aggiunte nuove interessantissime opportunità come la piattaforma Artella promossa da Animation Mentor, che una volta pienamente attiva permetterà di mettere in contatto artisti di diversi settori e svariate competenze, ora al lavoro su progetti propri oppure interessati ad aderire a quell altrui o semplicemente a sostenere i colleghi e riceverne a loro volta appoggio.

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Cinzia Angelini

Ci vuole comunque, al di là dei mezzi, una enorme capacità organizzativa e un profondo senso di abnegazione alla causa per non smarrirsi. E la MILA Family ha dimostrato di possederle entrambe, e in abbondanza.

Ecco, io inviterei a vedere MILA come modello di una nuova via per fare animazione in modo indipendente ma organizzato, in uno spazio virtuale sconfinato e senza limiti di orario dato che la connessione di fatto non cessa mai: si lavora – a turno – ininterrottamente 24 ore su 24, e a farlo sono direttemente gli artisti, senza il condizionamento di quadri management spesso invadenti e talvolta ben poco esperti delle dinamiche reali di una produzione cinematografica. Con troppi dirigenti e poca libertà creativa, con il diktat del botteghino a condizionare i grandi studios al punto da metterne a rischio l’esistenza stessa dopo i “non exploits” di un paio di film (clamoroso di recente il caso DreamWorks / PDI), servirebbe forse molto al mercato introdurre una nuova prospettiva meno da multinazionale economica e più da factory globale della creatività.

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Tiro incrociato!

A questa prospettiva si aggiunge ora, come detto, la ghiotta opportunità fornita dalla Tauron Orchestra, che nasce sì come sorta di “costola” di MILA ma che, come tutti i membri della sua Family, andrà poi avanti per conto proprio mantenendo (si spera) il medesimo spirito della sua “generatrice”; venerdì, assistendo alle prove dell’ensemble, ho compreso perché il maestro Gargano sia il compositore di MILA: basterebbe solo il modo in cui dialogava con i suoi strumentisti, invitandoli a “capire” la musica, a “sentirla” per potere in tal modo comprendere meglio MILA , che al termine dell’esibizione si è raccontata per loro attraverso la voce di “mamma” Cinzia.

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Proprio la regista Angelini è esemplare per come riesce a trasmettere a chi le sta accanto il desiderio di aderire al progetto tirando fuori il meglio da se stessi, e fornendo al contempo a tutti un’occasione per “venir fuori” nella propria peculiarità. MILA mette insieme dunque talento e tecnologie all’avanguardia: ovvero, dimostra che si può fare molto e bene senza strutture imponenti alle spalle, ma proprio per questo servirebbe allestire in parallelo un contesto pronto ad accogliere e a valorizzare i risultati di tanto lavoro. E, soprattutto in Italia, purtroppo le cose non stanno così.

Ricollegandomi all’articolo “La grande stranezza” di Paolo Mereghetti (su CIAK di marzo), mi sento di concordare con lui che la vera urgenza del cinema italiano (e dunque anche dell’animazione) più che l’aumento della produttività sia la disaffezione del pubblico. Per un 20% in più di nuovi progetti realizzati, si registra un sensibile decremento dell’affluenza in sala: la “falla” rimane dunque “nella distribuzione e nell’esercizio” – come sottolinea Mereghetti – ma, mi sentirei di aggiungere, anche in un’ormai endemica “incultura” della audience nella fruizione del mezzo. Sarebbe auspicabile operare un’autentica “rieducazione” dello spettatore, fin dalla più tenera età (come avviene per esempio in Francia, grazie a inziative come MonPremierFestival) tramite strategie condivise tra le migliori realtà di settore (come VIEW Conference e Sotto18 per parlare solo di Torino), con progetti nelle scuole e programmi di “abitudine alla visione” (magari coordinati da Asifa Italia), in modo non solo da restituire alla sala cinematografica la propria funzione di “vetrina” per le opere proposte (oggi troppa distrazione, troppi cellulari accesi) ma anche di ricreare negli spettatori un senso di curiosità e attesa (e dunque di domanda) nei confronti dei prodotti nazionali, slegandoli poco a poco dal traino di quelli provenienti dall’estero e dall’onnipresente egida della tv.

