3 Dicembre 2011 21:36

Anilogue 2011 presenta: il ritorno di Marcell Jankovics

Dal nostro inviato a Budapest, Pierpaolo Di Camillo: "Domenica 27 alle ore 18 nella Grand Hall del cinema Urania, a chiusura della sezione magiara del festival Anilogue è stata proiettata in prima visione "La tragedia dell'uomo" (Az ember tragèdiàja), ultima fatica del grande maestro dell’animazione ungherese e mondiale Marcell Jankovics. La storia ricalca il testo teatrale più importante della drammaturgia ungherese ottocentesca, scritto da Imre Madach e pubblicato tra il 1852 e il 1861; opera basilare non solo in Ungheria, e dal contenuto talmente forte da lasciare stupiti per la scelta di di affrontarlo in animazione (almeno per come siamo abituati in Italia); ma non è la prima volta che l’autore (che ha appena compiuto settant’anni) affronta un testo letterario celebre: infatti, dopo aver diretto parecchi episodi della serie televisiva “Gusztav”, il suo primo lungometraggio “Jànos Vitèz” (L’eroe Jànos, 1977) era tratto dal poema epico omonimo di Sàndor Petòfi, il più importante poeta del risorgimento magiaro (utilizzando la melodia della versione operistica di inizio Novecento), mentre il secondo, lo splendido e pluripremiato “Fehèrlòfia” (Il figlio della cavalla bianca, 1981), aveva origine in una fiaba popolare che precedeva la serie de “Le Fiabe popolari ungheresi” da lui in gran parte diretta (e a suo tempo trasmessa anche in Italia, bei tempi!). "La tragedia dell'uomo" dura 160 minuti ed è vietato ai minori di dodici anni per le numerose scene di violenza e sesso di cui la trama è disseminata: Lucifero contesta l’opera di Dio e Questi gli concede di tentare Adamo ed Eva, spingendoli alla dannazione al fine di provare che la Creazione è stata un errore. Perso il Paradiso Terrestre i due vivono da cavernicoli, Lucifero resta al fianco di Adamo e lo conduce a vedere i secoli futuri e constatare quanto malvagia sarà la sua discendenza. Adamo si incarna di volta in volta in un personaggio storico che ha avuto terribile vicende personali: in Egitto un faraone (forse Akenhaton), ad Atene Milthiade, a Roma Sergio (l’amico di Catullo),nel Medioevo Tancredi, nel Rinascimento Keplero, durante la rivoluzione francese Danton e nell’Ottocento (l'epoca contemporanea al dramma) un borghese della Londra vittoriana. In tutti i suoi viaggi è affiancato da Lucifero che si comporta come un mentore aiutandolo a destreggiarsi, e anche Eva è presente sotto varie sembianze. Ogni sistema sociale, da quello piramidale del faraone-dio alla democrazia ateniese, da quello imperiale romano fino all’arrivo del Cristianesimo, quindi la fede medioevale (tra scismi e simonie) e l'eccesso di umanesimo del mondo rinascimentale; l'Illuminismo e la ferocia rivoluzionaria frutto della ragione e della rabbia popolare, la Restaurazione e l'apparente progresso della monarchia democratica (che esisteva all’epoca anche in Ungheria) vengono tutti condannati come sistemi che non portano vera giustizia e comunque non soddisfano appieno un'umanità incontentabile. Nonostante ciò, l’uomo nei millenni è migliorato e Adamo spera ancora in un futuro senza differenze e superstizioni, un futuro di amore e pace; Lucifero allora lo trasporta in un futuro lontanissimo dove è applicato il socialismo reale: qui ci sono pace e uguaglianza ma nessuno può uscire dal compito che gli è stato imposto pena la “rieducazione”, e per evitare le guerre non esiste più la famiglia e sono stati aboliti insieme agli essere ritenuti 'inutili' anche i sentimenti. Volati in un futuro ancora più remoto, in cui una glaciazione ha ormai ricoperto tutto, viaggiatori s'imbattono in un essere umano ormai degradato allo stato bestiale che vive in una sorta di igloo e si vanta di aver ucciso tutti i vicini; spaventato dalla visione di una Eva anch’essa ferina, Adamo chiede di ritornare indietro, e svegliatosi nella sua caverna sembra intenzionato al suicidio: l’annuncio di Eva di essere incinta lo convince infine a desistere. Lucifero ha perso ma il finale è comunque cupo: il male non potrà essere evitato , Adamo ne è cosciente e la sua è una gioia oscurata dal dolore. I quindici quadri di qui si compone l’opera sono stati realizzati in altrettanti stili e tecniche diversi ispirati all’arte dei vari periodi storici: per l'Eden il tradizionale stile raffinato di Jankovics e per il futuro uno stile 'fumettoso' basato sulla pittura su vetro, riuscendo a mantenere sempre una qualità artistica strepitosa. Il testo originale di Madach è stato integralmente rispettato e ogni reinterpretazione è stata affidata all’animazione con scene mute, passaggi che sottolineano un punto di vista contemporaneo sul testo ottocentesco ed adattando perfettamente alle profetiche parole immagini delle nostre paure e mostrano le reazioni dei protagonisti alle varie situazioni. Il film ha una storia travagliata: uscito a trent’anni di distanza dall’ultimo lungometraggio di Jankovics, la sceneggiatura era già pronta dal 1983 ma le riprese sono partite solo nel 1988 con lo studio Pannonia film (il cui dipartimento animazione realizzò tutti i film animati prodotti in Ungheria fino al crollo del regime), la cui chiusura portò al congelamento del progetto fino a che, qualche anno fa, l’autore ha potuto riprenderlo in mano e portarlo infine a compimento (al termine del film compare la data 1988-2011 a sottolinearne la lunga gestazione), ma forse questi ventitré anni di attesa hanno giovato alla lievitazione della storia nella mente degli autori portando ad un esito finale eccellente. Nei quaranta minuti che hanno preceduto la proiezione Jankovics all’ingresso del cinema ha accolto gli amici che venivano ad assistere alla prima e ha risposto alle domande degli intervistatori tv: i biglietti erano tutti prenotati con molto anticipo, e se il vostro inviato è riuscito ad entrare lo si deve solo alla collaborazione di Riccardo Riguzzi, studente dell’università d’animazione di Bristol e a un suo compagno di studi ungherese che qui ringrazio pubblicamente. Dopo il film si è tenuta una cena per festeggiare l’evento (considerato tanto importante che il settimanale culturale “HetiValasz” gli ha dedicato la copertina e due servizi nel n. 45 del 10 novembre scorso: sì, succede spesso anche da noi, vero?): nel bel salone ristorante in stile indiano del cinema è stata anche allestita una mostra con fotogrammi del film e di altre opere animate, e il regista con i suoi collaboratori si sono 'dati in pasto' a studenti e giornalisti in un un grande clima di festa. Sperando che questo capolavoro arrivi a conquistare il mondo (e magari anche ad approdare nei festival italiani) chiudo il servizio. – Sziasztok Italia!!!"