18 Ottobre 2014 06:06

View Conference 2014. Chiusura tra cani, draghi e pinguini.

Ultima giornata dell’incredibile View Conference. E come da programma i grandi avvenimenti continuano fino alla fine.

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Si parte così con l’anteprima italiana di ‘Feast’.Il nuovo corto Disney che verrà proiettato prima di ‘Big Hero 6’. La tenera storia di un cane randagio, di un uomo che lo adotta e del cibo(tanto cibo) che mangiano. Almeno fino a quando il padrone non si innamora. Il corto e fatto nello stile già usato per ‘Paperman’ ma a colori pastello.

Dopo l’autore e regista Patrick Osborne racconta di come alla Disney ufficializzando la produzione di cortometraggi ha dato a tutti la possibilità di presentare progetti. Bisognava scrivere tre soggetti (secondo Lasseter uno solo no basta a capire chi sei) riassunti in poche righe. Tra quelle che aveva proposto una era un generico ” uomini e il rapporto con il cibo che mangiano” e non pensava che sarebbe stato considerato.

Intanto con un collega stava sperimentando un stile dove il 3D veniva combinato in modo da sembrare 2D la cosa venne notata e i due vennero coinvolti nella realizzazione di ‘Paperman’ che venne fuori un capolavoro e vinse l’Oscar come miglior cortometraggio animato 2013.

Un giorno lo chiamano dicendogli di venire da loro con la storia. Che non aveva. Cercando di capire come sviluppare una storia sul cibo venne fuori l’idea di un cane che mangia gli avanzi sotto il tavolo. Dopo iniziò una corposa ricerca fotografando il cibo che mangiava pe un mese di fila e periodicamente andava a raccontare i progressi del film. Quando gli hanno detto che davvero poteva farlo si rese davvero conto della responsabilità che comportava entrare nella tradizione dei corti Disney e con gli altri sviluppò la storia. Fecero molti studi dal vivo sui cani, recitarono le parti, scrisse un programma chiamato Scretch Tools per fare il particolare stile del corto e discuteva con John Lasseter della storia seguendo i suoi saggi consigli.

Assicura che nonostante si abbuffi per buona parte del corto il cane Williams non mangia cibi che gli possano fare del male (avevano la consulenza di sette veterinari) e fa una sana attività fisica.

Alla fine del corto una scritta invita a recarsi in un canile per adottare un nuovo amico.

view IMG_1666Segue un altro avvenimento che trascina le masse. La Conferenza su ‘Dragon Trainer 2’ tenuta da Alessandro Carloni che del film è stato Co-sceneggiatore. Prima di iniziare la scrittura della storia si sono recati in Islanda e hanno studiato gli ambienti ghiacciati rendendosi conto che avrebbero potuto metterci molti più draghi meravigliosi. Altra cosa da considerare erano i cambiamenti dei personaggi e della città in cinque anni di draghi addomesticati. Tra le cose strane che gli vennero chieste ci fu l’inserimento di un giocattolo e alla fine trovarono che la spada di fuoco potete essere un’idea utile anche alla storia.

Per meglio capire le possibilità dei personaggi hanno fatto improvvisare degli attori con risultati esilaranti. Ma queste recitazioni sono usate unicamente come fonte d’ispirazione e non hanno intenzione di usare la Motion Capture.

Parlano di quanto sia coinvolgente fare un lungometraggio e mostrano dei filmati dove dei giovani fans con guardano per il prima volta il trailer del secondo riprendendosi con la webcam. Le espressioni che fanno vanno dalle urla al sorriso con le lacrime agli occhi. Sono queste le cose che gli fanno pensare di fare cose importanti.

Secondo Carloni probabilmente c’è un motivo per cui nei lungometraggi le madri sono assenti, appena se ne fa una che abbia una forte personalità cominciano a dirti di farla morire. Rivela che la prima versione della storia prevedeva che Valka fosse l’antagonista del film (mostra il pencil test del loro incontro, all’inizio molto più spaventoso di quello fatto nel film per la freddezza finale con cui lo guarda) e che arrivasse a tentare di sacrificare l’intera isola per salvare i draghi. Una cosa del genere la fece odiare a tutti e ebbero un bel da fare prima di trovare la soluzione facendola diventare il personaggio fantastico che conosciamo.

L’unica indiscrezione sul terzo e conclusivo capitolo della serie è che esplorerà il rapporto tra i due protagonisti in una via più intima del secondo. Per vedere cos’hanno in mente bisogna aspettare.

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La conferenza successiva viene esposta da Parag Havaldar  e affronta il tema della cinematicità nello sviluppo dello storytelling per il Gaming. Approfitta anche per assicurare ai presenti in sala quanto sia facile per chi è nell’ambiente passare dal lavoro per il cinema a quello per il gaming nonostante alcuni dicano il contrario.

