30 Settembre 2015 08:00

Recensione e critica de La Tomba Etrusca, @MondadoriComics

Jacques Martin, La tomba etrusca, Mondadori Comics. Collana “Alix” N.1, Milano, settembre 2015 € 2,90

Recensione di Guido Vogliotti

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Dopo varie serie del fumetto franco-belga (Michel Vaillant, Ric Roland ecc.) pubblicate dalla Gazzetta dello Sport anche Mondadori entra in questo business. Lo fa con una serie iconica del fumetto belga, Alix di Jacques Martin, uno dei grandi assoluti della bande dessinée, ma purtroppo ben poco conosciuto in Italia. Gli Alix vengono proposti in un formato cartonato che ben rispecchia l’edizione originale, anche se un po’ più piccoli; attenzione, più piccoli di copertina, ma all’interno le tavole sono esattamente della stessa dimensione degli originali. L’iniziativa è lodevole, il prezzo ottimo, e c’è da augurarsi che possa proseguire con altre serie (la prima a cui pensare sarebbe Lefranc, dello stesso Jacques Martin) in modo da far finalmente uscire l’Italia da questa impasse culturale che l’ha tenuta quasi completamente all’oscuro dalle grandi produzioni del fumetto franco-belga, da sempre pubblicate in tutto il resto d’Europa.

Per quanto lodevole sia l’iniziativa, ci sono tuttavia alcuni appunti da fare sul come è stata realizzata l’opera.

Il colore

Un’occhiata al primo albo (La tomba etrusca-Le tombeau étrusque) colpisce per i colori eccessivamente netti e sgargianti. Un confronto con l’edizione originale belga (1968) rivela infatti colori molto più delicati, quasi una sorta di pastelli dai colori morbidi. A volte non solo l’intensità, ma anche il colore stesso sono abbastanza diversi. Alcuni esempi di confronto si possono vedere nelle figure 1-3. Come mai questa differenza? C’è da pensare che i cliché siano stati forniti a Mondadori da Casterman e che non ci siano stati interventi sul colore da parte di Mondadori. Purtroppo non ho a disposizione una edizione belga recente per un confronto. Certo è che, sarà anche questione di abitudine, ma i colori originali erano più raffinati, anche se la stampa non era certo eccellente e molte volte i neri diventavano grigi.

2015-09-29-afnews-2015-09-29_103947Fig. 1 – Pag. 48 v. 3

2015-09-29-afnews-2015-09-29_104001Fig. 2 – Pag. 7 v. 4-5

2015-09-29-afnews-2015-09-29_104018Fig. 3 – Pag. 49 v. 5-6

Il lettering

Una caratteristica del fumetto di avventura belga, che accomuna Martin a Hergé, Jacobs, De Moor ecc., è un lettering in stampatello minuscolo che nel tempo è diventato una sorta di marchio di fabbrica per questi autori della ‘linea chiara’. Lo si può vedere nelle vignette originali portate ad esempio del colore. In questa nuova edizione questo stile è stato abbandonato per un normale stampatello maiuscolo come nella quasi totalità dei comics. Difficile capire la motivazione di questa scelta. Priva certamente la serie di un elemento personalizzante, ma a vantaggio di cosa? La leggibilità forse? A me non sembra, quindi vedo svantaggi non compensati da alcun vantaggio.

La traduzione

Qui ci sono forse le note più dolenti. Mondadori non è mai stato famoso per la qualità delle sue traduzioni, dai gialli alla fantascienza alla narrativa il criterio comune era che la traduzione era fatta un tanto al chilo, e non è per nulla se molti lettori seri non vogliono nemmeno sentir parlare di questo editore. Anche con questa serie la tradizione trova conferma, con problemi di due tipi: da un lato c’è la tendenza generalizzata ad alleggerire molto i testi originali, dall’altra i veri e propri errori di traduzione. Il primo problema si collega all’idea, diffusa anche nel mondo francofono, che gli autori della scuola franco-belga (Jacobs in particolare) sono troppo verbosi, e riempiono didascalie di descrizioni completamente inutili in quanto ripetono semplicemente ciò che già dice il disegno. Non condivido questa teoria, che ho già contestato altrove, e ritengo che le didascalie (di nuovo, particolarmente in Jacobs) diano un tono letterario che ben si armonizza con il tipo di storie raccontate, contribuendo inoltre ad un rallentamento della lettura, che serve a soffermarsi più a lungo sulle vignette e a generare una sorta di filosofia ‘slow food’ per la lettura. Detto ciò, può essere comprensibile che per un’edizione italiana attuale si cerchi di portare l’opera ad un livello più accessibile per generazioni che sempre più perdono il contatto con la lettura vera (non quella dei messaggi telefonici), rovinati da una digitalizzazione imperversante in cui l’attenzione può solo essere a brevissimo termine. Mi chiedo però se saranno i giovani a leggere Alix, ho i miei dubbi. Sul secondo problema, quello degli errori di traduzione, non ci sono ovviamente scuse. Qui sotto riporto diversi casi sia di traduzioni inesatte, sia di sfrondamenti eccessivi del testo che allontanano molto la traduzione dall’originale.

– P. 7 v. 1: (Un romano deve mantenere i nervi saldi – Un Romain doit apprendre à demeurer insensible: Un romano deve imparare a essere insensibile)

P. 7 v. 5: (Che siano tra le macerie? – Peut-être ont-ils péri dans l’incendie?: Forse sono periti nell’incendio?)

P. 16 v. 8: (Abbiamo battuto città e campagna tutto il giorno – Nous avons battu la ville et la campagne en vain toute la matinée: Abbiamo battuto invano la città e la campagna per tutta la mattina)

P. 18 v. 8: (In Siria Baol-Bek – Baal-Bek en Syrie: In Siria Baal-bek)

P. 22 v. 1: (Siano maledetti il cielo e la terra – Que le ciel se déchire! Que la terre nous engloutisse!: Che si squarci il cielo! Che la terra ci inghiotta!)

P. 34 v.4: (L’equipaggio è impegnato con la vela, non presta più caso a noi – Cache-les, car je vais profiter d’un moment d’inattention de l’équipage pour sauter à la mer: Nascondili, approfitterò di un momento di disattenzione dell’equipaggio per buttarmi in mare)

P. 49 v. 6: (Amici miei… potreste discuterne più in là? – Mes amis, voyons, vous poussez la querelle un peu loin: Amici miei, state un po’ esagerando con questa discussione)