14 Dicembre 2011 01:47

Nasce con Argentovivo! il fumetto italiano

argentovivo1937All’inizio del 1938 il regime bloccò drasticamente l’arrivo in Italia di romanzi, film e fumetti americani. Fu un duro colpo per la nostra cultura, anche se – giudicando col senno di poi – non fu un disgrazia, perché favorì la crescita di nuove leve di scrittori e soprattutto registi, autori di film entrati nella storia. Anche il mondo del fumetto, paradossalmente, ne risentì positivamente, come hanno raccontato nel loro prezioso volume, "Eccetto Topolino" (Nicola Pesce editore), Gadducci, Gori e Lama. Con quel divieto scomparvero dalle edicole Mandrake, Cino e Franco, l’Uomo Mascherato, presto sostituiti da altri personaggi, per lo più salgariani, che non sempre avevano il fascino di quelli americani. Rimasero solo Topolino e gli altri eroi disneyani, perché piacevano ai figli del duce, e questo fece la fortuna della Mondadori. Altri periodici, come l’Avventuroso, entrarono in crisi, ma già prima del ’38 qualche editore aveva mandato in edicola giornalini tutti italiani, con storie e personaggi di casa nostra, disegnati da autori egualmente indigeni. Giusto 75 anni fa nacquero, seppure con motivazioni differenti, Argentovivo! e il Vittorioso. Il primo visse solo 55 numeri, tra il 19 dicembre 1936 e la fine del 1937, mentre il Vittorioso, nato come risposta cattolica all’immagine spesso violenta che offrivano i comics americani, uscì dal 9 gennaio 1937 e durò per almeno una trentina di anni. Argentovivo! era un periodico apparentemente sconclusionato, con storie affidate ad autori esordienti come Franco Caprioli, Rino Albertarelli e Walter Molino, destinati a un futuro luminoso. Il direttore era Enrico De Seta, vignettista del Travaso e altri periodici umoristici, anche lui un grande dell’illustrazione, specializzato in donnine e satira di costume, Nel dopoguerra disegnò molti manifesti di film comici e no, pungenti vignette, caricature e qualche fumetto, Ma è ricordato soprattutto per essere stato l’autore, sulle pagine del Balilla, il giornalino che il regime tentava di imporre ai suoi figli, della divertente saga di Ciurcillone, Rusveltaccio Trottapiano e Stalino, l’Orco rosso del Kremlino, tre personaggi creati per ridicolizzare i nemici dell’Asse che invece finirono per piacere e divertire i piccoli lettori. Quegli stessi che nel 1937 non apprezzavano Argentovivo!, malgrado le divertenti storielle dello stesso De Seta con Tamarindo e Capitan Rosmarino. Ai più grandicelli erano rivolti invece i fumetti di Caprioli, Albertarelli, Molino e Bernardo Leporini, tutti autori di storie intriganti, che andavano dal Gaggiam i fiamme al Mistero del Budda di giada, dal Legionario di Britannia a Paolo il gaucho italiano, dall’Inca figlio del Sole alla Tomba grigia. Storie inquietanti, avventurose, misteriose, ben disegnate da autori ancora acerbi, ma appesantite da lunghe didascalie che sostituivano le classiche e ormai familiari nuvolette. Forse fu quello il motivo dell’insuccesso di un settimanale originale, diverso, che comunque aprì la via al fumetto italiano di qualità. (Articolo di Carlo Scaringi).