7 Marzo 2009 01:19

Gipi – serve incoscienza per raccontare la vita

GiPi - foto di Francesco Amorosino - click per i dettagliNon è semplice chiedere qualcosa a Gipi, dopo un libro come La mia vita disegnata male, una biografia cruda, sincera, eppure immersa in un’atmosfera magica, di sogno. Tutti i punti più scuri della vita di Gianni Alfonso Pacinotti, vero nome dell’autore, vengono a galla, dalla violenza subita dalla sorella alle molte esperienze con la droga, fino ai dieci giorni in carcere. Ma quanto coraggio ci vuole a scrivere un libro del genere? “Coraggio zero, incoscienza mille – risponde Gipi – mi sono reso conto di ciò che avevo fatto solo quando mia madre ha avuto in mano il libro. Ha pianto, mi ha detto: ‘Ma allora sono una cattiva madre?’. E io ‘Sì ma ti voglio bene lo stesso’. Ho chiesto il permesso solo a mia sorella per scrivere la sua storia, lei è quella più colpita dal libro“. Un racconto, quello della graphic novel, che l’autore stesso definisce “senza senso”, come sono le storie di ognuno di noi, e dove un ruolo fondamentale è quello degli amici. “Loro e gli affetti sono la cosa che più di tutte mi è servita. Mi sono stati vicini e poi questa è la prima volta che leggono qualcosa di mio! Di solito non volevano, ma questa volta il narcisismo di esserci li ha sbloccati!”. Un libro davvero intimo, anche se Gipi dice di “non sentirlo come una biografia”, che entra in contatto con i lettori, pronti a sommergere l’autore pisano di lettere: Gipi - foto di Francesco Amorosino - click per i dettagliNe ho ricevuto tantissime, non hai idea di quante persone mi hanno scritto per chiedermi consigli da andrologo! Io li ho indirizzati dal medico! Forse è che con il sesso ovunque intorno a noi è più difficile parlare di queste cose” risponde l’autore riferendosi alla storia di sottofondo del libro: una sua ricerca di un dottore capace di curargli una malattia al pisello. A un medico confessa: “Odio i giovani, farei di tutto per danneggiarli“, una frecciatina, come la definisce Gipi, perché “io i giovani li amo, perché vorrei essere come loro, poter avere ancora tanto tempo davanti per scegliere“. Nel libro, però, non si parla molto di fumetto: “C’è solo una frase, quando dico da quel momento ho cominciato a amare, sbarrato, odiare il fumetto. In realtà sono un ignorante di fumetto – confessa – per esempio non ho mai letto Watchmen o Frank Miller, ma io sono così: passo il tempo a combattere le mie paranoie e a scrivere“. Paranoie che sembrano scomparire nel finale, quando c’è la lunga scena del nuoto, con le pagine bianche e un piccolo omino al centro nell’acqua. Gipi - foto di Francesco Amorosino - click per i dettagliDunque Gipi ha imparato a nuotare? “Sì un po’. La scena del nuoto ha salvato il libro. Ero come al solito in crisi perché non sapevo come concludere il libro e chiudere tutti i fili aperti e io voglio sempre chiudere i fili. Quando ho iniziato questo libro sapevo solo come fare l’ultima pagina ma nient’altro. Ero al mare con la mia ragazza e ho fatto questo piccolo disegno dell’omino che nuota ed era lì, in quella scena si spiegava ciò che volevo dire in questo libro“. Tutti gli appassionati che si aspettavano un libro di pirati si sono trovati di fronte a questa biografia. E adesso cosa dobbiamo aspettarci? Fantascienza? “Ma la storia di pirati c’era davvero e poi è sparita. E pensare che l’avevo scritta tutta. Forse ho bisogno del brivido dell’improvvisazione per poter lavorare bene. Non so mai bene cosa sto facendo e ora invece chissà se farò un altro libro. Alla fantascienza sì, ci avevo pensato…” confessa Gipi, che in realtà ha già lavorato a un nuovo progetto: la sigla del nuovo programma di Daria Bignardi, L’era glaciale, una novità per lui. “Sì, ho lavorato con un animatore al banco ottico. Ha richiesto molto tempo, è stato faticosissimo ma divertente. Adesso ci abbiamo preso gusto – conclude – magari faremo un cartone animato!”. [Intervista di Francesco Amorosino]