1 Novembre 2012 20:44

Conclusa la quarta stagione di Adventure Time

Lunedì 22 Ottobre è andata in onda sul canale Statunitense di Cartoon Network il cinquantaduesimo episodio della serie “Adventure Time”, giunta alla sua quarta stagione in un crescendo di consenso da parte di critica e pubblico.

Questa serie, ideata da  Pendleton Ward,  debuttò sul piccolo schermo nel 2010 dopo che il suo episodio pilota furoreggiò su YouTube. Iniziò così la prima serie composta, come la maggior parte delle moderne serie statunitensi, da ventisei episodi di circa undici minuti ciascuno.

Protagonista della serie è Finn l’umano, ragazzino dodicenne, impavido e avventuriero, il quale, insieme al fratello maggiore, amico, mentore nonché cane magico Jake, passa le giornate a salvare gli abitanti di Ooo, uno strano mondo popolato da creature magiche e da oggetti viventi che abitano città fortificate o territori selvaggi pieni di rovine di un’antica e evoluta civiltà. Qui vive le sue surreali avventure combattendo nemici strani e salvando principesse nei guai .

La serie, inizialmente partita come l’ennesima produzione comico-demenziale del Network, è andata evolvendosi diventando una delle migliori apparse negli ultimi anni e raccogliendo un nutrito gruppo di appassionati. Grazie al suo modo di raccontare, la serie sta portando un’evoluzione nell’animazione americana. Già dall’inizio, Infatti, appare chiaro che ogni episodio segna un passo nella storia senza essere fine a se stesso. Tutto viene inserito in un contesto strutturato in modo realistico, dove il tempo trascorre e i personaggi crescono, dando loro l’opportunità di evolversi smettendo di essere semplici rappresentazioni caricaturali immutabili nel tempo. I personaggi ricorrenti, poi, che siano amici o nemici, non sono mai completamente buoni o cattivi. Il passato di ognuno di loro non è reso noto se non in sporadici frammenti e spesso dietro i comportamenti più strani possono esistere delle motivazioni molto complesse e addirittura dolorose.

Come si è detto, la serie racconta l’evoluzione del protagonista, che, dagli iniziali dodici anni, è cresciuto di serie in serie fino a giungere agli attuali quindici anni, con tanto di cambiamento di voce, trovata geniale che  purtroppo non è stata evidenziata dal nostro doppiaggio. Di stagione in stagione, la pura comicità demenziale iniziale è andata mutando sempre più verso una sorta di visionarietà comica aperta a sperimentazioni visive e narrative. Dalle ultime puntate della seconda serie gli autori hanno iniziato ad osare sempre di più per arrivare, nella terza e quarta stagione, ad avventure complesse, in alcuni casi per nulla comiche, molto surreali e dotate di una profondità a cui non si può restare indifferenti. Toccando temi che vanno dai problemi adolescenziali ormai “classici” nei cartoni (l’amore, l’amicizia, la ricerca di se) affrontati con molta serietà, a quelli più difficili come la comprensione del prossimo, l’omosessualità o le malattie mentali nelle persone care.

La musica ha avuto fin dall’inizio uno spazio importante diventando, in alcuni episodi, fondamentale. Melodie e canzoni vengono scritte dall’autore stesso e dagli altri sceneggiatori e sono, a seconda delle situazioni, comiche o serie. Quest’ultime sono spesso talmente valide da essere apprezzabili anche al di fuori dal contesto animato dando alla loro scrittrice (l’artista storyborder e sceneggiatrice Rebecca Sugar)  una buona nomea di cantautrice anche tra chi non segue la serie.

 Tutto questo accade in una serie d’azione per adolescenti disegnata in uno stile sorprendentemente in bilico tra la troppa semplicità e la complessità, ideata da un team di giovani (alcuni attivi anche nel fumetto indipendente) che pur ammettendo la propria ammirazione per l’animazione giapponese (da Hayao Miyazaki a Sailor Moon, infilando, qua e la, anche delle citazioni),  riesce ad evitare di copiarla grottescamente (cosa che, purtroppo, non è riuscita ad altri sia in America che in Europa) utilizzando uno stile che viene influenzato dell’animazione per esagerazioni da Tex Avery a Bill Plympton, passando per tutta l’animazione e il fumetto indipendente degli ultimi anni .

“Adventure time” è una serie in crescita che, nonostante il successo sempre maggiore, riesce a non smettere di stupire il suo pubblico con puntate ancora più appassionanti. Dopo un penultimo episodio intensamente commovente, la serie si è conclusa con un colpo di scena che ha sconvolto la maggioranza dei fans a causa del tesissimo e incomprensibile finale della storia, che vedrà la sua prosecuzione nei primi due episodi della quinta stagione annunciata a partire dal dodici Novembre.

Invito tutti a seguire questo gioiello che si pensa destinato ad un pubblico d’età scolare ma che è in grado di appassionare chiunque e che in patria ha scatenato accese discussioni su come debba essere l’animazione per adolescenti piazzandosi energicamente tra le cose più innovative degli ultimi anni.

2 risposte a “Conclusa la quarta stagione di Adventure Time”

  1. Domanda: noi saremmo in grado di concepire (non dico realizzare, che è un'altra faccenda) qualcosa del genere?

  2. Caro Eric secondo me si, sono convinto che anche da noi ci siano delle persone teoricamente in grado di narrare delle storie originali in grado di divertire, appassionare e contemporaneamente avere uno svolgimento vero che faccia anche passare il famigerato insegnamento che aiuta a vivere . Quindi sul piano delle idee siamo a posto, è sul lato pratico che crolliamo.

I commenti sono chiusi.