17 Ottobre 2013 05:33

Mostro – l’integrale di Enki Bilal

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Mostro- L’integrale

di Enki Bilal

(Alessandro Editore, 271 pagine)

Krack! Scisssss…scissss!….Attenzione….scissss…questa non è una recensione di un fumetto…Krack! …Scissss…è una trasmissione dal futuro e….Krack!”.

Il futuro è quello plasmato, dipinto, scavato dalle ossessioni di Enki Bilal.
Può un artista insegnare il potere degli incubi? Quando arrivano e arrivano sempre, ci potete giocare le chiappe, puoi farli diventare scudi, armi, parole decodificate con funzioni magiche o suoni d’allarme per salvarti la vita?

Bilal è più incosciente di Stephen Dedalus, il personaggio chiave dell’Ulisse di James Joyce, che diceva: “La storia è un incubo dal quale cerco inutilmente di svegliarmi.” O, forse, è solo più coraggioso, nuotatore esperto in fiumi schiumanti di china e sangue, viandante fra corpi dilaniati del suo Paese, l’ex Jugoslavia. Ci si può svegliare dal ricordo dei massacri di Sarajevo?

Confesso che non sono mai riuscito a capire la mentalità degli slavi. La loro fisica genialità, dolce come una carezza, che convive con la loro violenza, esplosiva ed aliena. Insomma ragazzi, questa è gente che ha inventato i vampiri! O, per esattezza, i Vlokodlak, dalla pelle rosso sangue, o i Vlokoslak, di bianco vestiti, o gli Yukodlak, alle cui tombe nessun animale si avvicina.

Non sto divagando, cerco solo di capire da dove nasca il senso profondo della “trasformazione”, sublimata dal pennello di Bilal, nella trilogia del MOSTRO. Perché anche i suoi personaggi, sporchi di sangue rappreso, anelano comunque alla vita. Magari imperfetta, clonata, ma sempre vita, esattamente come i non morti della tradizione.

bilal 1Sarà così? Forse! D’altronde, ci sono sempre stati due modi di leggere (o di guardare, fate voi!) Bilal e non sono mai stati inconciliabili. O lo scorri, godendoti tavola dopo tavola o, meglio, vignetta dopo vignetta, ognuna delle quali è un quadro d’artista o accetti di andare con lui a caccia d’indizi, immedesimandoti, ad esempio, in Nike, il protagonista “umano” di questa opera straordinaria. Peccato che gli indizi sono disseminati, come in un videogioco stupefacente, su differenti livelli di difficoltà interpretativa. Puoi fare ipotesi e cercarne la prova. Attenzione, però. Bilal ti nasconde le carte, all’interno di un’apparente logica sequenziale. Il suo miglior talento è l’illusionismo!

L’ho capito la prima volta nel 1980, quando scoprii La Foire aux immortels, il primo volume della trilogia NIKOPOL, che comportò 10 anni di lavoro. Ricordate? Quegli alieni con le teste di dei egizi? Così potenti, così fragili nella loro arroganza.

Nove anni è invece costata la costruzione sconcertante di questa nuova trilogia (in realtà è una tetralogia ma, per volontà dell’autore, gli ultimi due titoli “ Appuntamento a Parigi” e “Quattro?” sono stati riuniti).

Tutto parte da una sorta di conto alla rovescia di un neonato che inizia a ricordare a soli 18 giorni di vita. E’ un orfano, l’hanno chiamato Nike (come le vecchie scarpe di un cadavere ritrovato vicino a lui) ricoverato in un ospedale di Sarajevo insieme ad una bambina Leyla e ad un altro “fratello d’ospedale”, di nome Amir. La sua memoria compie un miracolo biologico. Ricorda il 17° giorno, poi il 16° e via così. Diventa, da grande, un investigatore della memoria ma questo non è così importante come indizio. E’ più importante il tetto scoperchiato dall’ennesima bomba della loro stanzetta, i corpi dilaniati degli infermieri e le mosche, tante mosche, attirate dalla puzza di sangue. Saranno loro le vere protagoniste, diventando insetti clonati, chimici e, soprattutto contaminanti.

Utilizzate da un cattivo invincibile, Optus Warhole, teorico del Male Assoluto, per trasformare, duplicare corpi umani, doppi, tripli da utilizzare come cavie o schiavi, in un gigantesco, labirintico giallo spionistico che sembra avere come obiettivo il potere assoluto. E qui iniziano i colpi di scena: la decomposizione del corpo di Warhole produce mutazioni ed evoluzioni imprevedibili, per noi naturalmente, perchè lui controlla i processi benissimo!

Ed inizia la magia psicologica, il gioco trasformistico di Bilal. L’insoddisfazione di Warhole trova nell’arte (Absolute Evil Art) il suo punto d’arrivo. Il suicidio come opera d’arte, nubi di morte che uccidono centinaia di persone (Compressione di morte eruttata), Arte in Cancrena. Happening crudeli e sorprendenti che avrebbero fatto impazzire d’invidia Salvador Dalì.

Le invenzioni si susseguono a ritmo calzante. Scandalosa, geniale la scena di un All White, una festa in bianco (anche la pelle degli invitati), dove esplode una sorta di macelleria di massa dove il sangue schizza dappertutto macchiando o meglio dipingendo le pareti bianche, con pennellate rosse di follia autodistruttiva.

In tutto questo, Nike, Leyla e Amir i “fratellini d’ospedale” diventati adulti, cercano di resistere, di capire, d’intervenire, di cercarsi, di riunirsi. Ma Bilal li immerge in incubi organizzati che si chiamano paranoie. Difficile anche per loro capire quando sono gli originali o quando sono dei cloni visto che questi ultimi ragionano esattamente come loro. E qui anche Isaac Asimov è superato, va in soffitta come un arnese arrugginito.

Nell’opera finale ,”Quattro?”, tutto pare ricomporsi, tranquillizzarsi, si trovano addirittura spiegazioni logiche (sempre nella dimensione della fantascienza, s’intende), s’intravvede addirittura un lieto fine di una vicenda mozzafiato di incroci di razze, ibridazioni tra carni e meccanica, metabolismi sintetici. Dove tutto è stato perennemente in evoluzione, dove tutto, anche i sentimenti, sono stati contaminati. Ritornano le nostalgie del Danubio, l’aria viziata (caffè, carne ai ferri, cipolle), memorie olfattive di Sarajevo o di Belgrado. E’ vero: per quanto le città possano cambiare velocemente non così i loro odori. Quelli permangono molto più a lungo, rinnovano ricordi e nostalgie.

Del ricordo del MOSTRO, rimangono invece i volti segnati da vecchie ferite dei personaggi di Bilal, le rughe profonde, i tatuaggi sulla pelle spesso devastata da protesi metalliche.

Segni di guerre future e passate, di dimensioni temporali dove le tecnologie sono avanzate, l’antigravità fa volare le automobili e i morbi biologici infettano un’umanità che non impara mai dai propri errori.

[Recensione di Nico Vassallo]

Mostro- L’integrale

Il Sonno del Mostro. 32 dicembre. Appuntamento a Parigi/Quattro?

di Enki Bilal

(Alessandro Editore, Euro 34,99)

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