Si nasce toma, si muore gruviera

BattagliaGigio

Così è la vita: si nasce toma, si muore gruviera. La toma è un formaggio fresco, bello, bianco, compatto. Poi, se sopravvivi, cominci inesorabilmente a perdere gli affetti (ciò che chiami morte è, pare, inevitabile parte del mutamento che è l’essenza di questo nostro universo) e, ogni volta, questo ti lascia un buco. Uno dopo l’altro, più o meno grandi, ti rendono gruviera. E non si torna indietro, i buchi restano, se ce la fai impari a viverci insieme, fanno parte di te per sempre, ti caratterizzano e ciascuno porta con sé il ricordo e la presenza (o, forse, quel che Capitini chiamava la “compresenza dei vivi e dei morti”) delle creature che ti hanno accompagnato per un tratto della tua vita. Finché non diventi, a tua volta, buco per altri formaggi.
Gnam. Gnam.

Nota formaggesca: Intendiamoci, i termini usati sono vagamente impropri, ma mi suonavano bene, quando mi sono inventato la frase, tanti anni fa. La Toma può avere già dei piccoli buchetti, in effetti, ma quella che io vedo nella mia mente è bianca, fresca, soda e compatta. Il Gruviera, da parte sua, non ha buchi (l’occhiatura): è l’Emmentaler (o Emmental) che li ha, ma Topo Gigio parlava sempre di Gruviera e intendeva il formaggio coi buchi, e così pure io (come molti altri).

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