25 Ottobre 2015 09:00

The Joy of lighting: Kim White svela luci e ombre di “Inside/Out”

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La keynote di Kim White (Pixar) viene introdotta dalla direttrice della View Conference Maria Elena Gutierrez

[Allerta spoiler: il pezzo contiene alcune rivelazioni sulla trama del film, chi non l’ha ancora visto stia attento!]

Kim White lavora con i Pixar Animation Studios fin dal 1997: ha collaborato al prop modeling e all’illuminazione di “A Bug’s Life”,Toy Story 2”, “Monsters & Co.” e “Gli Incredibili”, è stata Reef Unit Lighting Lead in “Alla ricerca di Nemo” e Lighting Supervisor in “Ratatouille”. In “Toy Story 3” e nell’ultima, applauditissima fatica dello “Studio della Lampadina” (guarda a volte il destino!), “Inside/out”, ha ricoperto il ruolo di Direttore della fotografia per l’illuminazione. Proprio della sua esperienza nel “far luce” su due mondi paralleli, la realtà in cui vive la protagonista undicenne Riley e il di lei universo emozionale, ha parlato giovedì scorso, nel corso di un’apprezzata keynote organizzata dall’appena conclusa VIEW Conference di Torino.

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Come si fa a illuminare la Gioia, in un film di animazione?
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Come sempre si parte da un disegno…
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… che poco a poco prende vita davanti ai nostri occhi…

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… ogni personaggio ha le sue problematiche, ma Joy (Gioia) è già di per sé una fonte costante di luce: come rendere la sua essenza, come regalarle un’ombra, come metterla in relazione con gli altri?
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In un certo senso, Joy è sempre il fulcro della scena, colei che determina luci e ombre dei compagni e dell’ambiente circostante, almeno fino a quando la sua energia interiore rimane accesa…
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Eccola con Bing Bong, l’amico immaginario dell’infanzia di Riley, che vive ormai pericolosamente a ridosso dell’Abisso del Dimenticatoio: la luce di Joy è come una lucciola che viene a rischiarare il suo mondo sempre più crepuscolare…
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… il disegno della sua “nascita” è stato realizzato dalla figlia piccola di Kim White: la produzione voleva un autentico “tratto infantile”!
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La luce e l’entusiasmo perenni di Joy rischiano di “mettere in ombra” un po’ tutti, in special modo la complessata Sadness (Tristezza)…
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… eppure, nel corso della loro forzata convivenza, durante il viaggio per tornare alla base di comando emozionale, si capirà poco a poco quante cose abbiano in comune, e in fondo guardandone i colori le due appaiono proprio come due sorelle, opposte e complementari!
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Che succede quando l’Ombra comincia a invadere la Luce?
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C’è da difendere tesori preziosi quali sono i ricordi felici: la nascita, in cui accogliamo (in genere) come un imprinting la gioia riflessa negli occhi di chi ci ha generato…
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… e tutti quei momenti in cui il nostro mondo pareva perfetto prima di venire contaminato dai problemi della vita: in fondo, ciò che ci serve per andare avanti malgrado le delusioni che verranno…
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Non a caso vi sono numerosi riferimenti al lavoro della Maestra Mary Blair, anche per una scena di progressiva illuminazione degli elementi scenici ispirata alla scena dell’apparizione dello Stregatto durante il pianto di Alice nell’omonimo classico animato Disney…

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1…2…3…
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Et voilà: magia!
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Chissà, forse il laboratorio delle luci alla Pixar assomiglia alla plancia di comando delle emozioni nel film…
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… o forse al set cinematografico in cui si producono i sogni (belli e brutti): dopotutto Hayao Miyazaki ha definito il cinema di animazione “il regno del sogno e della follia”!
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Da considerare anche il mondo “esterno”, quello in cui la piccola Riley esiste fisicamente, e nel quale deve affrontare un profondo sradicamento da tutto ciò che aveva amato fino a quel momento, e il crollo apparente di ogni sicurezza su cui aveva basato la sua ancor giovane vita…
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… per “far luce” su tutto ciò, ancora una volta si è partiti da splendide illustrazioni preliminari…
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… per poi, una volta modellato il 3D, studiare ogni possibile sfumatura di illuminazione sui corpi, come nel caso di questa scena in esterno in cui prevalgono ancora i toni chiari ma già i turbamenti interiori incombono come nuvole grigie a coprire il sole…

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… il risultato finale è notevole, e definisce la progressiva involuzione emotiva di Riley molto meglio di gesti o parole, catturando l’empatia dello spettatore.
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Anche l’illuminazione degli interni è efficacissima nel rendere il buio che poco a poco inghiotte l’anima della bambina…
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… tante le prove, come in questa scena “casalinga” in cui la tensione latente risulta già percepibile, malgrado lo sviluppo resti prevalentemente umoristico.

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Inquietante, eh?
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Ma il peggio deve ancora venire… l’efficacia drammatica di un semplice fascio di luce proiettato dal basso su un volto in un ambiente buio è semplice quanto infallibile: qui non pare Hitchcock?
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Joy è sempre più lontana da Riley…
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… la quale si allontana sempre più dai genitori, e soprattutto da se stessa: la luce remota in fondo però esiste ancora, come una stella polare cui tendono entrambe, Riley e Joy, malgrado tutto.
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Perché se è vero che la Gioia può cedere al pianto, è altrettanto vero che la Tristezza sa regalarti un dolce sorriso, quando tutto sembra perduto…
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… e prendere in mano la situazione, quando serve.
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Non sarà forse la luce pura e incontaminata che Joy aveva in mente, ma serve comunque a riaccendere il cuore…
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… e a ritrovare la strada di casa. Da notare come le luci della città sembrino accompagnare la corsa di Riley, mentre all’orizzonte rosee sfumature annunciano un nuovo giorno…
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… un nuovo inizio.
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Come anche Joy ha imparato, la Luce ha infinite sfumature…
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… e il vero segreto delle emozioni viene dal modo in cui esse interagiscono fra loro, fondendo luci e ombre in una danza che forse non è sempre guidata da note di gioia…
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… ma rende unico il grande spettacolo della vita. (Questa poetica scena in cui Joy pattina insieme a Riley è anche l’unica del film in cui le due appaiono insieme da sole, ed è quella in cui si esprime con evidenza l’amore assoluto che porta la prima a voler preservare la seconda da qualsiasi dolore.)

Thank you, Kim!