6 Giugno 2009 00:34

Torna Phantom con storie originali

Notare la presenza di Jack Mandolino di Jacovitti!Tra i tanti eroi di carta nati negli anni Trenta, Phantom – che l’Avventuroso fece conoscere col nome, subito popolare, di Uomo Mascherato – è senz’altro uno dei più celebri e più longevi, non solo per la leggenda di immortalità che lo circonda. Ideato nel febbraio del 1936 da Lee Falk, Phantom in un certo senso anticipa la fortunata stagione dei supereroi, non solo perché è invincibile, ma per la sua missione diretta a combattere la violenza e la criminalità, come disse una volta Lee Falk, precisando che il suo personaggio “è contro ogni forma di sopraffazione e di dittatura, perché si oppone a ogni forma di violazione dei diritti umani”. Fedele a quest’impegno, Phantom è stato protagonista di mille avventure, tutte vittoriose, che tuttavia non sono riuscite a debellare tutto il male che c’è nel nostro pianeta. Le sue storie sono state a lungo popolari nel nostro Paese e anche sul finire del Novecento sono state spesso riproposte in edizioni fedeli. Ma da una ventina di anni Phantom è scomparso dalle edicole, dopo il tentativo della Comic Art di ristampare in edizioni tascabili le storie più famose. Dall’inizio degli anni Quaranta la versione a strisce quotidiana è stata affiancata, negli Stati Uniti, da alcune collane di comic-books, realizzati da bravi disegnatori come Wallace Wood, Steve Ditko, Jim Aparo e altri. Da oltre mezzo secolo, le storie sono realizzate dal gruppo scandinavo Egmont, che le distribuisce in Australia e molti Paesi europei. Adesso queste storie arrivano anche in Italia, in un collana mensile di comic-books dell’Eura Editoriale che affianca Phantom a quelle dedicate a Dago, John Doe, Unità Speciale, ecc.. Le storie, tutte autoconclusive, sono disegnate da alcuni bravi professionisti, come Dick Giordano, Donne Avenell, Jean-Yves Mitton, Romano Felmang e Norman Workerm che rispecchiano lo spirito e le situazioni dei racconti di Falk. Non tutti hanno la fantasia e l’originalità dei primi storici autori – Ray Moore, che disegnò Phantom dal 1936 al 1946, Winsor McCoy e poi, dal 1961, Sy Barry – ma i risultati sono senz’altro rimarchevoli. Non mancheranno, in alcune storie, i riferimenti a situazioni già presentate nelle strisce degli anni Trenta, come la lotta di Phantom contro i pirati Singh, che diede inizio alla lunga saga. E’ noto, infatti, che le radici di Phantom risalgono a qualche secolo fa, quando il superstite di una strage commessa dai pirati Singh, giurò di dedicare la sua esistenza alla lotta contro la violenza. Da allora la missione è stata tramandata da padre in figlio, dando vita ha alla leggenda dell’immortalità. Non sono mancate, negli anni, le presenze femminili, come le criminali della Banda Aerea, ma la sola donna sempre fedele a Phantom è Diana Palmer, sua eterna fidanzata per quarant’anni. Phantom ha avuto diverse corteggiatrici, tra cui – in una storia degli anni Cinquanta – un’ereditiera che s’inoltra nella giungla in cerca di marito. “La ringrazio dell’attenzione – le dice – ma io sono già fidanzato. Comunque certe scelte preferisco farle a modo mio: il matrimonio è una cosa troppo seria”. In un’altra storia degli stessi anni, Diana sembra invaghita di un cacciatore imbranato. Phantom lo salva, con grande gioia di Diana, da un orso e poi commenta: “Probabilmente – dice – ha deciso che quello è l’uomo giusto per lei, non voglio fare il guastafeste, io sono un uomo della giungla” e se ne va. Ma l’amore non finirà perché nel 1977 Phantom e Diana di sposano, e due anni dopo saranno genitori di una coppia di gemelli, un maschietto per assicurare la discendenza, e una femminuccia, per accontentare le femministe. In questi anni le storie hanno forse perduto un po’ della suggestione iniziale, con Diana divisa fra New York e la giungla, e Phantom che ogni tanto va a trovarla in America, sempre imbacuccato in un pesante cappotto, con occhiali neri e cappello ben calcato in testa. Ogni tanto si ferma in un bar, e ordina: “Una ciotola d’acqua per il cane e un bicchiere di latte per me”, suscitando forse la stessa ilarità che provoca Cocco Bill nei saloon del West quando chiede una camomilla. [Articolo di Carlo Scaringi]