6 Ottobre 2012 01:01

Compie cento anni il mito di Tarzan

Tarzan_of_the_ApesNella scorsa estate dal villaggio olimpico di Londra è uscita la voce che forse Michael Phelps, il nuotatore americano collezionista di medaglie, preferibilmente d’oro (ben 18 su 21), potrebbe essere un prossimo Tarzan cinematografico, imitando così Johnny Weissmuller e altri campioni dello sport che hanno impersonato il celebre eroe creato nell’ottobre del 1912 da Edgar Rice Burroughs. Forse non se ne farà nulla, ma certo un film di Tarzan girato oggi rinverdirebbe un mito ormai centenario. Quando è stato creato, Tarzan era un personaggio immerso in un mondo che oggi non esiste più, distrutto dal colonialismo, dall’ambizione, dalla speculazione, dall’avidità dei bianchi, che hanno devastato foreste, massacrato gli animali e disperso gli indigeni. Per anni Tarzan ha combattuto – nei romanzi di Burroughs, nei film e anche nei fumetti – per salvaguardare e difendere questo piccolo mondo antico, con lo stesso impegno degli ambientalisti di oggi. Forse è per questo che l’Uomo Scimmia continua ad essere popolare, anche se i giovani gli preferiscono Spiderman e altri supereroi. Anche Tarzan, in fondo, è un supereroe e nel corso dei decenni ha affrontato anche nemici improbabili, come i nazisti o i superstiti di antiche civiltà scomparse. Tralasciando il cinema, che non ci ha dato nulla di rimarchevole, tranne forse la dozzina di film di Weissmuller, ingenui ma anche genuini nella loro semplicità, le migliori interpretazioni di Tarzan sono quelle proposte dai fumetti. Il TARZAN_coverprimo Uomo Scimmia fu disegnato nel 1929 da Harold Foster, che ne fece un personaggio credibile, quasi un cavaliere del passato senza armatura (forse pensava già al Prince Valiant chs avrebbe cominciato nel 1937). Dopo di lui si sono succeduti moltissimi altri disegnatori, da Rex Maxon a Russ Manning, da Neal Adams a John Buscema, da Frank Frazetta a Burne Hogarth, che è stato il più grande di tutti, se non altro per la straordinaria rappresentazione, quasi michelangiolesca, del corpo seminudo di Tarzan, mostrato in pose plastiche, mentre si tuffa, oppure si lancia da una liana all’altra o anche mentre lotta contro un animale feroce. Passando a tempi più recenti, è senz’altro da ricordare il Tarzan di Joe Kubert, altro maestro dl fumetto scomparso lo scorso agosto. Joe Kubert è stato soprattutto un disegnatore realista, passato dal Vietnarn dei Berretti verdi a Sarajevo assediata. Ma ha anche disegnato un Texone e molti comic-books, proposti in Italia una ventina di anni fa da Gianni Bono e ora raccolti in tre volumi, in corso di uscita, della Magic Press. ll suo è un Tarzan ecologico, muscoloso, vero, che si avvicina un po’ ai modelli di Hogarth. In un secolo di vita l’eroe della giungla ha dovuto sopportare deformazioni (nell’epoca nazista venne trasformato in Sigfrido, eroe ariano) e molte parodie, quasi tutte a opera di autori italiani, dal PippoTarzan di Jacovitti al TotoTarzan cinematografico del grande attore. Ma ci sono state anche varie versioni al femminile, come la censuratissima Pantera Bionda degli anni Cinquanta. Ma ovviamente l’originale è inimitabile, da un secolo ormai. (Carlo Scaringi).

[Carlo Scaringi ne parla anche su Glamazonia: click qui.]