1 Agosto 2014 13:00

Artisti dal passato controverso

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IMHO, naturalmente, ho già avuto modo più volte, su afNews, di sottolineare che gli Autori (ecc.) sono semplici esseri umani, non le copie in carne e ossa di Eroi dei Fumetti (o di altro). Sono dotati, come tutti noi, di pregi e difetti e, talora, i difetti sono pure belli grossi. Inutile (al di là del sincero interesse storico biografico, che, invece, ha la sua utilità) accanirsi pregiudizialmente, per dire, contro il passato riprovevole o discutibile di alcuni. A volte, anzi, è persino sintomo di problemi mentali personali (del genere di quelli che stanno alla base del razzismo e di una lunga serie di perversi “ismi” che nuocciono alla sopravvivenza della specie umana) irrisolti, da curare, quindi, più che da ri-twittare in rete.
Walt Disney, per citare il più famoso di tutti gli autori chiacchierati, sarà oggetto di un documentario che uscirà nell’autunno 2015, nel quale non verranno risparmiate, com’è ovvio, le indagini sugli aspetti controversi della sua vita. Quali che siano i suoi difetti e i suoi errori, non inficeranno la sua opera e nemmeno ciò che di buono ha fatto, questo è scontato. Così come bravissimi attori, quali sono, per citarne solo un paio, Giorgio Albertazzi e Dario Fo,  continuano a dare al pubblico grandi emozioni, a dispetto del loro passato nella fascista Repubblica di Salò. Lo stesso si può dire per il direttore d’orchestra von Karajan, che aderì al partito nazista, ma dopo la guerra venne, se possibile, ancora più apprezzato per il suo lavoro artistico, o per von Braun, che passò con naturalezza dalle terribili V2 naziste al progetto spaziale statunitense e per questo ancora lo si ringrazia.
Contestualizzare i comportamenti, collegarli alla psicologia e alla vita reale delle persone, approfondire documentandosi seriamente, capire (a mente fredda, scevra da pregiudizi e dotata di carità, compassione e comprensione) e, insieme, stigmatizzare gli errori (così che i loro non diventino “accettabili” per altri, solo perché compiuti da persone lodabili per motivi culturali o artistici o professionali o sportivi o quel che è, o semplicemente perché si sono poi ravveduti), considerando i limiti della persona umana e apprezzando la sua opera (quando è apprezzabile, si capisce). Questo, si dovrebbe saper fare… e non è uno scherzo.

Tutto ciò detto come premessa per alcuni volumi che oggi vi propongo (tutti in lingua francese e magari potremmo chiederci come mai non ce ne siano altrettanti in italiano sull’Italia). Si tratta di Le Petit Nazi di Pascal Ory, del Dictionnairie Illustré de la Bande Dessinée Belge sous l’Occupation di Frans Lambeau e di La Propagande dans la BD di Fredrik Stromberg.
Illustrano, con dovizia di dati (e immagini), l’attività di tanti fumettisti (anche molto famosi) che diedero il loro contributo lavorativo a cause decisamente dannose per l’Umanità, alcuni con tragica convinzione, alcuni con dissennata leggerezza, altri per pura sopravvivenza. Non manca, naturalmente, Hergé, il creatore di Tintin, la cui maturazione personale da prima a dopo la guerra è stata davvero notevole, per citare solo il più noto e, quindi, il più chiacchierato, fra gli europei. Ma con la lettura degli indici troverete insospettabili protagonisti del comicdom, coinvolti, a vario titolo e con diversa consapevolezza e convinzione, in cose, magari di per sé innocenti, che più tardi molti fra loro avrebbero sicuramente preferito finissero nel dimenticatoio. E non solo fascismo, nazismo, stalinismo, ma anche intolleranza religiosa, razzismo e derivati, credenze assurde (quando non pericolose per la salute pubblica) e tutto quanto contribuisce a distruggere l’Umanità. Va detto che se questi libri parlano di artisti del passato (che magari poi hanno anche cambiato modo di pensare, per fortuna loro e nostra), il problema è ancora attuale, purtroppo, con autori, artisti ecc. in servizio effettivo, e di qualunque età anagrafica. Superfluo dire che analoga situazione si propone, manco a dirlo, in Italia (come altrove), anche se, come dicevamo, non abbiamo trovato, per ora, altrettanta ricca e diretta documentazione sulle italiche miserie umane di chi ci ha dato tanto con la sua arte.  E qualcuno potrebbe dire che forse è meglio così… Ma voi che ne dite: è meglio sapere o ignorare?

