22 Ottobre 2009 14:02

FdT – Don Chisciotte di Landolfi, un capolavoro ritrovato

Ho sempre recensito, nella rubrica Fuori di Trend, altamente irregolare (in tutti i sensi, credo e spero), solo volumi che ho acquistato e attentamente letto o consultato, giudicandoli senza alcun condizionamento o remora. Per una volta, però, faccio un’eccezione e “vado sulla fiducia”, come si dice, annunciandovi un volume che non ho ancora visto. Si tratta del Don Chisciotte di Lino Landolfi, un Maestro quasi dimenticato del Fumetto italiano. Il libro, che sarà presentato durante l’imminente Salone di Lucca, segna anche l’esordio di una casa editrice, la Nicola Pesce Editore, identificabile per brevità con l’acronimo NPE. Il libro si avvale di un ricco apparato critico di Gianni Brunoro e la cartella stampa promette una resa tipografica adeguata all’importanza del Maestro e della sua opera. Come ho detto ampiamente altrove, Lino Landolfi è stato uno degli autori “umoristico-avventurosi” più importanti, specialmente fra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta: attivo inizialmente sulle pagine de “Il Vittorioso”, specie con la originale saga di Procopio, è approdato a “Il Giornalino” con serie longeve e indimenticabili, come Caster ‘Bum e Piccolo Dente. Don Chisciotte, pubblicato sul Vitt tra il 1968 e il 1969, è però un’opera di diverso spessore e per molti versi adulta. Scrive Gianni Brunoro, nella prefazione al volume: “Nel Don Chisciotte di Landolfi si evidenzia tutta la sua originalità innovatrice. Infatti, ai precedenti autori, che si sono più o meno adeguati alle variazioni su un tema obbligato – la fedeltà all’impostazione iconica tradizionale – si potrebbe in fondo rimproverare di aver mancato di donchisciottismo, per aver sacrificato l’omaggio allo spirito dell’opera in nome dell’attenzione pignola verso il dettaglio. Landolfi compie invece un salto netto nei confronti della tradizione, se ne distacca completamente, sostituendo alla tradizionale figura ascetica del Don Chisciotte una figura di tonto sprovveduto (relegando il rispetto della tradizione nella “aulicità” dei dialoghi). Ne consegue quindi una nuova e diversa interpretazione psicologica del personaggio, ciò che dà un differente spessore a questa nuova angolatura visuale dell’eroe cervantino.” Bene, vi consiglio a prescindere, come diceva Totò, questo volume della NPE. Sarò pronto, nel caso poi gli esiti tipografici fossero deludenti (ma non credo proprio), a rendervene conto in questa stessa sede. (Articolo di Leonardo Gori)