Lui ha fatto cinema per anni e un apio di anni fa è passato alla Blizzard Entertainment senza problemi. Lì ha iniziato a lavorare per la prossima serie di ‘World of Warcraft’ che uscirà a novembre. Ci viene mostrato un trailer di guerra tra gli orchi e un demone che indifferenti resta indifferente.

view IMG_1679Ma arriva l’ora che sul palco salga Scott Farrar, pluripremiato mago della CGI che ha firmato tutti e quattro i film della serie Transformers, Age of Extinction. Una serie fatta solo con il sano obbiettivo di fare dei film d’azione e nient’altro con studi al lavoro in molte parti del mondo e un numero di gente coinvolta impressionante.

Per iniziare hanno cercato un posto dove poter ambientare scene preistoriche e decisero andare in Islanda e lavorare lì per poi spostarsi in altre parti del mondo senza diminuire la spettacolarità anzi cercando sempre di fare cose sempre più esagerate coinvolgendo auto di lusso e tante esplosioni.

La conclusione della conferenza è affidata al filmato di un assurdo Transformer ballerino che probabilmente nessuno si aspettava.

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Dopo tocca a una conferenza su come l’esperienza della Motion Capture possa essere d’aiuto agli studenti con difficoltà di apprendimento. Si tratta di un progetto che l’università AUT della Nuova Zelanda (Auckland) sta sperimentando per spingere i bambini provenienti dalle realtà più povere del paese a voler proseguire gli studi e arrivare a un grado di istruzione superiore. Il tutto consiste nel fargli scrivere una sceneggiatura e poi portarli a dirigere gli attori. Il risultato ottenuto è stato il coinvolgimento totale dei bambini nella storia che li ha portati a impegnarsi e scrivere una trama ben fatta e che potesse essere recitata. Questo unito al fascino della tecnologia gli ha fatto cambiare idea sull’utilità dell’istruzione e a fargli desiderare di andare all’università. L’idea piace anche al pubblico in sala e un’eventuale collaborazione tra Italia e Nuova Zelanda non è impossibile.

E per uscire momentaneamente dal mondo del cinema si passa la parola a Carlos Bayad Lucini della ‘Factum Arte’. Una rivoluzionaria tecnologia in grado di riprodurre facsimili artistici allo scopo di esporli come sostituti degli originali. Lavorano principalmente per i musei e il loro lavoro va oltre le tecniche tradizionali. Grazie all’uso di uno scanner laser 3D di loro invenzione riescono a riprodurre anche la più piccola variazione presente su una superficie così da rendere, in quadri e affreschi, lo spessore diverso dei colori dati. I colori verranno stampati in seguito con una macchina in grado di darli per velature. In questo modo hanno riprodotto le ‘Nozze di Cana’ del Veronese così che almeno una copia a altissima fedeltà potesse tornare a Venezia nel posto per cui era stata realizzata.

Questa tecnologia serve anche per riprodurre affreschi e altorilievi. Come hanno fatto per la tomba di Tutkankhamun a Luxor, che ha sostituito l’originale nelle visite turistiche per evitare che i troppi turisti finissero per distruggerla.

view IMG_1695Si passa a parlare degli effetti visivi fatti per il film ‘Sin City: Una donna per cui uccidere’. A parlarne è Stefen Fangmeier, supervisore agli effetti speciali.

Dopo il primo film c’era una certa attesa per il seguito e così vollero farlo. Chiamarono lui che però, pur avendo un’esperienza più che ventennale nel campo non si era mai occupato di un’ intero ambiente e volle tentare l’avventura.

Bisognava capire quanto fosse il grado di fotorealismo richiesto, una cosa importante visto che oltre agli attori (comunque modificati) tutto l’ambiente è stato fatto in CGI. Una cosa che si sente nelle sue parole è il rammarico di non aver potuto fare nel film quello che voleva adattandosi alle richieste del regista.

Ha dovuto faticare per fare capire l’importanza di rappresentare quartieri decadenti o comunque vecchi. Le richieste di modifica erano continue e lavorando con studi indiani le discussioni on line proseguivano per orari assurdi a causa dei deversi fusi orari. Hanno dovuto trovare un modo per rendere bene il b/n senza che apparisse lattiginoso mettendo tocchi di colore e particolari effetti di luce.

Una delle cose che sembra aver trovato davvero ridicola è stata una discussione dietro a una scena dove la donna del titolo è nella vasca da bagno in toples. Dopo tanto parlare sul se dovessero rende il seno più grande, più piccolo o se mostrandolo avrebbero avuto dei problemi di distribuzione hanno finito col farlo coprire dall’ ombra della finestra in un modo del tutto innaturale. Cosa davvero assurda considerando che la donna è in toples per quasi tutto il film e che fin dall’inizio lui dava per scontato il divieto ai minori.

