12 Giugno 2014 10:25

Orsi, Sbornie e felicita’

Rieccomi per il mio modesto contributo a queste cronache da Annecy: mi associo a quanto gia’ detto dai miei colleghi, qui c’e’ tanto, tantissimo, da vedere, e quasi sempre di qualita’ eccellente. Quello che ogni volta mi lascia a bocca aperta e’ l’estrema varieta’ di tecniche, mezzi espressivi, idee diverse… Ci sono fermento, energie creative, fantasia al potere, voglia di mettersi in gioco, in concentrazione altissima, ma anche grandi professionalita’ e serieta’ in un mondo che, da fuori, appare giocoso e “lieve”.

Oggi segnalo un lungometraggio fuori concorso dell’agguerrita ed originale compagine brasiliana, che se ne sta uscendo con prodotti divertenti e ben fatti, un po’ fuori dalle righe (dote che apprezzo tantissimo) e spesso con l’incalzante ritmo della samba. Purtroppo la proiezione ha avuto qualche problema tecnico, cosicche’ mi son goduta questo film in lingua originale e senza sottotitoli, cosa che peraltro non ha compromesso ne’ la comprensione ne’ il divertimento (non che io conosca bene il portoghese, intendiamoci…).

Até que a Sbórnia nos separeATE’ QUE SBORNIA NOS SEPARE dei registi Otto Guerra e Ennio Torresan jr, entrambi con un curriculum di tutto rispetto (basti pensare che il secondo ha lavorato per la Dreamsworks in Madagascar 1, 2 ,3, Kung Fu Panda 1 e 2, ecc. ecc.) e’ ambientato nel paese di Sbornia, separato dal resto del mondo da un’imponente muraglia di pietra. Quando per un caso fortuito questa crolla, succede di tutto: nella piccolo comunita’, dove gli abitanti dormono a testa in giu’ e le donne si coprono da capo a piedi, arriva il vento della modernita’, con tutto un corollario di mutamenti e scontri piu’ o meno forti. Fra tutte le vicende, prende una bella fetta del film una contrastata, quanto divertente storia d’amore fra due novelli Romeo e Giuletta: inutile dire che qui le gag si rincorrono una dopo l’altra senza sosta.
Il film e’ un libero adattamento del musical gaucho Tangos & Tragedies creato nel 1984 a Porto Alegre ed interpretato da Hique Gomez e Nico Nicolaiewsky con enorme successo; i due interpretano una coppia di stralunati musicisti (violino e fisarmonica) provenienti dall’immaginario paese di Sbornia che suonano pezzi del folklore sborniano, appunto, musiche brasiliane e hit del pop internazionale. Il proposito della casa produttrice, la Otto Desenhos Animados, non e’ quello di trasporre e riproporre semplicemente il musical in un film, ma riprenderne il fantastico universo e soprattutto i due protagonist, che hanno la caratterizzazione piu’ forte e riuscita.
Kraunus Sang, che suona una specie di violino, e’ uno sborniano attaccatissimo alle tradizioni e alla propria identita’; fa parte, come gia’ suo nonno Ladislaus, del CHAOS, ossia Centre for Homage to Ancient origins of Sbornia. Quando il muro di cui sopra crolla, e’ fra i piu’ recalcitrant alle innovazioni e ai mutamenti e cerca invano di frenare la corsa verso il nuovo della moglie Ludmilla .
Il suo socio Conductor Pletskaya, invece, e’ un romantico, passionale, stralunato suonatore di fisarmonica, un eterno innamorato cui si spezza regolarmente il cuore… In questo film la bella di turno e’ Cocliquot, figlia di Alba e del magnate Gonzalo Delacroix, ma gia’ promessa al vecchissimo (e ricchissimo) Garden All Baron.
Mura che crollano, loschi affari a spese della piccolo Sbornia e del suo ambiente naturale, storie d’amore tormentate producono una storia spassosissima dal ritmo frenetico (non a caso parlavo prima di samba) e dalle gag rutilanti, che inducono a rimpiangere l’arrivo della parola “fine”: un lungometraggio coi fiocchi, che conferma la vitalita’ e originalita’ in questo campo del Brasile.

Boonie Bears

Di tutt’altro genere e’ l’altro lungometraggio fuori concorso cui ho assistito ieri. Viene dalla Cina ed e’ firmato dal regista Liang Ding: si tratta di BOONIE BEARS, cartone animato che riprende i personaggi di una serie televisiva cinese estremamente popolare, i Bear Brothers, ossia i due enormi plantigradi Briar e Bramble, ed il taglialegna Vick. La trama di per se’ e’ molto semplice per non dire esile, e ruota attorno ad una valigia perduta accidentalmente. La ritrovano i nostri eroi e scoprono che contiene… una bambina, rapita per misteriosi motivi (si chiariranno poi nel corso della storia). Loro non avranno piu’ pace ed il pubblico assistera’ ad un’ora e mezza di trovate spassose in sequenza rapidissima, con frequenti richiami ai film orientali di arti marziali ed al mondo ipertecnologico dei vari James Bond. Si tratta di un prodotto tutto sommato divertente, con qualche buon effetto 3D e adatto, come si dice, a tutta la famiglia. Certo, orsi simpatici e un po’ scemi e bambine tenere e pestifere assieme “vendono” sempre bene…

28SIC-LÔÇÖARTE DELLA FELICITA¦Ç-02Infine, solo due righe per l’italianissimo e straordinario lungometraggio italiano in concorso L’ARTE DELLA FELICITA’: ho avuto la fortuna di assistere alla sua visione gia’ a Venezia, nel corso di CotB, e ne ero uscita ammaliata. L’ho rivisto qui e l’effetto e’ stato analogo. Ne han gia’ parlato in tanti, e’ stato detto di tutto e di piu’, per cui mi limito ad unirmi al plauso che arriva da ogni parte, anche da Annecy, dove sono stati tributati battimani a non finire al regista e sceneggiatore Alessandro Rak ed ai suoi colleghi. Nella conferenza stampa che e’ seguita alla proiezione ho apprezzato che abbiano continuamente fatto riferimento ad un lavoro di gruppo, ad una specie di energia cosmica e creativa che si e’ verificata durante la lavorazione. Il risultato e’ un film bello, commovente, per nulla didattico o didascalico, semplicemente poetico.
Finalmente un ottimo prodotto italiano. Grazie