14 Maggio 2013 16:12

Enki Bilal, Cicerone al Louvre

bilalCome sa chiunque segua il fumetto con una certa attenzione, la Francia è la patria indiscutibile della nona arte. Nel paese transalpino questo fenomeno è così radicato che investe la vita culturale nel modo più ampio, coinvolgendo non soltanto il mondo editoriale, ma anche quello accademico e museale. Se le nostre ricerche sono esatte, la prima mostra sulla bande dessinée ospitata dal Louvre si tenne nel 1967 (per la precisione al Musée des Arts Décoratifs). Si intitolava “Bande dessinée et figuration narrative“; fra i suoi organizzatori c’era anche l’indimenticabile Claude Moliterni, allora trentaquattrenne.

Enes Bilalović ne aveva diciassette. Viveva in Francia da qualche anno: non era ancora Enki Bilal, ma conosceva già René Goscinny, grazie al quale avrebbe cominciato la collaborazione con la rivista “Pilote”. Avido di stimoli che gli permettessero di affinare il proprio bagaglio tecnico, il giovane immigrato serbo-bosniaco visitava spesso il Louvre, che con il tempo diventò un luogo sempre più familiare.

Un paio d’anni fa, sessantenne e affermato in tutto il mondo, il disegnatore-soggettista ha sentito il bisogno di tradurre in immagini questo legame intimo con il celebre museo parigino (“Il Louvre fa parte di me”). Così ci è tornato per osservarlo con occhi diversi. Come un moderno Belfagor, ha percorso le sue sale deserte cercando qualcosa che soltanto lui poteva trovare: i fantasmi di personaggi presenti nei ritratti e nelle statue, ai quali ha dato nuova vita con la sua fantasia e con i suoi disegni.

Mescolando abilmente storia e finzione, l’artista ha costruito una galleria di 23 personaggi noti e meno noti: da Ecuba a Lakskek, da Enheduana a Markus Dudke, figure storiche e storie fantastiche si intrecciano in un caleidoscopio fatto di date, fatti e immagini. Riesce difficile capire cosa sia vero e cosa sia frutto della fantasia, ma in definitiva ha poca importanza: Bilal non è soltanto un disegnatore e un soggettista, ma anche un poeta.

Le tavole di di questo lavoro insolito e affascinante sono state esposte nel museo (20 dicembre 2012 – 18 marzo 2013).
Il catalogo è stato pubblicato in Francia da Futuropolis, prestigiosa casa editrice di fumetti che vanta una lunga collaborazione con il Louvre. La versione italiana è stata realizzata dalla Bao Publishing, una giovane casa editrice milanese che si sta facendo largo nel mondo del fumetto con numerose proposte interessanti.

Con questa nuova opera Bilal non conferma soltanto la propria validità artistica, ma anche la capacità di rinnovarsi: dopo i cicli fantascientifici come la Trilogia Nikopol e i più recenti “Animal ‘Z” e “Julia e Roem”, l’artista volta pagina e si tuffa nella (fanta)storia.

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