29 Marzo 2015 14:00

Di roghi e di ignoranza se ne è avuto più che abbastanza

piccolouovo

A Milano, mascherata sotto l’onnicomprensivo e subdolo pretesto del ‘Difendiamo la Famiglia’, un manipolo di ‘tradizionalisti’ di estrema destra (che un giorno, forse, torneremo a chiamare col loro vero nome, dato che nel comportamento concreto sono sempre gli stessi) si apprestava a dare libero sfogo alla propria paradossale concezione di ‘libertà di espressione’, negando di fatto quella altrui con la consueta prassi del ‘rogo purificatore’, trovando però nelle istituzioni e soprattutto nella società civile (per davvero) un antidoto alle loro mai sopite manie pirofile. Meno male. A proposito di chi ne accende verbalmente le torce, ogni giorno, auspichiamo che tutto ciò gli abbia fornito qualche spunto di riflessione, se non altro in merito alle conseguenze del fomentare un’indegna campagna di odio e censura priva di qualsivoglia motivazione, vuoi etica vuoi razionale. Forse soltanto, nel suo senso più bieco, politica.

Intanto, cedo la parola a chi sa dire le cose molto meglio di me:

Ancora una volta, per voce del capo dell’episcopato italiano, il cardinale Bagnasco, la Chiesa cattolica ha lanciato il proprio anatema contro la “teoria del genere” in quanto promuoverebbe la confusione tra maschile e femminile dando vita, per ciò stesso, ad un “transumano”, ad una sorta di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, “privo di meta e di identità”. E’ fin troppo facile pensare che dietro a queste parole si celi innanzitutto la condanna di ogni tentativo di normalizzare l’omosessualità come uno dei modi in cui uomini e donne sperimentano la propria sessualità. Esse tuttavia rappresentano una visione dell’umanità che ci riguarda, donne e uomini, a prescindere dall’orientamento sessuale. Si tratta di una visione in cui la differenza sessuale diviene totalizzante […].

Proprio contro questa visione, sulla base di studi antropologici, storici, sociologici e filosofici, alcune studiose femministe hanno proposto il concetto di genere, per indicare quanto di costruzione sociale – per lo più entro rapporti di potere asimmetrici – ci fosse e ci sia nelle caratteristiche, sia capacità e possibilità attribuite all’uno e all’altro sesso e alle regole che dovrebbero governare i rapporti tra i due. Sono costrutti sociali così potenti da essere diventati, direbbe Durkheim, “fatti sociali”, dati per scontati e utilizzati come modelli organizzativi in società e in famiglia, sia come mappe mentali che guidano le scelte soggettive e danno perfino forma ai desideri […] E’ a motivo della potenza di quella visione pseudo-naturale che in alcune società le donne sono considerate “naturalmente” esseri inferiori agli uomini, che questi possono usare e controllare a piacimento. (dato che nel tempo mutano i contesti e il concetto di ‘politically correct’, oggi tale principio, nei paesi in cui si considera l’emancipazione delle donne un ‘dato acquisito’, viene formulato in modo più ambiguo e subliminale, esaltando il ruolo procreativo femminile come apice della sua realizzazione e di riflesso svilendone la rilevanza sociale e professionale in tutti i campi non strettamente ‘domestici’, n.d.G.)

[…] La cultura, l’incessante opera di costruzione sociale che è la caratteristica del vivere umano, è diventata più riflessiva anche su questo fondamentale aspetto dell’umanità, la differenza sessuale, come univoco e immodificabile destino. Una conquista, non uno sbaglio della mente umana”, secondo le parole di papa Bergoglio riprese da Bagnasco.

Anche l’orrore per l’omosessualità e l’assimilazione di questa al rifiuto della differenza sessuale nascono da questa visione di una umanità stereotipicamente dicotomizzata. A chi riduce l’identità delle persone prevalentemente, se non esclusivamente, al loro corpo sessuato, l’omosessualità non appare solo una devianza sessuale che rompe la norma dell’eterosessualità complementare. Appare anche un “innaturale” ibrido umano, in cui si confondono maschile e femminile. Tutto sommato, è la vecchia concezione della omosessualità come inversione sessuale, come il ‘fare l’uomo’ in un corpo di donna e viceversa.

Per chi appiattisce le potenzialità e varietà degli esseri umani alla dicotomia della differenza degli organi sessuali e dell’apparato genitale, l’omosessualità appare mostruosa, letteralmente, sia sul piano della natura sia su quello sociale, come un ippogrifo, o un uomo-cavallo. Ma altrettanto, se non mostruoso, pericoloso appare ogni comportamento di uomini e donne che smentisce l’ovvietà degli stereotipi. Mentre agitando lo spettro della “colonizzazione da parte di una teoria del genere che mira alla creazione di un transumano”, le parole di Bagnasco testimoniano il persistere di teorie e pratiche che, in nome della natura, vogliono costringere uomini e donne nella corazza di ruoli e destini rigidi e asimmetrici, riduttivi della ricchezza, varietà e potenzialità degli esseri umani.

Non è questo che vogliamo per noi stesse e per i nostri figli e figlie.” (estratti da: Chiara Saraceno, ‘L’anatema contro la teoria di genere’, da Repubblica del 26/3/2015 – click qui per l’articolo completo)

[Neanche noi. Il punto, secondo me, è che in una società (realmente) civile e democratica dovrebbe almeno esserci posto per la possibilità di una scelta. – Eric Rittatore]

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