11 Febbraio 2016 11:06

I fumettisti italiani sono tutti… disgustosi e volgari?

Mi sa che le generalizzazioni sono sempre stupide. Punto.

Piuttosto, se si volgono evitare cocenti delusioni, direi che è opportuno usare il meglio di sé, non il peggio. Ormai sono vecchio, e ne ho conosciuti davvero tanti, di fumettisti italiani (e non solo). Sono solo esseri umani, come gli altri esseri umani, non semidei. Alcuni sono patologicamente pieni di sé, arroganti, presuntuosi, invidiosi, bugiardi, vigliacchi, violenti, razzisti, omofobi, maschilisti, paranoici, vanitosi, psicopatici, sociopatici, narcisisti, crudeli, spietati e chi più ne ha più ne metta. Ho visto un po’ di tutto, inevitabilmente, e, essendo io stesso un malato mentale, ho talora riconosciuto in alcuni di loro, sintomi preoccupanti coi quali, purtroppo, a suo tempo ho dovuto inesorabilmente confrontarmi dentro al mio bacato cervello (da curare per bene).
Penso che non si dovrebbe mai confondere la persona con la sua opera. Saper fare bene (in alcuni rari casi, in modo eccellente) il proprio lavoro, così come farlo male, o in modo semplicemente onesto, non rende ne’ migliori ne’ peggiori, come esseri umani. Si può esprimere un’arte sopraffina ed essere lo stesso delle vere merdacce, oh sì. Ci si può adeguare perfettamente alle richieste di esecuzione “politicamente corretta” delle opere che si creano per i propri datori di lavoro, ma essere intimamente all’opposto dei buoni sentimenti (tolleranza, rispetto della diversità altrui, disponibilità alla comprensione, accoglienza, giusto per fare degli esempi) che si vanno a raccontare con la propria abilità.
Perciò, IMHO, va bene godersi la bellezza di un’opera fatta come si deve, va bene l’ammirazione per i (rari) capolavori; non va per niente bene “mettere sull’altare” un essere umano e imitarlo a priori anche nei comportamenti cattivi. Con un po’ di compassione per la persona, credo sia decisamente meglio prendere le distanze dai suoi comportamenti negativi, e non imitarli solo perché appartengono a un essere umano che si apprezza per il suo lavoro. Lo so che la Grande Rete sembra facilitare l’aggregazione anche in negativo, ma si rischia di finire nel baratro insieme a colui che si ammira per ciò che crea se ci si aggrega persino nei comportamenti astiosi o volgari, mentre, magari, egli stesso avrebbe bisogno che i suoi ammiratori (se ne sono in grado) gli segnalassero in amicizia quando si comporta in modo malvagio, così da aiutarlo a rifletterci su e, magari, a cominciare a curarsi, nel caso ne avesse bisogno.

Va da sé che, per contro, ci sono anche persone davvero squisite, in giro per il mondo. Ovviamente non “perfette”, perché nessuno di noi è esente da qualche difetto (sopportabile e non nocivo per gli altri) che lo distingue dalla artificiale falsità dei “santini”. Ma squisite, sì. Non aggressive, non astiose, non volgari, non cattive con gli altri, anzi. Ne ho conosciute anche fra i fumettisti, certo, ovvio. Ci sono, eccome, e anche in questo caso, distinguere le persone dal loro lavoro, è comunque una sana precauzione, direi. Perché, IMHO, l’essere umano e la sua opera, per quanto compenetrati, sono cose diverse.

“La bellezza si rovina, se non è accompagnata dalla bontà.

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