24 Febbraio 2014 20:06

Su Lady Mafia risponde…

ladymafia

Comunicato stampa. POLEMICHE SU LADY MAFIA: IL DIRETTORE RISPONDE.

La proverbiale tempesta nel bicchiere d’acqua scatenata attorno al fumetto “Lady Mafia” –la cui testata ho il piacere di dirigere- mi provoca contemporaneamente un po’ di tristezza e un po’ di gioia.
Tristezza perché mi rendo conto che le istituzioni –pubbliche o private che siano- continuano a interpretare con grande rigidità i propri ruoli, applicando metodi “antichi” per perseguire i propri obiettivi (nel caso di “Libera” si tratta di obiettivi nobili e assolutamente condivisibili e –lo dico per uscire dall’equivoco- da noi assolutamente condivisi) e proprio per quella rigidità falliscono quegli obiettivi. Avevo preparato una lista di opere della letteratura, del cinema e della TV che sarebbero travolte dalla soluzione “censoria” pericolosamente richiamata dal deputato del PD (la censura come “metodo” professata da un parlamentare della Sinistra mi fa rabbrividire…) Mattiello e da “Libera”. Poi, sono stati gli stessi commenti degli utenti web all’articolo online del Corriere della Sera ad anticiparmi e, in un certo senso, a superarmi. Oltre al vastissimo filone noir e poliziesco nella narrativa e nello stesso fumetto, ci sono i romanzi più specificamente dedicati alla mafia (penso alla serie di Mario Puzo ma anche, per venire a tempi più recenti e ad autori a noi molto più familiari, al bellissimo “Più scuro di mezzanotte” di Salvo Sottile), l’immensa produzione del grande schermo e quella delle fiction televisive. Ma i lettori –evidentemente più giovani ed abituati a ragionare in termini di realtà virtuale- hanno ricordato anche le due edizioni del videogame “Mafia”, ma anche lo sconcertante “Grand Theft Auto”.
Non parliamo del “filone” dei giustizieri. Vogliamo distruggere la serie sul vendicatore notturno impersonato da Charles Bronson? O spezziamo tutti i dvd del più recente “Arrow”? Ma sì: a questo punto, bruciamo tutti i fumetti dei supereroi che, in fondo, sono giustizieri in calzamaglia che non chiedono il placet dei magistrati prima di strapazzare i criminali. E che dire dell’eccessivamente zelante ranger Chuck Norris? Ma, visto che ci siamo, cancelliamo ogni riferimento all’Ispettore Gadget, a Paperinik e a Superpippo che esagerano sempre, fidando troppo sul fatto che nel “mondo di cartone” nessuno si fa veramente male!
Sull’associazione di Don Ciotti voglio essere chiaro ed esprimere parole di assoluto elogio, per le scelte coraggiose, per la militanza attiva, per le partecipazioni “fisiche” alle proteste e alle manifestazioni nei luoghi dove la criminalità organizzata esercita tutto il suo nefasto potere, culturale oltre che morale e materiale. Tanto straordinario attivismo rischia di perdersi quando si fanno, poi, battaglie di retroguardia che la gente non capisce. Soprattutto i giovani. Tanti si sono chiesti: dov’erano la i censori quando sono uscite le opere cui facevo cenno prima? Ma anche –e me lo chiedo anche io- non meriterebbero più concreto obiettivo gli sforzi dell’Antimafia e di “Libera”?
Siamo di nuovo alle manifestazioni contro “Ultimo tango a Parigi” e “Il codice Da Vinci”? Dobbiamo aspettarci la pericolosa deriva bradburiana verso un mondo alla “Fahrenheit 451”, con cerimonie pubbliche per bruciare i “pericolosi” libri –e fumetti?
La gioia che mi ha causato il ritardo della mia risposta, sta proprio nelle reazioni di tanti lettori: loro stessi hanno messo in luce le obiezioni che volevo fare alle tesi di Mattiello e di “Libera”. Vuol dire che i lettori hanno compreso lo spirito del fumetto e, prima ancora, hanno compreso che si tratta di un’opera dell’ingegno individuale –definirla “opera d’arte” mi sembrerebbe un po’ presuntuoso, con tutto il rispetto per la creatività dell’amico Pietro Nagliero, ma soprattutto il giudizio spetta ad altri- e come tale degna di rispetto e titolare del diritto di non essere censurata fino a quando non violi i diritti di qualcuno.
A proposito di questo, vorrei rispondere ad una accusa che mi ha ferito particolarmente: “Lady Mafia” sarebbe “offensivo”, secondo Mattiello, e ferirebbe la memoria delle vittime della mafia. Perché? Dove è scritto, nel nostro fumetto, che la mafia agisce per il meglio? Dove è scritto che si debbano sposare i suoi metodi? Dove, che la vendetta sia una filosofia condivisibile? E’ un fumetto che registra la realtà, non la esalta. E’ una amara realtà, che deve essere combattuta e cancellata: perché l’Antimafia e “Libera” non si concentrano su questi compiti, piuttosto che combattere contro un fumetto? E’ la realtà della mafia che deve essere estirpata, non le fiction che la raccontano.
E qui veniamo al dibattito che da sempre accompagna l’arte ma anche l’attività giornalistica; queste devono essere “per forza” educative, avere un intento “didattico” o la prima può essere solo fine solo ad un obiettivo creativo e la seconda ad uno “cronachistico”, di registrazione della realtà e senza indulgere in fervorini moralistici?
“Lady Mafia” racconta una realtà violenta, non la inventa per compiacersene: alla maturità del lettore comprendere che si tratta di una realtà da condannare e da combattere. Negli editoriali e nelle rubriche abbiamo più volte espresso la nostra posizione , non credo che possano esserci equivoci su questo argomento.
Per concludere, la cosa che più ci dispiace è proprio che alcuni –persone autorevoli ed importanti o comuni non importa- abbiano frainteso i nostri obiettivi. Dispiace che qualche lettore abbia parlato di operazione “furbetta”, elaborata solo con obiettivi di vendita. Non è così. Pietro scrive da molto tempo ed è appassionato di noir e vuole dare seguito alla sua creatività: se vengono centrati risultati “di cassetta” non ci dispiacerà certo, ma non si punta certo al ristretto mercato del fumetto per andare a caccia dei grandi numeri di lettori che assicurano fama e ricchezza. Dunque, un’accusa chiaramente infondata e francamente ingenerosa.
“Lady Mafia” non è un sillabario né un manuale di educazione civica: è un fumetto e basta. Può piacere o meno, ma non addirittura essere considerato favorevole alla contro-logica mafiosa.
Ma chissà: forse sarebbe il caso di ascoltare le “sirene censorie”: potrebbero portarci bene. Che dite, facciamo un fumetto su una ristoratrice foggiana? Visti i riscontri dei programmi TV di cucina e dei libri di ricette…Loris Castriota Skanderbegh