7 Ottobre 2013 05:04

Presente, futuro e passato del fumetto digitale

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La sperimentazione sul linguaggio del fumetto non può che andare avanti, ovvio, irrefrenabile come il desiderio di comunicazione degli esseri umani. Gli autori vogliono raccontare le proprie storie e vogliono poterlo fare nel modo più bello ed efficace, con tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Ma pare si sia ancora lontani da vere e significative “innovazioni”. Prendiamo a esempio la proposta editoriale di The Comic Machine, presentata come un eccezionale balzo in avanti, rispetto alla produzione di fumetti “bidimensionali”. A parte il limite di essere realizzata solo per piattaforma iPad in un mondo che è già da tempo multi piattaforma, ciò che viene proposto come altamente innovativo nel video ufficiale, lo abbiamo visto in azione (e a nostro avviso in modo molto più divertente) nell’ormai lontanissimo 1997 con la versione digitale (multi piattaforma già per l’epoca, visto che funzionava su PC Windows e su Mac) dell’avventura Le Piège Diabolique della serie Blake et Mortimer, in modalità interattiva e commentata. Non si parlava, allora, di “livelli”, ma il risultato era, secondo noi, più coinvolgente (e più ricco) di quello della TCM, pur partendo da un fumetto pensato “bidimensionalmente” (anche se, in realtà, sappiamo tutti che il racconto, nella mente dell’autore, ha molte più dimensioni del supporto su cui viene realizzato). Oggi la tecnologia offre maggiori possibilità, ma sta ad autori ed editori, nella produzione di racconti per immagini, avere la fantasia sufficiente a percorrere vie veramente nuove. Oppure, volendo, avere l’umiltà di percorrere le stesse vie di una volta, se risultassero ancora oggi più efficaci nel coinvolgere il lettore, limitando in tal caso la tecnologia a quel che è, per ora, in grado di offrire alla miglior fruizione possibile. Forse si può parlare di vera innovazione solo quando la tecnologia consente di tradurre in realtà condivisibile da tutti, una ad una, le “altre” (tante) dimensioni del pensiero dell’autore.

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E, ai nostri lettori più scafati, non sarà sfuggito il collegamento tra il titolo di questo articolo, il contenuto del post e l’avventura di Jacobs scelta come esempio visivo…