20 Ottobre 2014 13:15

Tex Willer!

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Dopo 66 anni dalla sua creazione viene celebrato a Milano, con una grande mostra, e ricordato con varie iniziative editoriali, il personaggio di Tex Willer, uno dei fumetti più longevi che non ha mai accusato flessione nelle preferenze di chi segue questo genere di letteratura.

Ricordo gli anni in cui nacque e sviluppò la diffusione, siamo verso la fine degli anni quaranta, ma devo ammettere che non fu tra i miei giornalini preferiti.

I gusti personali hanno diverse motivazioni, a volte curiose. Le storie di Tex, pur essendo d’azione ed eseguite da un protagonista positivo, non destarono grande interesse alla mia attenzione, sarà perche le collezionava un ragazzino antipatico.

Nato dalla fantasia di Sergio Bonelli e disegnato per 40 anni da Aurelio Galleppini, Tex rappresenta

il difensore dei deboli, comunque e dovunque, a prescindere dalla loro condizione sociale, dalla razza, della religione.

Amico dei Navajos, fra i quali sceglie in moglie Lilyth figlia di Freccia Rossa, in tutte le avventure tutela le aspettative e i diritti dei nativi americani e non solo, risultando uno degli antesignani alla lotta contro l’apartheid in America.

Assimilato dai pellerossa del Texas, ne diventa il capo col nome di “Aquila nella notte”, in realtà Tex è un “Ranger” che indaga anche per conto suo, libero di muoversi senza condizionamenti gerarchici, accompagnato da Kit Carson, altro Ranger sui generis, dal quale non si separa mai.

Veste come un cow boy, col classico cappello a larghe tese, una camicia giubbotto gialla, jens e stivaletti. Porta al collo il caratteristico fazzoletto nero con i pizzi allungati, tanto da renderlo riconoscibile subito fra le varie figure dei pistoleri. Infatti possiede due colt che adopera con disinvoltura sia con la destra che con la sinistra.

Curioso il fatto che Tex, personaggio americano le cui gesta avvengono esclusivamente fra le praterie ed i paesaggi americani, sia praticamente sconosciuto nella terra madre, pur avendo riscosso un buon successo nel resto dell’Europa ed anche nel sud america.

Da noi è molto seguito perchè interpreta, più o meno, le idee sociali della maggioranza, tanto da indurre a celebrarlo, pur a distanza di tanti anni, con varie mostre, oltre quella più esaustiva di Milano.

Lode all’inventiva di Bonelli, che attraverso questo singolare protagonista ha anticipato, di parecchio, il “politically correct,” attualmente in voga nella nostra società.

Angelo Libranti