10 Luglio 2009 00:39

Il Giornalino ci prova

Non ci sono più riviste classiche per ragazzi”, quelle che abbinavano il fumetto al racconto illustrato, alle informazioni di vario tipo e ai giochi, una tiritera che ascoltiamo e leggiamo da tempo su pubblicazioni cartacee e web che si interessano di letteratura giovanile a vario livello; qualcuno ha provato ultimamente qualche lancio, ma con idee confuse sul target e poca “materia grigia vera” da mettere in gioco. Purtroppo oggi non è facile mantenere in vita una rivista o inventarsene una nuova e riuscire a portarla avanti, per tanti motivi. Gli editori non amano rischiare per la diminuita capacità di lettura delle giovani generazioni e la velocità con cui variano le “mode” dei ragazzi e la difficoltà di inquadrarli, per i costi imprenditoriali attuali, ma anche per la carenza di Autori che possano scriversi con la “A” maiuscola. E mentre una volta gli Autori che c’erano sul mercato non solo non disdegnavano dedicarsi ai ragazzi ma spesso quella era per loro la principale attività, oggi è considerata professione minore quella di chi usa il cervello per deliziarli e farli crescere correttamente allo stesso modo. E questo vale sia nel campo del fumetto che nella letteratura tout court: chi scrive per adulti considera di seconda categoria chi scrive per ragazzi. Permane l’idea che siccome il mondo che ruota intorno ai ragazzi è cambiato in modo esponenziale dal dopoguerra ad oggi, l’età giovanile in genere abbia bisogno di altri stili educativi e ludici che non possono essere più quelli d’antan. Cosa quanto mai bislacca, in quanto l’esperienza attuale di chi si interessa di infanzia porta alla convinzione che i ragazzi sognano e sbalordiscono per le stesse cose: può cambiare il vestito ma non quello che c’è dentro. Il problema è che sono distratti da tantissimo altro (di cui spesso sono responsabili gli stessi editori che vorrebbero pensare di fare un giornalino per loro!), ecco qual è il vero problema che rende difficile la vita di una nuova rivista. Eppure c’è chi ci crede ancora e, pur con tutte le difficoltà di cui ho appena accennato, cerca di continuare nella tradizione che ha fatto grande la stampa dai ragazzi italiana a partire dal Corriere dei Piccoli all’Avventuroso e il Vittorioso, per non parlare dei vecchi Intrepido e Il Monello, e per arrivare a Il Giornalino. La fortuna delle edizioni cattoliche (e non parlo di qualche altro bel prodotto che c’è in giro) è quella di poter usufruire della vendita per abbonamento e la diffusione attraverso le parrocchie. Ma non basta, anche i ragazzi che fanno parte di queste famiglie vivono nello stesso mondo degli altri e la difficoltà editoriale di realizzare un prodotto per loro è la stessa. Probabilmente la maggior parte dei lettori del Giornalino hanno dietro una famiglia che segue con un certo interesse l’aspetto più ludico della loro educazione; non a caso i miei ricordi legati alla lettura del Corriere dei Piccoli, come l’amore per la lettura ancora oggi, sono legati alla mano nella mano di mio padre quando, la domenica mattina, mi portava all’edicola della stazione (lui era ferroviere!) per acquistare il mio giornale preferito e si tornava a casa a leggere insieme. Io conoscevo non per diretta esperienza Il Giornalino, finché diversi anni fa non iniziai ad acquistarlo per i miei figli, vedevo che loro lo apprezzavano per i fumetti, per gli inserti, per le notizie, e mi rendevo conto di come la rivista cercasse di mantenere alta la tradizione… e dei begli autori che la rappresentavano. Da quel tempo molto è cambiato nell’interesse dei ragazzi verso la lettura in genere. Il fumetto, di cui Il Giornalino riempie ancora la metà della sua testata, non è più l’interesse prioritario dell’infanzia e dell’adolescenza: l’elettronica la fa da padrona, ha più stelline e lucciole da inseguire. Ma la rivista dei Paolini insiste, e meno male, sembra che nessuno creda più nel fumetto per i ragazzi. Certo, non è facile, lo dicevo prima, le firme storiche sono scomparse o quasi e non sembra che si presentino in molti a sostituirli: Jean Van Hamme, prolifico autore di best-seller a fumetti, si lamentava ultimamente di non poter conoscere i suoi successori. Ma questa è una crisi generale, in questo momento (da tempo…) manca chi sa raccontare, se paragoniamo i nuovi autori ai miti di qualche tempo fa. Il Giornalino però ci prova. Da quando ha preso le redini della direzione Stefano Gorla, esperto di fumetti e letteratura giovanile ed educatore impegnato, la rivista sta cercando di risalire la china dalla perdita di identità e qualità che aveva subito ultimamente. Dall’autunno ad oggi ha ripreso compiutamente la tradizione del fumetto italiano con una storica attenzione ai classici, non disdegnando i nuovi temi dell’universo giovanile. Serie nuove si susseguono a nuove serie dall’inizio di quest’anno ed ora, per festeggiare i suoi 85 anni!, rilancia autori e storie che hanno fatto grande la vita del giornale. La partenza c’è. Sarebbe interessante che la rivista potesse diventare una nuova fucina di sceneggiatori e disegnatori per ragazzi, che oltre all’attenzione per il nuovo e la rinnovata fiducia al classico, potesse pian piano vantare una qualità indiscussa delle storie come è stato nel passato, arricchendo il miglior materiale umano già presente, che potesse suscitare l’interesse di altri bravi professionisti (scrittori, disegnatori, giornalisti) che lavorano nel campo degli adulti. Non è cosa facile, il mare è quello che è. Possiamo legarci solo alla giovinezza, l’esperienza e la determinazione della nuova direzione. [Articolo di Renato Ciavola]