17 Febbraio 2014 09:12

Perché Calvin and Hobbes va letto

calvin hobbes domenicale 28 agosto 1988 rit

Il peso che Bill Watterson si è conquistato nella storia del fumetto con la sua serie Calvin and Hobbes giustifica sia la continua ristampa delle sue strisce e tavole, sia l’interesse dei professionisti e la produzione di libri e documentari su di lui e sulla sua opera. Se non conoscete la striscia, la cosa migliore che potete fare è iniziare a leggerla proprio dalla numero uno e via, via per i dieci anni tondi della sua pubblicazione. Quando leggemmo la prima volta le prime strisce (grazie a Jud Hurd), Watterson era ancora un totale sconosciuto e ne rimanemmo fulminati: “Cavolo, ma questa roba è eccezionale! Che sensazioni… Si piange e si ride… Lo voglio anche in italiano: tutti lo devono poter leggere!“. Non sarebbe passato molto perché la striscia di Watterson cominciasse a essere tradotta ovunque e l’autore diventasse un giovane mito per chi ama il fumetto: già l’anno seguente, il 1986, Bill ricevette il prestigioso National Cartoonists Society’s Reuben Award. Verso la fine del 1985 Watterson fu invitato a scrivere qualcosa di incoraggiante per i giovani autori sulla rivista per professionals Cartoonist Profiles, perché in un lampo era stato notato da tutti i professionisti del settore. Inizialmente restio, sentendosi quel che era: l’ultimo arrivato, alla fine accettò e raccontò anche dei suoi precedenti insuccessi e rifiuti, fino all’accoglienza da parte della Universal Press: “… Naturalmente, lanciare una striscia a fumetti non garantisce mica una regolare entrata economica per  tutta la vita (sic). La Universal Press sta scommettendo su questa striscia… Perciò è con grande umiltà che io offro le seguenti osservazioni sull’avere successo facendo strisce a fumetti…”. E nel mito si consolidò, anche con la sua scelta di evitare ogni sfruttamento commerciale dei suoi personaggi (rarissima eccezione autolesionista, dal punto di vista patrimoniale) e di chiudere definitivamente la serie col decimo anno di produzione. Così, come talora capita, ma solo con chi è davvero capace di dire molto al lettore col proprio lavoro, Calvin and Hobbes ha chiuso sì i battenti, ma ha continuato (e continua) non solo a essere una lettura emozionalmente assai remunerativa, ma fonte di ispirazione per altri autori. In fondo, il riconoscimento del premio al Festival di Angoulême è legato a tutto ciò. Per i suoi ammiratori (che non chiamo “fan” perché di “fanatico” non hanno nulla, di solito) sarebbe un’esperienza unica vedere l’autore in carne e ossa al prossimo Festival, anche se la cosa è piuttosto improbabile, date le scelte di vita di Watterson e, a dirla tutta, davvero non sarebbe indispensabile: la sua opera parla da sé. In ogni caso qui vi segnaliamo un libro e un documentario su di lui, attraverso due interviste video che potrebbero esservi sfuggite. Ma la cosa fondamentale, ribadiamo, è leggere le strisce, ovviamente.

Lettera con cui Watterson annuncia al suo editore che chiude la striscia.