Nel tentativo di rendere la stessa atmosfera del fumetto (che sembra piacergli tanto) ha insistito molto per fare la scena finale come voleva riprendendola da lì. Almeno in questo è riuscito.

Comunque il film è stato fatto come voleva il regista e si vedrà se sarà un successo o no.

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Segue una conferenza dove Noëlle  Triaurer e Marcelo Vignali tornano a parlare del prossimo film dei ‘Puffi’ attualmente in lavorazione.

I Puffi sono uno dei grandi successi di fumetto e animazione. Prima dei due film misto Live/CGI avevano fatto un corto di prova con un puffo simile al fumetto, ma appariva troppo distaccato dal contesto realistico e lasciarono perdere l’idea nonostante la prova fosse piaciuta a tutti.

Per questo terzo film hanno deciso di tornare allo stile di Peyo per storia e personaggi proprio perché molti fans di ogni età hanno chiesto che i Puffi avessero un’avventura tutto loro. E visto che oltre ai lungometraggi in stile realistico avevano fatto due speciali televisivi in 2D decisero di tentare una via di mezzo.

La progetto ebbe una marcia in più quando riuscirono a avere come Character design Patrick Mate, veterano dell’animazione cresciuto con i Puffi e in grado di imitare perfettamente lo stile di Peyo nel disegnare loro, gli umani e gli animali del bosco.

Così vengono mostrate ambientazioni e prove d’animazione dei personaggi (Gargamella è fantastico e anche i Puffi) e si vede che tutto è curato nel dettaglio, anche i fili d’erba sono fatti riprendendo Peyo.

La storia è inventata apposta per il film e probabilmente avrà l’umorismo tipico dei film Sony.

Fans di Peyo, attendete con ansia il 2016.

view IMG_1715Per chiudere questa eccezionale View Conference si parla del prossimo film Dreamworks, ‘I pinguini di Madagascat’. A parlarne è stato il regista e sceneggiatore di tutta la serie Tom McGrath, che ha raccontato come abbiano fatto da spalle a diventare protagonisti di un film tutto loro.

Ma dopo essere stato presentato dalla direttrice Maria Elena Guttierrez in persona l’ha ringraziata per l’impegno che ha nell’organizzare ogni anno un avvenimento così eccezionale invitando tutti i presenti a alzarsi per un applauso generale. Cosa che nessuno ha esitato a fare commuovendola (W la View).

McGrath racconta la sua vita. È cresciuto in quello che sembrava il periodo peggiore dell’anmazione. Dopo la morte di Walt Disney durante la crisi dell’animazione cinematografica. Ma nonostante questo credeva nell’animazione, riuscì a entrare alla CalArts dove fu allievo di Glen Keane (dice che sarà per sempre suo allievo) che gli insegno l’uso della più innovativa tecnologia tra tutte. La matita!

Dopo la laurea lavorò nello studio di Ralph Bakshi, che gli insegnò l’importanza di imparare a fare qualsiasi cosa e di comunicare con i colleghi perché per fare un buon film il gruppo deve essere unito.

Quando anni dopo andò alla Dreamworks vide che girava un idea su un film sugli animali dello Zoo di New York che vengono mandati in Africa. Pensando che fosse una storia divertente iniziò a pesarci e a parlarne con Jeffrey Katzenberg. Ma lavorando sulla storia sentiva che poteva essere meglio e una sera, prima di un’ incontro informale con Katzenberg (cena) ebbe l’idea che gli animali non sarebbero arrivati sull’isola per una tempesta, ma perché un gruppo di pinguini non aveva nessuna intenzione di andare in Africa e facendo un veloce storyboard lo portò al capo che trovò la cosa divertente (e consentiva di usare degli animali che si erano già perfettamente costruiti senza spreco di soldi).

Da lì sviluppò i pinguini per tutto il film inventando la loro personalità e doppiando lui stesso l’indomito capo Skipper.

Da allora sono passati quattordici anni, i pinguini si sono evoluti. Hanno una loro una serie animata e, nei film, sono diventati milionari e imprenditori proprietari di un circo mentre lui, che pensava di essere nato nel periodo peggiore dell’animazione, si rende conto di stare vivendo nel periodo di massimo splendore e possibilità che ci sia mai stato in questo settore.

I pinguini vedono il mondo in bianco e nero dividendolo in buoni e cattivi e il nuovo film racconterà di loro mostrando quanto si sia approfondita la loro personalità.

Chiude il discorso elogiando ancora la matita e quanto sia importante disegnare e scrivere sempre quello che viene in mente quando viene in mente senza rinviare mai e tanto. Perché le storie migliorano solo quando poggiano su una base di altre storie. Ricorda anche di parlare con tutti quelli che lavorano nei film evitando di essere individualisti perché nessuno può fare davvero bei film da solo, c’è bisogno di diventare una zuppa!

E come finale della View Conference non possono esserci parole migliori.

 

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