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Inviterei poi a slegare per un attimo MILA dal suo “intento pedagogico” (ispirata alla storia vera della madre di Cinzia, che visse i bombardamenti alleati sulla città di Trento, per quanto volutamente “apolitica” è pur sempre la storia di una bambina che elabora un lutto nel bel mezzo di una guerra disumana), e ad analizzare con adeguata lucidità la professionalità e la competenza con cui viene portata avanti la sua lavorazione. Non si tratta, infatti, di un progetto vago e indefinito, entusiasta quanto velleitario, bensì di un’impresa strutturata e composita, impostata a vari livelli, nel cui solido alveo il messaggio universale che veicola riesce infine a esprimersi al meglio. Sottolineare tale professionalità risulta necessario per comprendere la peculiarità di MILA, che non si nasconde affatto dietro alla “necessità del messaggio”, mantra fuorviante che troppe volte nel nostro panorama nazionale è diventato un alibi per propinare filmetti mediocri e raffazzonati, ma vivaddio! “di interesse nazionale” in quanto “edificanti”. MILA è un prodotto di qualità curato in ogni aspetto tecnico, artistico e organizzativo e su queste basi, anzitutto, va valutato; così come è giusto e necessario dare evidenza a realtà come la Tauron Entertainment che in Italia offrono spazi e attrezzature ai giovani talenti per mettere in pratica, o almeno sperimentare, le proprie idee: boicottarle, o peggio “oscurarle” per mere ragioni opportunistiche e di bottega sarebbe un pessimo investimento per il sistema paese, che non può più vivere di monopoli bensì aprirsi a logiche reali di rete e di condivisione.

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Maurizio Forestieri, presidente di Asifa Italia
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Il grande Bruno Bozzetto… con Lola!

Lavorare continuativamente, e non solo “a singhiozzo”, su molteplici progetti che si sostengono a vicenda, non solo sarebbe gratificante per i professionisti del settore, ma permetterebbe altresì di sostenere sia il necessario aspetto commerciale sia quello più propriamente “autoriale”: un animatore è, al contempo, un tecnico e un artista, e come tale merita rispetto e tutele. Merita di essere “normalizzato”, senza privilegi ma anche senza discriminazioni.

Personalmente, io vedo MILA come la punta di un virtuale “iceberg” composto da tantissimi altri progetti in attesa di visibilità e di spazi in cui esprimersi, galleggiante in un oceano sconfinato in cui gli aspiranti autori dovrebbero poter sapere che non sono soli, malgrado questa convinzione gli venga spesso prospettata insieme alle uniche alternative di “fuggire altrove” o adattarsi a una vita di espedienti frustranti e scarsamente formativi.

Come ho più volte sostenuto, perché mai si vorrebbe intraprendere un mestiere artistico, se privati dell’orizzonte ideale di poter realizzare qualcosa di proprio un giorno o l’altro?

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Durante i recenti Stati Generali dell’Animazione promossi da Anica, Asifa Italia e Cartoon Italia, sono state affrontate diverse tematiche importanti e suscitate non poche, e legittime, speranze che auspico si traducano in realtà, facendo però in proposito alcune considerazioni. Anzitutto, slacciare da pochi referenti il settore e affidarlo a un confronto globale con e tra gli artisti, significherebbe forse finalmente strapparlo a troppe ingerenze di tipo politico e ideologico, nel principio basilare che la molteplicità dell’offerta sia un bene e nella consapevolezza che chi non desidera vedere un determinato programma è libero di non farlo senza perciò pretendere di vietarlo al resto della collettività. Se “servizio pubblico” significa invece creare limitazioni e steccati, allora la produzione diverrà sempre più una zavorra fine a se stessa, da cui gli altri network si sentiranno sempre più liberi di dissociarsi; i “valori fondanti” di un’azienda non possono essere estesi a forza a tutta la produzione nazionale, pena una marginalizzazione che già stiamo scontando pesantemente. Accettare il pluralismo espressivo e, di conseguenza, una leale concorrenza, per cui si offrono prodotti diversi e non cloni gli uni degli altri, è a mio parere basilare, come lo è al contempo responsabilizzare il pubblico fin dall’infanzia a muoversi tra le varie scelte senza paraocchi ideologici e polemiche pretestuose. Con milioni di potenziali spettatori a disposizione è assurdo ritenere che non vi sia “spazio per tutti”.

