3 Giugno 2014 08:24

Bobo: il fumetto completo sulla morte di Enrico Berlinguer

 StainoBerlinguer

Enrico Berlinguer è morto l’11 giugno 1984, sulla breccia. Oggi il suo nome viene pronunciato come quello di un Eroe, un Santo, un’Icona, anche da chi, già allora, lo criticava con la “stronzeria” tipica degli esseri umani, e viene portato in palmo di mano, a scopo “elettorale”, da chi non ha la più pallida idea di chi fosse quell’essere umano. Purtroppo è normale. ma quel che è sicuro è che l’emozione della sua improvvisa scomparsa fu fortissima. Sergio Staino ebbe il compito (insolito per un vignettista) di disegnarne il ricordo, solo due giorni dopo: “La striscia dedicata ai funerali di Berlinguer rappresenta un momento molto importante nella mia carriera di disegnatore, e anche nei miei rapporti con l’Unità, con il Pci. È, a tutti gli effetti, un punto di svolta nel mio disegno. Il 13 giugno del 1984 venivo chiamato a registrare, a raccontare a mio modo un episodio enorme per l’emozione che ha creato: l’inaspettata commozione di un intero Paese, al di là dei militanti, per la morte del leader di un partito. Un leader schierato che veniva pianto da fasce trasversali della popolazione, da gente che esulava il Partito Comunista Italiano, gente comune, di ogni tipo, ogni estrazione che rendeva omaggio al nostro segretario” Potete leggere l’intero intervento di Staino e il fumetto completo, facendo click qui.

2 risposte a “Bobo: il fumetto completo sulla morte di Enrico Berlinguer”

  1. Sono quasi certo che essendo nato un mese dopo la sua morte non dovrei dirne niente. Ma a sentire come se ne parla l’analisi sul personaggio che più mi convince è quella che fece Rino Gaetano nella canzone “Capofortuna”.
    Comunque Sergio Staino resta sempre un grande.

    1. Non importa quando sei nato, importa cosa sai e cosa hai davvero capito di quel che sai, e soprattutto cosa fai. Berlinguer (esempio di politico come se ne trovano di rado, almeno per quanto riguarda l’italica esperienza), era tanto apprezzato quanto contestato, come chiunque. Certo aveva il pregio dell’onestà, che a troppi (non solo politici) manca. Ma la sua base di partito era, come sempre, disomogenea: molti per dire, non gradivano la sua apertura a Moro (e viceversa nell’altro partito e infatti s’è visto com’è andata a finire, allora). A me invece pare fosse grande lungimiranza e amore per il proprio Paese. La situazione non è poi così diversa ancora oggi: molti preferiscono fare a botte a prescindere, piuttosto che rendersi utili insieme per il bene comune. Io sto con quelli che lavorano per il bene comune.

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