18 Luglio 2011 06:48

Da Tintin a Cocco Bill: i dialetti come artifici narrativi

Arumbaya - curiosi di conoscere la traduzione? Scriveteci in redazione.Abbiamo avuto modo, in altre occasioni qui su afNews, di parlare dell’artifizio, tipico nella serie Tintin, che usava servirsi di dialetti locali, magari poco noti, per creare ad arte lingue nuove, dalle sonorità esotiche, a fini narrativi. Hergé, a questo scopo, utilizzava in particolare il Marollien, vecchio dialetto fiammingo di Bruxelles (parlato dalla nonna dell’autore), misto di olandese, francese e financo spagnolo. Giocandoci con intelligenza, ci costruì termini adeguati per le lingue della Sildavia e della Borduria (paesi fittizi), un sacco di nomi di luoghi, anche mediorientali, e di persone, e la lingua del popolo amerindo degli Arumbaya (anch’esso fittizio). Per i pochi che potevano cogliere l’inside joke, questo rappresentava un raffinato divertimento aggiuntivo, nella lettura delle sue avventure (ora nuovamente pubblicate in Italia da Rizzoli Lizard e Sildavo - curiosi di conoscere la traduzione? Scriveteci in redazione.oggetto del film di Spielberg e Jackson in 3D). Il gioco venne ripetutamente applicato, albo dopo albo, con modalità diverse a seconda dei casi: aggiunta di consonanti “slavizzanti”, modifiche vagamente amerindie, giochi di parole a più livelli e via così. Divertimento che facilmente va perduto nelle traduzioni e necessiterebbe di apposite note a piè di pagina, nella versione italiana. Ma c’è un termine di paragone in Italia? Naturalmente sì. Qui ne citiamo uno di enorme simpatia, il Cocco Bill del geniale Benito Jacovitti, già famoso per le sue onomatopee italiche (come “pùgno”, “spàro”, “spiacceche”, “fischioooooo” eccetera, che, però, non sono riuscite a prendere il posto di quelle statunitensi, che a suo tempo, Qui la traduzione c'è...di fatto, hanno colonizzato anche il fumetto italiano). Con l’occasione della recente divulgazione dell’episodio Cocco Bill fa sette più (click qui per leggerlo integralmente: ne vale la pena) nel blog dedicato ai mitici giornalini dei (fumettisticamente) felici anni passati, vi segnaliamo una pagina in cui un nativo americano si esprime con sonorità adatte alla sua supposta provenienza americana, ma che, in realtà, sono state create, con sicuro divertimento da parte dell’autore, utilizzando cadenze facilmente riconoscibili (leggendo ad alta voce) come vagamente partenopee, o giù di lì. C’è altro in Italia, di questo genere? Può darsi che sfogliando i volumi passati di afNews, se ne trovino citazioni , più o meno recenti. In ogni caso può essere un fruttuoso e soddisfacente tema di ricerca per le vacanze estive…