7 Luglio 2011 01:37

Pinocchio, un burattino di 130 anni

PinocchioJacovittiOriginale
Tra i tanti anniversari – storici o politici – dei 150 anni dell’Italia unita, ce n’è uno che può apparire modesto, poco importante, quasi insignificante: quello del 7 luglio 1881, quando cioè apparve, sul Giornale dei bambini di Firenze, la prima puntata delle “Avventure di Pinocchio”, una tipica storia toscana che Carlo Lorenzini, già autore di racconti per bambini, stava scrivendo quasi per divertimento. Da quel giorno sono passati 130 anni e Pinocchio ha conquistato il mondo, passando dal cinema ai fumetti, dall’illustrazione al teatro, ecc. con un successo universale. Dire qualcosa di nuovo sul burattino creato da Collodi, come soleva firmarsi l’autore, è quasi impossibile. Meglio Pinocchio-1024soffermarsi sui volti che gli hanno dato nel corso dei decenni tantissimi disegnatori succedutisi all’Enrico Mazzanti che illustrò la prima edizione libraria, uscita nel 1883. Giusto un secolo fa, nel 1911, Attilio Mussino – già ottimo disegnatore del Corriere dei Piccoli – illustrò la terza edizione del libro. Tra i due c’era stato, all’inizio del Novecento, Carlo Chiostri, che ne accentuò i caratteri toscani. Ciascuno arricchì il romanzo di particolari e figure indimenticabili (celebri i coniglietti becchini di Chiostri che vengono a prendere Pinocchio creduto morto), contribuendo a fare del romanzo un capolavoro non solo letterario, ma anche iconografico. Nel corso degli anni moltissimi illustratori si sono cimentati col burattino, quasi fosse un test di esame. Negli anni Venti lo disegnarono tra gli altri Corrado Sarri e Piero Bernardini, mentre una ventina di anni dopo ci provarono anche alcuni autori di fumetti, (Giovanni Manca, Roberto Lemmi, Rino Albertarelli e Carlo Busi) e redentemente Andrea Rauch e Roberto Innocenti che nel 1991 disegnò, come ha scritto Rauch su un vecchio numero di Andersen, “forse il suo libro più bello, che ha il paesaggio toscano come sfondo immancabile”. Anche Fellini fece un ritratto di Pinocchio identico, o quasi, a Benigni: l’attore toscano ne fu lusingato e interpretò il burattino in un suo film, ma con scarso successo. Tra PINOCCHIO DI BENITO JACOVITTIgli illustratori c’è anche Jacovitti, autore di almeno tre versioni a fumetti, pirotecniche e piene di umorismo. Nel mondo delle nuvolette, Pinocchio è arrivato nel 1937 sul settimanale omonimo edito per una trentina di numeri da Lotario Vecchi, e quindi l’anno dopo su un altro Pinocchio dalla vita breve – i soliti trenta numeri o poco più – edito da Nerbini. Il burattino era disegnato da Carlo Cossio sul settimanale di Vecchi e da Giorgio Scudellari sull’altro, ma senza la vivacità del modello originale. Nel 1948 Sergio Tofano – lo Sto del signor Bonaventura – ne fece una versione stile Corrierino, con le strofette in rima, mentre l’anno prima Aurelio Galleppini, che forse già pensava a Tex, lo disegnò con realismo per la Nerbini. Pinocchio venne ripreso negli anni Ottanta da Luciano Bottaro, che evitò contaminazioni col mondo disneyano a lui familiare, e poi dal duo Bunker-Chies in una versione fantascientifica, Pinocchio superobot. Forse uno degli ultimi a fumettarlo fu, nell’anno centenario, Daniele Panebarco, in una rilettura per TV Junior (il Radiocorriere per i piccoli) ricca di trovate e umorismo. (Articolo di Carlo Scaringi).