La paura della morte spinge a cercare…?

Buffo.

Di solito molti “trovano Dio” invecchiando. Cioè quando la certezza della morte si fa più evidente e inesorabile. Quando la paura richiede di essere placata. Quando il desiderio di “un senso”, sembra diventare impellente.
A quel punto molti, suppongo, lo “trovano”, il loro Dio (personale). Il cervello è gentile (diciamo così) a venire incontro alla nostra necessità di non soccombere all’angoscia terribile dell’ipotetico nulla.

Per me è stato il contrario.
Il pensiero della morte è stato una costante da quando sono bambino (ai tempi quasi nessuno notava in certi atteggiamenti psicologici dei segnali che sarei stato da curare – si usava dire “è fatto così” “è il suo carattere” “è tanto bravo” ecc. – e sono peggiorato nel corso dei decenni, una botta dopo l’altra, fino al tracollo totale e, finalmente, le cure), ma della morte non avevo paura, perché mi fidavo ciecamente di quel che gli adulti mi dicevano sul dopo morte. Quando ho cominciato a ragionare (e a notare che gli adulti dicevano una bella quantità di idiozie e di frottole), le cose sono leggermente cambiate. Ho sentito il bisogno di verificare. E’ partita la “ricerca di Dio”.

Ci sono voluti molti anni. Molti. Un lavoro variegato, faticoso, costante e profondo, che mi ha portato a esplorare quel che “i fedeli” manco si sognano di andare a cercare, tanto sono convinti di avere la Verità in tasca, pur senza mai averla vista in faccia. Alla fine la ricerca ha avuto il suo esito, oserei dire, naturale.
Ho “visto” (come ho cercato di spiegare in un altro vecchio post del mio blog).
Da quel momento ogni eventuale possibile residuale micro paura della morte, se mai ci fosse stata, è svanita del tutto, sostituita dalla serenità di सच्चिदानंद.
E con la “Luce”, depositata man mano, è poi arrivata anche la consapevolezza. La consapevolezza che le Religioni raccontano un sacco di balle (in buona o cattiva fede, per nobili o ignobili motivi, a seconda dei casi).
“Dio” non esiste, io l’ho visto.
Capiamoci, non è che non esiste perché io ho visto che non esiste – non esiste, ciò che vien chiamato “Dio”, perché io ho visto ciò che gli asceti e gli illuminati chiamano “Dio” e quindi mi permetto di considerare altamente probabile che proprio non esista quella roba (strampalata) che raccontano le varie religioni (ma capisco, per esperienza diretta, come mai quelle robe siano saltate fuori, dopo esperienze come la mia). Ma questa è una faccenda complessa, che non posso raccontarti in quattro parole. Anzi, forse non posso proprio spiegarla bene solo a parole…

In buona sostanza, ora che son sempre più vecchio e la mia morte (quella vera, non quella immaginata o quella altrui) è sempre più vicina, continuo a non aver paura della morte (anche se mi scoccia come a chiunque, dover lasciare i miei affetti insieme agli atomi del mio corpo), e non ho alcuna esigenza di “trovare Dio”. Tanto meno di presentarlo agli altri come la scoperta del secolo. Tanto più che tutto quel che c’è da trovare, è già qui.
Nemmeno sento l’esigenza di trovare un “senso” a ogni costo.  Questo poi, è ridicolo: anche se nulla avesse “un senso” (cosa assai probabile), noi umani un senso, se vogliamo, lo troviamo sempre e comunque, alla faccia dell’Universo, del Multiverso e di tutto il resto. Siamo fatti così, non ci manca la fantasia. Per cui…

Da fedele assoluto, carico di problemi interiori, ad agnostico felice.
Il contrario di alcuni VIP che rallegrano la televisioni con le loro “scoperte di Dio” nella vecchiaia incombente.

Buffo.

Coda e impronta – foto Gianfranco Goria
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