24 Settembre 2010 21:34

Tintin, il Belgio, il Nazismo e la Verità

LePostTintin Se gli eredi del noto autore fiammingo Willy Vandersteen hanno avuto il coraggio della verità, commissionando una indagine storica e accettandone l’esito (sì, Vandersteen fece anche vignette antisemite durante l’occupazione del Belgio, cosa di cui si vergognò per il resto della vita, visto che cercò sempre di negarlo), “gli eredi” (la società Moulinsart, insomma) di Hergé avrebbero costantemente cercato di “velare” la verità del collaborazionismo “leggero” (diciamo così) di Hergé, esponendo in tal modo, di fatto, il Belgio francofono a pesanti attacchi politici in questo ultimo periodo. Questo è quanto si evince, in sintesi, dall’articolo apparso oggi su Le Post. Quanto la faccenda sia seria e quanto il fumetto ci entri, potrete verificarlo voi stessi. Le Post, molto correttamente, corregge il tiro ad altezza uomo del politico fiammingo di estrema destra che, per motivi esclusivamente di interesse politico più che di ricerca della verità storica, ha sparato a raffica una serie di accuse, non tutte sensate. Alcune però hanno costrutto. Che le prime storie di Tintin, nelle quali era forte l’influenza culturale dell’Abate Wallez, esponente di un cattolicesimo ultrà di estrema destra, sul giovane Hergé, siano (in particolare nelle versioni originali degli anni 30-40) “macchiate” da quelle influenze (che andavano  dall’anticomunismo all’anticapitalismo, dal colonialismo al razzismo ecc., il tutto infarcito di pregiudizi d’ogni sorta) è noto e assodato. Hergé ne uscirà gradualmente quando comincerà a scrivere “per conto suo” e in particolare quando conoscerà il giovane cinese Chang, che lo accompagnerà alla scoperta di nuovi orizzonti estetici e culturali. Vero è anche che manca nella serie una sensata presenza femminile, ma questo era un difetto dell’epoca, per quanto atteneva alle pubblicazioni per la gioventù e l’infanzia, con tutti gli effetti negativi della censura (anche preventiva e auto imposta) LePostTintin2in particolare nell’ambito delle pubblicazioni cattoliche. Facile acquisire una certa misoginia, purtroppo. Vero era anche che Hergé era circondato da amicizie legate all’estrema destra citata. Si affrancherà col tempo da quelle influenze culturali, come si diceva, pur restando “un uomo d’ordine”, cosa che, però, non è certo una esclusiva dei nazifascisti. Che poi l’avventura La Stella Misteriosa (pubblicata a puntate su Le Soir tra il 1941 e il 1942) sia stata qualcosa di peggio che semplicemente il “rimettersi a lavorare” suggerito dal Re del Belgio durante l’occupazione nazista, è altrettanto vero. Episodio indifendibile, per la presenza di elementi antisemiti e antiamericani evidenti, poi corretti, per quanto possibile, nella versione successiva. Forse non è un caso che, per questa storia, l’editore Casterman poté ottenere tutta la carta che serviva, in un momento in cui la carta era contingentata, e, forse, non fu estranea a queste motivazioni anche la scelta di certi riprovevoli contenuti nel racconto stesso, ma questo meriterebbe una più approfondita ricerca storica. Tutto ciò detto, è altrettanto vero, sostiene Le Post, che chi gestisce oggi i diritti dell’opera di Hergé cerca costantemente se non di nascondere, quantomeno di velare, certi aspetti della vita dell’autore che, ovviamente, hanno avuto precise ricadute sulla sua opera. Le biografie di Hergé che hanno messo correttamente in evidenza questi aspetti si son viste ritirare il “placet” di Moulinsart (famoso per l’ostracismo che sa mettere in piedi contro chi non è “allineato”) e l’unica biografia accettata dalla nota società è una evidentemente agiografica. Per non parlar del fatto incontestabile che tutte le riviste di una certa importanza che pubblicano periodicamente bellissimi “speciali” dedicati a Tintin, evitano accuratamente,kaproenVandersteen guarda caso, di “contrariare” la Moulinsart anche solo accennando in modo non concordato alle questioni di quel periodo controverso della vita di Hergé. Eppure, tuttavia, non si può certo dire che la serie Tintin sia mai stata in qualche modo “venduta” ai nazisti o all’estrema destra xenofoba e razzista. Anzi, come accennato, si è costantemente “spostata” verso contenuti di ben altro livello. Resta il fatto che proprio la “ritrosia” (definiamola così) della Moulinsart a fare chiarezza sulle macchie del passato del vallone Hergé almeno quanto han fatto gli eredi del fiammingo Vandersteen, ha offerto la sponda a un attacco feroce da parte di chi fomenta fratture feroci tra le popolazioni vallona e fiamminga in Belgio. Una piccola cosa? Forse no, viste le conseguenze. Il coraggio della verità fino in fondo, anche quando brucia, è sempre la scelta migliore, e questo Tintin (almeno lui) lo aveva scoperto parecchio tempo fa.