Fuorviante è anche continuare a basarsi su exploits commerciali o premi (per quanto prestigiosi) per definire lo stato di un settore – come sottolinea ancora Mereghetti su CIAK – così portare a esempio di salute del cinema e dell’animazione italiani i fenomeni “Checco Zalone” e “Winx Club” risulta un po’ un equivoco: la loro incidenza sul piano artistico è alla resa dei conti irrilevante, e anzi spinge di solito i produttori ad una nociva emulazione che genera “brutte copie” saturanti il mercato e non certo utili per valorizzare la nostra popolarità internazionale. Si possono citare quali modelli di marketing e sapienza commerciale, senza dubbio, e mutuarne alcune strategie promozionali, ma proviamo anche ad analizzare meglio dove e come avviene la fruizione di questi prodotti “ad alto consumo”, e su quale campione di audience, prima di gridare al Rinascimento italiano. Il panorama dei “feature films“, poi, piange miseria da decenni, e per quanto io concordi con le parole di Luca Raffaelli nel suo intervento agli Stati Generali sull’importanza basilare dei corti, sono fermamente convinto che un Paese incapace di produrre e valorizzare continuativamente film animati a lungo e medio metraggio non può ritenersi all’avanguardia in questo settore. Se poi un’opera come L’Arte della Felicità di Alessandro Rak prodotto dalla MAD di Luciano Stella, factory nostrana dallo spirito analogo a quello di MILA, laureata Miglior Film d’animazione Europeo nel 2014, al suo primo (e tardivo) passaggio televisivo viene confinata in terza serata, è il segno inequivocabile che non se ne capisce l’importanza fondamentale per impostare un nuovo corso artistico e produttivo. Malgrado questa mancanza di rispetto, il passaparola tra i fans del film ha comunque permesso una buona audience al film: provino, gli strateghi che hanno deciso per tale orario, a immaginarsi quanti spettatori si sarebbero garantiti in “prime time”. Se si vuol parlare di “nuovi media” e affini, occorre avere un’idea più chiara di quali canali seguono gli appassionati di cinema oggi, non limitarsi a farlo per il televoto sanremese! Casi come questi, putroppo, indicano al di là delle parole di circostanza quanta poca fiducia le emittenti abbiano nell’animazione nostrana, fidandosi soltanto di quella “sicura” targata Disney. Intanto l’audience se ne va giocoforza altrove, e questo invece di far pensare consolida i sedicenti “esperti” nelle proprie errate convinzioni.

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Il maestro Flavio Gargano

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Beninteso, come al riguardo di certi “diritti civili controversi” qui non si tratta di “cancellare” la parte che esiste già, ma di aiutare le altre ad emergere in un contesto di collaborazione, creando un’offerta a 360°, in cui tutti si sentano rappresentati e che favorisca la fidelizzazione, il desiderio e l’aspettativa anche verso le prossime uscite sul fronte interno: “se costruisci loro verranno” – dissero a un tale nell’Iowa, e vale anche, se non soprattutto, per il cinema!

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Un po’ come la dicotomia 2D/3D ad un’analisi più profonda si rivela forse anzitutto un pretesto per “tagliar fuori” dai grandi circuiti le produzioni e gli autori più “indipendenti”, così il mondo dell’animazione si rivela, a entrarci dentro, non certo composto di atolli isolati tra loro; si rivela bensì un mare ricco di “Mile” desiderose di trovare una propria “Family”, e di diventare l’occasione per un incontro fertile tra diversi talenti che possano, grazie ad essa, mettere su “bottega”, se non proprio “casa”.

Creare le condizioni affinché ciò avvenga sempre meglio, e sempre più spesso, dovrebbe costituire la vera sfida per il futuro che coinvolga insieme professionalità e istituzioni.

Per tale asupicio: grazie Cinzia & Co., grazie Flavio e  grazie Tauron.

Grazie, MILA!

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