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3 risposte a “Artisti dal passato controverso”

    1. Se si riesce a mantenere equilibrio (e compassione empatica, cioè “provare ciò che l’altro prova”), riuscendo (per quanto umanamente possibile) a distinguere fra la vita dell’autore (i suoi errori, le sue turbe psichiche ecc.) e la sua opera, allora Sapere aiuta a rendersi conto che siamo fragili creature e non supereroi, nonché, nei casi specifici, a contestualizzare le scelte letterarie/artistiche dell’autore. Certo, l’approccio può diventare diverso nel caso di autori che pervicacemente continuano a essere “cattive persone”… Ma, di nuovo, una cosa è l’opera dell’uomo, altra cosa è l’uomo. Si può salvare l’opera e condannare l’uomo? Non si tratta in ambedue i casi, in realtà, di valutare solo le -opere- dell’uomo? Secondo me (per quanto creatura aliena e non terrestre), sì, si tratta solo delle opere dell’uomo. Infatti ciò che si è in grado di condannare o apprezzare sono le sue opere, distinguendo, per l’appunto, quelle “buone” da quelle “cattive” (e non entro nel labirinto delle questioni etiche e morali, ora). Non credo che noi si sia in grado di “giudicare”, veramente, l’uomo. La sua complessità e il suo intimo pensiero ci sfuggono per forza (non per nulla, in alcune culture, il Giudizio è affidato solo all’Entità Suprema, per chi ci crede, unica considerata in grado di “vedere -dentro- l’uomo”), a motivo dei nostri (tanti) limiti. Altro discorso è la, limitata, Giustizia Umana, quella basata sulle Leggi (possibilmente condivise). Lo sappiamo che non può che avere dei limiti, ma la si usa per cercare di arginare il peggio (e non sempre è efficace, ma che farci? Giusto cercare di migliorarla quanto possibile, ma sempre roba umana è, quindi limitata e legata ai limiti umani). Ma noi, per nostra fortuna, qui non siamo dei Giudici e possiamo giusto dare le nostre (limitate) valutazioni sull’opera dell’uomo. Senza pretendere di emettere tragiche sentenze sull’essere umano.

  1. Uno dei libri più belli ed ‘empatici’ che abbia mai letto, ovvero ‘Piccolo Albero’, fu scritto da Forrest Carter, pseudonimo di Asa Earl Carter, attivista contro i diritti civili, fiero segregazionista, e che fu pure membro del Ku Klux Klan.
    Ma leggendo il suo romanzo è impossibile immaginare in lui la minima tendenza razzista, anzi.
    Dunque, dal letame nascono i fiori? Oppure è la natura ambivalente dell’essere umano che si divincola dalle catene dell’ideologia e, come un fiore nel cemento, può far germogliare il Buono e il Bello nei contesti più impensati? Chissà.
    Asa Earl Carter tentò poi far dimenticare il proprio passato diventando ‘Forrest’, e in ‘Piccolo Albero’ forse volle ricostruire il passato che avrebbe desiderato avere … lo accusarono pure di descrivere gli indiani secondo il mito del ‘buon selvaggio’, e forse c’è del vero, ma a prescindere dalle ragioni per cui fu scritto, sta di fatto che ‘Piccolo Albero’ è una storia che può rendere migliore chi la legge.
    E non è poco, per una persona che nella sua vita aveva fomentato tanto odio.

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