8 Marzo 2015 08:30

8 marzo: oggi come allora

calvin

“Considerate in tempi antichi come bestie da soma, nel migliore dei casi come proprietà e nel peggiore come ricettacolo per i rifiuti, le donne sono in verità la culla della civiltà. Dal nostro ventre nascono imperatori e idioti, che talvolta coincidono nella stessa persona. Noi allattiamo, alleviamo, teniamo insieme le famiglie, nutriamo e curiamo, puliamo e accudiamo, ci sdraiamo e apriamo le gambe a uomini e levatrici, quindi vestiamo i nostri morti finché noi stesse moriamo, spesso sole. E per che cosa? Dio disse che non era cosa buona che l’uomo fosse solo, e così creò la donna per dargli una mano. Ma tu non dare retta a quella vecchia teoria dell’aiuto, frutto di un’etica tribale. Per secoli agli uomini al potere ha fatto comodo mantenere vivo questo pregiudizio. Non credere a una sola parola. Attraversa il mondo con il naso puntato verso le stelle, i capezzoli ben dritti davanti a te e la testa alta. Gli uomini sono la gloria, la burla e l’enigma, ma tu sei la meraviglia vivente del mondo, le altre sette sono solo storia.”

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“E’ un’assurda ironia della sorte che se da un lato puoi contribuire a scegliere il Primo Ministro, dall’altro non puoi sceglierti il marito e devi aspettare che sia lui a scegliere te. Per mesi, anni, attendi una proposta, quando nel cuore e nella testa hai un’idea ben precisa del genere di uomo che vorresti sposare. Nelle faccende di cuore sei in effetti molto più saggia degli uomini, senza contare che la maggior parte dei maschi non ragiona con il cuore, e certo non con la testa, ma con tutt’altro. La triste conseguenza di questa situazione è il gran numero di mogli sciatte e irritabili, un disastro nelle faccende domestiche, perché sposate secondo un criterio di opportunità e non secondo le proprie preferenze. Troppo a lungo hai sofferto per colpa di Mrs Grundy, a dispetto delle affermazioni ciniche di Mr. G. B. Shaw, secondo il quale siamo noi donne che gestiamo il corteggiamento. Il prossimo passo verso la liberazione femminile dovrebbe essere il diritto – non il privilegio – di sceglierci l’uomo con il quale passeremo i successivi trenta o quarant’anni, finché morte non ci separi o fino a quando uno dei due non farà fuori l’altro.”

[Amen.]

(Victoria Elspeth Marr, 1871-1947)