11 Febbraio 2013 01:04

Rin Tin Tin era anche un giornale

rintintin_51Nel corso degli anni le edizioni Bonelli hanno proposto decine di collane e di personaggi che hanno trasformato un fumetto popolare in un prodotto d’autore. Vi hanno contribuito non solo eroi celebri, da Tex a Dylan Dog, senza dimenticare Zagor o Julia, e altri, ma anche un paio di collane di indubbio spessore culturale e artistico, come quella ormai lontana nel tempo "Un uomo un’avventura" (che oggi rivive negli albi de La Storia, nuova e ridotta versione dell’altra) e come gli Almanacchi, un’indovinata serie di appuntamenti a mesi alterni (quelli dispari) che insieme a una vicenda a fumetti offre interessanti articoli su libri, film, personaggi e protagonisti dell’immaginario.AudaceRintintin Nell’Almanacco West, da poco in edicola, oltre a un racconto di Tex disegnato da un maestro come Gomez, c’è anche un’esauriente storia di Rin Tin Tin, il famoso pastore tedesco "stella" della TV italiana negli anni Cinquanta. Giuseppe Lippi ne ricostruisce la vicenda, dall’esordio al tempo del cinema muto ai successi degli anni seguenti, al cinema e in televisione, ovviamente con altri cani, tutti egualmente bravi. Lippi ricorda anche che negli anni Settanta Rin Tin Tin fu inserito in una collana della Cenisio dedicata ai maggiori eroi del fumetto americano, ma ha dimenticato che già negli anni Trenta le sue storie a fumetti rin-tin-tinerano popolari negli States e in Gran Bretagna. Nel 1933 approdarono anche in Italia, anzi il celebre cane diede il nome a un settimanale edito tra il maggio ’33 e il 1937 dall’editore Lotario Vecchi, che pochi mesi prima aveva lanciato anche Jumbo. Il giornalino fu un successo e malgrado la ricca concorrenza (c’erano in quegli anni anche Topolino, l’Avventuroso, il Monello e molti altri) sfiorava spesso le centomila copie. All’interno, oltre alle avventure del cane, c’erano storie di ogni genere: cappa e spada, western, esotiche o comiche, nonché due personaggi non marginali come Mutt e Jeff e Pete the Tramp, italianizzati in Pinco e Pallino e Saltafossi. Non molti gli autori italiani, seppure di qualità come Franco Caprioli (che raccontava le imprese di celebri aviatori) e Vittorio Cossio che guardava con nostalgia all’Africa Orientale e all’impero fine Ottocento. Forse il settimanale non era il migliore sul mercato, ma andava comunque ricordato. L’involontaria svista, in ogni caso, non riduce il valore degli almanacchi bonelliani, ottimamente illustrati dal maestro Aldo Di Gennaro. (Carlo Scaringi).