16 Marzo 2009 01:48

Red Barry, il poliziotto dai capelli rossi

Gli anni Trenta sono iniziati, negli Stati Uniti, in modo drammatico, con la crisi economica, la disoccupazione diffusa e una criminalità imperante. Ma la reazione del popolo americano, spinto dal new deal di Roosevelt, permise di superare le difficoltà, grazie anche all’impegno del mondo della cultura che con film, romanzi e fumetti denunciò con decisione le connivenze fra la criminalità organizzata e la politica. Nel loro piccolo, i fumetti diedero il loro apporto, con storie e personaggi entrati nell’immaginario collettivo, come Dick Tracy, il primo poliziotto di carta, o l’Agente X-9, ideato da Alex Raymond nel gennaio del 1934. Pochi mesi dopo arrivò Red Barry, conosciuto in Italia come Bob Star, un investigatore creato da Will Gould (nessuna parentela con il Chester di Dick Tracy). La prima storia è iniziata il 19 marzo del 1934, e il suo ciclo si sarebbe concluso appena quattro anni dopo, con un racconto nel quale l’investigatore viene gravemente ferito. Era una soluzione sollecitata dalla King Features Syndacate, l’agenzia che distribuiva le strisce, aspramente criticate dai soliti benpensanti per la loro carica di violenza e la crudezza di alcune scene. Di origine irlandese, massiccio e atletico, mascella squadrata e un ciuffo di capelli rossi, Red Barry è sempre pronto a tirar pugni, e quando serve a usare la pistola. Coraggioso e spregiudicato, s’infiltra spesso nelle bande nemiche, rischiando anche di fare una brutta fine, ma naturalmente tutto si aggiusterà in tempo, talvolta per l’intervento dell’ispettore Scott (Morris, chissà perché, nella traduzione italiana), un arzillo vecchietto, accanito fumatore di sigari, che sa bene utilizzare le conoscenze e l’esperienza acquisite nel mondo della malavita. I cattivi sono quelli classici della realtà americana dell’epoca: criminali spietati, killer professionisti, trafficanti e truffatori, mentre non manca anche qualche riferimento alla corruzione che stava allargandosi in molti settori della vita politica ed economica. In alcune storie scende in campo anche un simpatico monello, che nell’originale si chiama Ouchy Mogouchy e che in Italia è stato ribattezzato Occi Mucci, secondo una moda allora imperante. La sua presenza è una concessione al costume del tempo, che vedeva una massiccia partecipazione (dal cinema ai fumetti) di piccoli protagonisti, che avevano il compito di addolcire gli intrecci e di far divertire i piccoli lettori (se c’erano, perché in quell’epoca i fumetti erano destinati ai quotidiani, letti quasi esclusivamente dagli adulti). Il disegno di Will Gould è incisivo e spigoloso, come il protagonista, ma è soprattutto realistico, anche se non mancano vignette grottesche e perfino umoristiche, ammesso che in queste storie sostanzialmente cupe si possa anche sorridere. [Carlo Scaringi]