21 Gennaio 2012 01:10

Le amare profezie di Guido Buzzelli

cover_buzzelli_3Il nuovo volume di "Tirature" – annuale bilancio del mondo editoriale – presenta un’ampia indagine sul fenomeno della graphic novel che Goffredo Fofi considera "l’età adulta del fumetto e l’unica forma d’arte figlia del nostro secolo". Segue un esame delle novità uscite nel corso del 2011, molte e anche di grosso spessore (centinaia di pagine, come i best-sellers dell’editoria consumistica), per celebrare un genere indubbiamente originale, che tuttavia non è "nato" adesso, e non sempre sforna capolavori. E’ fin troppo facile attribuirne a Will Eisner la paternità (le sue storie disegnate sono piccoli capolavori letterari, oltre che di storia e di realismo), ma esagerando un po’ si potrebbe dire che la graphic novel è nata con Guido Buzzelli e Hugo Pratt. Se il secondo ha definito "letteratura disegnata" la sua Ballata del Mare Salato e le storie successive, non c’è dubbio che Buzzelli con la Rivolta dei Racchi – disegnata nel 1966 e apparsa sull’Almanacco del Salone di Lucca – ha creato un nuovo modo di fare fumetti. Non più (o meglio non solo) storie a puntate, avventurose, poliziesche, fantastiche, ma racconti completi, con personaggi il più possibile reali, verosimili e con situazioni magari al limite del credibile ma possibili. Tutte le storie scritte e disegnate da Guido Buzzelli sono vere graphic novel, ma allora nessuno lo sapeva. Uscivano a puntate ogni mese, prima in Francia poi in Italia, per lo più su Buzzelli002955Alterlinus, prima di assumere la dimensione giusta, quella del libro, che permette una lettura completa, perché le sue storie – arricchite da un disegno realistico, talora cupo per l’assenza del colore, inquietante per le figure dei protagonisti e l’ambientazione – hanno sempre lo spessore di un romanzo, forse breve, ma proprio per questo più incisivo. Guido Buzzelli è scomparso a Roma il 24 gennaio del 1992, ancora giovane (era nato il 27 luglio 1927) e per molti resta un autore tutto da scoprire. Eppure è stato un maestro del fumetto e dell’illustrazione, autore di originali e significativi dipinti pieni di ironia e di realismo, e di molte storie a fumetti nelle quali si è talvolta divertito a immaginare il mondo del futuro. Già nella sua opera più famosa, "La rivolta dei Racchi", ha profetizzato la società dell’immagine, quella di oggi dove spesso è più importante essere belli che bravi, in "H.P." (testo di Alexis Konstandi) prevede un mondo del dopobomba, o forse solo del dopo crisi energetica dei primi anni Settanta, nei "Labirinti" il protagonista è preda di sadici assassini che vogliono fare grotteschi trapianti tra uomini e animali, nella "Guerra videologica" c’è una chiaraBuzzelli bd31 critica di questa società meccanizzata e televisiva, violenta e disumana. Si potrebbe continuare ancora, ma in ogni storia di Buzzelli è facile scoprire, e condividere, la sua denuncia profetica del mondo del Duemila. Tutte le sue storie lasciano alla fine un fondo di amarezza (Buzzelli non è un autore distensivo e digestivo, e nemmeno rassicurante), ma fanno scorgere anche un barlume di speranza, perché quasi sempre c’è un personaggio che ha il volto e le fattezze del disegnatore. Non è una civetteria alla Hitchcock, ma forse solo un modo di partecipare alle vicende dei suoi personaggi, perché il Buzzelli dei fumetti si è sempre schierato in difesa dei deboli e degli oppressi. Accanto all’autore, diciamo così, impegnato, c’è anche l’altro volto di Buzzelli, con l’ironia e l’avventura che talvolta stemperano le sue fosche visioni esistenziali. C’è il Buzzelli satirico delle vignette su Repubblica o su Menelik, e c’è quello western, con la sua straordinaria interpretazione di Tex nel primo "Texone" uscito oltre 25 anni fa e riproposto nella ristampa della fortunata collana bonelliana. Tutto questo, e altro ancora (bozzetti, inediti, disegni preparatori, ecc.) è presente nella mostra aperta a Lucca e nel catalogo, Frammenti dell’assurdo (Nicola Pesce editore), che aprono altre finestre sul mondo di questo autore. (Carlo Scaringi).